Richmond, Virginia
Jisung era ancora addormentato. La luce del sole penetrava abbondantemente dalle finestre, e il fastidioso cinguettio degli uccelli aveva svegliato il moro. Si era svegliato guardando Jisung addormentato al suo fianco. Ancora tutto nudo sotto le coperte.
Doveva darsi una ripulita dal casino di ieri.
si svegliò a causa della luce, che era andata a sbattere dritta sulla sua faccia. Aprì pian paino gli occhi abituandosi alla luce accecante del sole.
Si mosse tra le coperte, i ricordi della sera precedente riaffiorarono nella sua mente come un treno, era per quello che aveva un leggero dolore al fondo schiena. Era stata una delle scopate migliori di sempre, anche se sapeva che d'ora in poi il suo legame con Minho sarebbe cambiato.
Si alzò mettendosi a sedere, e notò tutti i marchi e morsi che pitturavano il suo petto.
Minho fece ingresso nella stanza, fresco di bagnetto. Si stava ancora asciugando i capelli.
"Buongiorno" Disse dando un'occhiata al corpo del più piccolo. Quando Jisung si alzò dl letto senza niente addosso. Si stiracchiò senza vergogna esibendo l'esile corpo sotto lo sguardo famelico dell'altro.
Doveva ammettere che ieri sera aveva fatto un ottimo lavoro, perché tutti quei segni gli donavano.
"Buongiorno" Mormorò il biondo a bassa voce. Si mise un paio di pantaloni e sparì velocemente dietro la porta del bagno, non in vena di sostenere una decente conversazione. Minho si affrettò a pulire il casino che c'era nella sua stanza; cambiò le lenzuola del letto, e mise a lavare tutti i vestiti sporchi della sera precedente.
Jisung si guardò allo specchio. Il suo corpo era pieno di segni rossi e violacei che partivano dalle cosce e arrivavano al collo.
Sperava solo che non sparissero troppo in fretta. Emise un sospiro drammatico, sapeva che Minho non si sarebbe mai innamorato di lui.
-Che palle-
Si fece una doccia, si lavò i denti e decise di tornare a dormire. Non sarebbe tornato a lavoro. Prima o poi l'avrebbero licenziato perché non si era presentato, a causa delle troppe assenze, aspettava solo la lettera di licenziamento, ma incompenso avrebbe potuto guadagnare continuando a fare piccole esibizioni.
Minho bussò alla porta della porta del biondino.
"Non vai all'università?" Chiese fermo sulla soglia sbirciando oltre nella stanza di Jisung.
"È ancora allagata" Rispose l'altro mettendosi a sedere.
"Non vai a lavoro?"
"Non voglio andarci, resterò a dormire finché non mi stanco di dormire" Minho annui.
"Bene, io sono in camera mia se hai bisogno, ci vediamo" Jisung non disse niente, annuì soltanto, in fondo cos'altro avrebbe dovuto fare? La situazione era già complicata e imbarazzante. Minho uscì dalla stanza.
All'improvviso l'atmosfera era diventata fredda. Non c'era più quella simpatia che avevano iniziato a provare l'uno per l'altra. Oppure quel pizzico di rabbia che accompagnavano tutti i lori discorsi e litigi senza senso.
Ora era tutto più monotono, semplice e noioso.
Buttò di nuovo la testa sul cuscino, sospirò. Ultimamente non faceva altro che sospirare o sbuffare, sopraffatto dai propri pensieri.
Chiuse gli occhi per dormire quando ricevé una telefona, il numero non era salvato. Alzò gli occhi al cielo, ma decise di rispondere comunque.
"Pronto? Spero che sia una cosa importante perché hai appena interrotto il mio sonno di bellezza"
"Pronto? Jisung? Sono Felix quello del pub, dovevamo incontrarci oggi" Disse la voce dall'altro capo del telefono.
"Oh non me lo ricordo, illuminami" Continuò con tono disinteressato mettendosi di nuovo a sedere.
"L'altra sera, avevi detto che ci saremmo incontrati tipo un'ora fa, ma non ti sei mai presentato" Ridacchio la voce dall'altro capo del telefono. Aveva davvero una bella voce.
"Oh, mi dispiace mi sono scordato, probabilmente ero ubriaco. Ricordami dove ci dovevamo incontrare?"
"Ti mando la posizione"
"Okay arrivo" Aspettò un paio di secondi prima di chiudere la chiamata. Come poteva essere così stupido, da dimenticarsi di un'appuntamento. Beh non era effettivamente un'appuntamento, era più un'uscita tra amici.
Anche se non si ricordava che ci avesse mai parlato in tutta la sua vita.
E poi boom! Felix era quel ragazzo carino che aveva conosciuto la sera che si era esibito. Avevano flirtato per tutta la sera fin quando Minho non l'aveva trascinato via baciandolo.
Come poteva essere così stupido.
Si vestì in fretta e uscì di casa sperando di essere un minimo presentabile.
"Minho!" Gridò il biondo entrando in camera sua con un piede zoppicante, mentre stava cercando di infilarsi una scarpa.
"Cosa c'è?"
"Sto bene?" Chiese infilandosi l'altra scarpa. Minho si prese un momento per squadrarlo per bene.
"Allora?" Domandò di nuovo impaziente di una risposta, e anche perché era in ritardo.
"Stai bene, sei sempre bello, dove stai andando?"
"A incontrare una persona, sei sicuro? Non è tutto troppo nero?" Chiese guardandosi allo specchio.
"Il tipo che ti stavi limonando ieri?" Domandò con un tono forse un po' troppo indispettito. All'improvviso la stanza calò in una t leggera tensione nervosa.
Ovviamente non era geloso, ma una sensazione strana si fece spazio nel suo stomaco. E non era affatto piacevole.
"Beh si, aspetta come fai a saperlo?"
"Niente, divertiti" Lo disse in modo troppo forzato, e senza accennare nemmeno un sorriso.
"Spiegami"
"Le pareti sono sottili Jisung, mi è solo capitato di sentire"
"Da quando origli le mie conversazioni?"
"Jisung non origindo, mi è capitato di sentire"
"Come ieri sera? Ti è capitato di seguirmi fino a lì?"
"Mi dispiace okay, ero solo curioso, non mi parli mai di te...della tua vita. In pratica io non ti conosco Jisung"
"Cosa vuoi dire?" La testa del biondo ora era in totale confusione, non sapeva davvero cosa pensare, ma non voleva illudersi.
"Che voglio conoscerti Jisung, voglio essere tuo amico". Per un momento pensò che volesse intendere qualcos'altro. Vi lascio immaginare cosa pensava avrebbe detto, ma non lo fece.
Jisung sorrise debolmente. "Va bene ci conosceremo meglio"
"Farai tardi al tuo appuntamento" Disse Minho
"È più un'uscita tra amici, niente di più" Rispose mordendosi il labbro.
"Bene, allora vai"
Jisung capì che qualcosa non andava dal suo tono di voce, ma decise che avrebbe risolto dopo."Vado, a dopo"
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Scusate capitolo corto, ma boh non ho ideee, sorry. Spero vi sia piaciuto in qualche modo.
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ROOMMATES PROBLEMS lmh.hjs
Fanfiction𝗥𝗶𝗰𝗵𝗺𝗼𝗻𝗱, 𝗩𝗶𝗿𝗴𝗶𝗻𝗶𝗮; "La tua stanza fa schifo" Commentò Minho senza pensarci due volte. "Non ti ho chiamato per questo" Disse il biondo alzando gli occhi al cielo. "Quindi cosa c'è?" "Il mio computer si è rotto, tu che sei un ingegne...