CAPITOLO 42

893 56 2
                                    

"You know you really love someone, when you don't hate them for breaking your heart"

~

Silvia's POV

Il resto del pomeriggio continua tranquillamente, sorseggiando il nostro the e parlando di diverse cose, ma concentrandoci sulla mia dote canora e su quanto Harry fosse offeso dal fatto che io non glielo abbia rivelato prima.

Per un attimo è stato come se niente fosse mai successo. È stato come se non ci fossimo mai divisi, come se ci fossimo sempre stati.

E mi sentivo stranamente bene e felice e in pace con me stessa. Mi sono sentita meglio di quanto mi aspettassi quando ho deciso di accettare l'invito.

Harry, ha questa innata capacità di farti sentire a tuo agio e solo adesso mi rendo di quanto mi manchi averlo accanto e parlare con lui.

È sempre stata una costante in questo ultimo anno, nel bene e nel male.

"Mi sei mancato" mi faccio scappare mentre ridiamo come due bambini a causa di una mia battuta stupida.

Lo vedo bloccarsi e sorridere, mentre i suoi occhi mi trasmettono tanto amore.

"Anche tu" dice allungando la mano verso la mia e afferrandola.

Restiamo così per qualche minuto.

Lasciamo che sia il nostro silenzio a parlare e a raccontarsi dei nostri cuori rotti e di come da soli stiamo cercando di ripararli e di prendercene cura.

Lasciamo che il silenzio dica quanto amore ancora c'è e quanto siamo disposti a lottare l'uno per l'altra.

Raggiungiamo la macchina e quando arriviamo davanti casa, vorrei non doverlo lasciare. Sono stata così bene e mi sono finalmente sentita di nuovo viva e felice, e so che è merito suo.

"Grazie per questo pomeriggio" dico slacciando la cintura e girandomi verso di lui.

"Grazie a te per aver accettato, non pensavo che l'avresti fatto" risponde.

"Nemmeno io sinceramente, ma penso che mi sia servito, sono stata bene, davvero" dico dolcemente e sorridendo lievemente.

"Anche io, tanto" risponde avvicinandosi a me e abbassando gli occhi sulle mie labbra.

Sento come dell'elettricità tra di noi, come se le nostre labbra si stessero chiamando e desiderando e bramando.

Ma gli porgo la guancia, sulla quale lascia un dolce e bagnato bacio, indugiandoci sopra più del necessario.

Ma forse questo, casto, contatto è necessario.

"Ci sentiamo" dico aprendo lo sportello e scendendo dalla macchina.

Raggiungo il portone e quando lo apro, voltandomi lo ritrovo ad osservami mentre aspetta che me lo richiuda alle spalle. E riconosco in lui tutte le doti di cui mi sono innamorata.

In primis il modo in cui vuole assicurarsi che io stia bene e che sia sana e salva. Questo suo istinto di protezione che mi fa impazzire e mi manda in estasi.

Alzo la mano per salutarlo e lui ricambia sorridendo e mettendo in moto la macchina.

Ma quando chiudo il portone alle mie spalle, scoppio in lacrime.

Scoppio perché vorrei poter provare del rancore per lui. Vorrei poter essere arrabbiata per quello che mi ha fatto, per tutti i mesi di sofferenza che mi ha fatto passare senza motivo.

Scoppio, perché il mio cuore è spaccato a metà.

Da una parte, quella che prevale sull'altra, sento di avergli già perdonato tutto, sin dal momento in cui s'è presentato al mio ufficio. Dall'altra, quella che devo sforzarmi di cercare, sono arrabbiata, sono furiosa per quello che ha fatto.

Half A HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora