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Richmond, Virginia

(Jealous, Labrinth)

Jisung si tappò le orecchie cercando di concentrarsi sulla pagina del suo libro. Erano le dieci di mattina e dopo colazione Jisung aveva deciso di darsi alla lettura.

Hassan nell'altra stanza stava guardando judge Judy, dove una simpatica e soprattutto rumorosa signora di colore, affrontava i casi più stupidi, tipo: "mio padre ha mangiato l'ultima fetta di torta"

"Cazzo San abbassa il volume!" Gridò dalla propria stanza cercando di concentrarsi sul suo libro. Teneva in mano una versione malconcia di Romeo e Julietta.

Sentì dei passi struscianti avvicinarsi di più verso la sua stanza. "Stavo guardando Judge Judy, cosa vuoi" Chiese seccato posando una mano sul fianco destro.

"Non riesco a leggere, abbassa il volume" Disse sospirando.

"Cosa leggi?" Domandò il ragazzo mulatto con un cenno del capo.

"Romeo e Julietta" Rispose con un'alzata di occhi.

"Una tragedia a colazione, tutto bene sembri depresso" Osservò il ragazzo. Fece un lungo sospiro e si sedette sul bordo del letto.

"Si, anzi no, non lo so" Farfugliò sprofondando sul letto. Prese un cuscino e se lo strinse al petto.

"Senti Kafir, lo so che non sei convinto ma un po' di fede non ti farebbe del male"

"Passo, ma grazie"

"Che ti è successo?" Domandò alzando un sopracciglio.

"Non lo so, Minho mi ha lasciato"

"Non sapevo che stesse insieme, pensavo si fosse solo trasferito"

"Infatti, nella mia testa stavamo insieme, e ora mi ha lasciato" Borbottò nascondendo il viso sul cuscino.

"Sai un lo so che non sei convinto, ma potrebbe aiutarti" Ripropose con un sorriso.

"Smettila di cercare di convertirmi!" Soffocò sul cuscino. Hassan si mise a cavalcioni sul corpo del biondo e gli immobilizzò le braccia sopra alla testa.

"Allah è l'unico dio esistente, e Maometto è il suo profeta, quindi dillo insieme a me kafir! Lailaha illalah!" Gli urlò dritto in faccia scostandogli violentemente il cuscino dalla faccia.

Hassan era il suo nuovo coinquilino, insieme a Felix. Un ragazzo mulatto di origini bangladine di religione mussulmana più piccolo di Jisung di due anni. Era carino, a volte un po' volgare, ma a Jisung non dispiaceva. Aveva i capelli neri e le iridi scure.

Aveva braccia ossute e un corpo magrolino, ma in compenso mangiava cibo tre porzioni doppie rispetto alla sua taglia e restava sempre magro e snello come un ghiacciolo. Jisung invidiava quella sua caratteristica, anche lui desiderava ardentemente un metabolismo veloce.

Hassan non era molto religioso, ma ogni tanto provava a convertirgli dicendo che sarebbero finiti all'inferno se non avessero fatto altrimenti.

"Andrò all'inferno proprio adesso se non ti levi" Parlò senza fiato e soffocò un gemito appena il ragazzo si alzò dal suo corpo.

Hassan era il coinquilino di Felix, si Jisung negava il fatto che Felix potesse avere un coinquilino. Le volte in cui era stato a casa sua non c'era, ma il rosso gli aveva spiegato che in quel periodo era andato a trovare i suoi genitori a Quantico per un po'.

Dopo che Minho si era trasferito a New York, Jisung aveva deciso che non voleva più stare in quell'appartamento. Troppi ricordi e poi senza Minho non era più piacevole come una volta. Aveva deciso di trasferirsi da Felix, ma il loro appartamento era troppo piccolo per ospitare tre persone. Soprattutto tre maschi, così si trasferirono in un appartamento più grande e alla loro portata.

Un bel appartamento a nord della città.

"Senti brutto sitzplinker, non risolverai i tuoi problemi leggendo tragedie romantiche a colazione" Disse gesticolando movimenti incomprendibili. Gli afferrò le mani e lo tirò su a sedere.

"Da quando parli tedesco?" Hassan scollò le spalle.

"Andiamo devi risorgere, non puoi rimanere in quel letto, sgonfiato come un palloncino senza aria" Continuò. Jisung aveva un'aria affranta, appena ripensava al momento in cui lui e Minho si erano detti addio, i suoi canali lacrimali si riempivano di acqua salata.

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Minho aveva impacchettato tutte le sue cose, i vestiti, oggetti personali e tutta l'apparecchiatura tecnologica. La casa sembrava vuota senza Minho.

Non avrebbe più potuto rubare le sue felpe, niente più discorsi complicati sulla tecnologia, niente più urla soprattutto niente più sesso. Il sesso con Minho era il migliore, il miglior sesso che avesse mai provato in tutta la sua vita.

Il giorno del trasloco, Changbin era venuto a prenderlo.

"Hai preso tutto?" Domandò Jisung con voce morbida, non voleva essere dolce o altro, era morbida perché era triste. Il nodo in gola che si era formato appena aveva visto la Volkswagen nera di Changbin parcheggiata sulla strada davanti al loro palazzo.

Gli impediva di parlare normalmente. In quel momento si sentiva vuoto. Minho era stato il suo primo amico vero, il suo primo amore e il suo primo cuore spezzato. Sentì l'angoscia salire centimetro per centimetro dentro al suo corpo.

Sentiva il desiderio irrefrenabile di piangere, oppure urlare, ma si trattenne.

"Si, beh quindi-" Minho non sapeva che dire. I suoi occhi si erano fatti più scuri e forse un po' lucidi.

Jisung lo avvolse in un abbraccio, lo strinse a se con tutta la forza che aveva in corpo e inspirò a fondo il suo profumo.

"Non fare cazzate, non lasciare la scuola e cerca di smettere di fumare okay?" Disse il moro ricambiando l'abbraccio. Erano diventati entrambi un po' emozionati e qualche lacrima ribelle era sfuggita al controllo.

"Okay" Mormorò a con voce spezzata. "Tu cerca di imparare a flirtare per bene, le tue tecniche di flit fanno schifo" Disse soffocando un singhiozzo.

L'abbracciò durò qualche altro minuto, finché non li distrasse suonando rumorosamente il clacson. "Okay allora vai" Minho annuì e sorrise malinconico, e poi uscì dalla porta. Avevano già trasportato tutti i bagagli nell'auto del Corvino.

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ROOMMATES PROBLEMS lmh.hjsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora