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Richmond, Virginia

Jisung stava cercando di addormentarsi, era ormai sera, il sole era tramontato da un pezzo facendo spazio alla luna.

L'appartamento di Felix era illuminato solamente da luci scialbe dell'unica lampada presente nella stanza. Felix dormiva ancora beatamente.

Aveva pianto così tanto che gli occhi bruciavano lievemente. Non era mai stato così triste prima, nemmeno dopo esser scappato di casa.

Venne risvegliato dai suoi pensieri quando sentì che Minho lo stava chiamando, notò solo in quel momento che il maggiore l'aveva chiamato numerose volte e gli aveva lasciato un messaggio in segreteria.

Jisung decise di ignorarli. Sicuramente lo stava facendo perché solo dio sa che non sia finito sotto a un ponte, o che un serial killer non lo avesse rapito per strada mentre tornava a casa. Non gli importava di come stesse veramente.

Spense il telefono tornando in camera da Felix.

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"Hey Jis, non hai fame? Andiamo a mangiare qualcosa" Suggerì Felix. Alla fine Jisung era riuscito a dormire. Era quasi mezzanotte e Felix sentiva un certo vuoto nello stomaco.

"Si un po'" Ammise il biondo. Non che avesse tanto appetito, ma il suo stomaco era vuoto da stamattina e rischiava di avere un calo di zuccheri.

"Va bene, sotto casa c'è un negozio cinese dietro l'angolo, vado a prendere qualcosa da mangiare" Disse il rosso preparandosi per uscire. Jisung annuì.

Felix era uscito da nemmeno cinque minuti, che Jisung sentì bussare alla porta.

"Si può sapere perché rispondi alle chiamate? Avresti potuto avvisare che non saresti tornato a casa!" Gridò Minho entrando in casa.

"Che ci fai qui? Come fai a sapere che ero qui?" Disse Jisung con voce tagliente. Minho non riuscì neppure a riconoscerlo; il suo solito sorriso strafottente era sparito. Il viso era gonfio e gli occhi erano iniettati di sangue.

"Ho dovuto hackerare il tuo computer per trovare il numero di Felix, dio sai quanto mi sia preoccupato?" Minho abbassò la voce all'ultima frase.

Non l'aveva visto uscire e non era nemmeno rientrato in casa, e nonostante le chiamate non aveva risposto al telefono.

"Si certo come se ti importasse! Non devi fingere che ti importi, se volevi che me ne andassi bastava dirlo" Jisung glielo rinfacciò cercando di non piangere.

"Certo che mi importa di te!" Ribatté il moro.

"Si certo come, a chi importa una persona che fa rumore tutto il tempo, non ascolta mai quello che dici ed una rottura di coglioni, stronzo" Mormorò l'ultima frase cercando di calmare il battito cardiaco

"Si può sapere di chi stai parlando, io non ti ho mai detto niente del genere" Minho si portò una mano ai capelli, si inumidì le labbra cercando di capire quello che stava succedendo.

"Oh a me no, ma a quella Catherine si, vi ho sentiti al telefono. Avevi ragione le pareti erano sottili"

Minho era confuso, e poi si ricordò.

"Jisung io stavo parlando del mio computer" Ora aveva tutto più senso. Jisung si sentì uno stupido.

"Il tuo computer?"

"Cazzo si, fa rumore, non funziona ed è lento. Ho provato a venderlo online ma nessuno sembrava intenzionato a comprarlo, Catherine voleva aiutarmi a comprane uni nuovo" Jisung non disse niente. In quel momento era troppo imbarazzato per farlo.

La vergogna iniziò a mangiarlo vivo. Si girò dall'altra parte dando la schiena al biondo.

"Aspetta tu pensavi che parlassi di te?" Chiese Minho facendo uscire un po' d'aria dalla bocca.

"Boh, forse" Minho capì in quel momento perché Jisung fosse così giù.

"Jisung guardami"

"No, ora mi sento uno scemo" Borbottò il biondo. Dio voleva sotterrarsi.

"Dai Jis girati" Il più piccolo si girò, era ormai rosso come un pomodoro. Minho si affrettò ab abbracciarlo

"Non potrei mai dire una cosa del genere" Il loro momento fu interrotto da Felix. In realtà Minho gli aveva scritto chiedendogli dove fosse Jisung, e alla fine confessò che fosse da lui.

Il rosso aveva aperto il suo cibo e si era seduto sul divano.

"Oh non fate caso a me, avevo solo fame"

"Allora torniamo a casa" Domandò Minh sciogliendo l'abbraccio. Jisung annuì.

"Beh Lix noi andiamo, ti chiamo domani" Disse Jisung prendendo il borsone con tutte le sue cose.

"Certo, tornate a casa"

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Ciao capitolo cortino ehehe. Mi farò al prossimo capitolo. Comunque capitolo di merda.

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