Il sole scalda la terra, la campagna è dorata.
Ovunque distese di grano, anche per molte miglia di seguito. Prende la forma delle colline, i campi si allargano e non se ne vede la fine. Solo un po' più in là uliveti e vigneti si inerpicano sulle alture, separati appena da una lunga e sottile staccionata.
La stradina fra le colline è stretta, sconnessa, piena di polvere e sassolini, e neanche di questa si vede la fine. Taglia a metà i campi di grano, le spighe si affacciano fra le assi della recinzione per farsi accarezzare dalla brezza del sud. Tutto è afa e silenzio.
Solo una macchia nera si distingue in questo oceano dorato. Quella macchia è una donna.
Cammina piano, sollevando la gonna fra le spighe, senza lasciare che il mantello nero le cada dalle spalle. Ha caldo, ma non si fermerà proprio adesso. Non dopo il lungo viaggio che l'ha portata nelle campagne della terra di Sicilia, o Trinacria, come la chiama la gente dell'Ellade.
Non sa dove andrà né se si fermerà presto, ma non ha intenzione di tornare indietro. Avvicinandosi alla staccionata accarezza il grano con il palmo della mano aperta e guarda avanti: scorge un filo di fumo in lontananza, a circa dieci miglia di distanza.
Non ci sono molte speranze di trovare qualcuno in questa campagna, ma lei è stata fortunata: se c'è del fumo c'è anche una casa abitata.
Non ha nulla con sé, quella donna, solo una storia.
Una storia che probabilmente non potrà offrire, perché non sarà ascoltata.
Una storia che parla del suo paese, dell'Ellade, la terra dei miti.
Una storia che, forse, sarà molto presto destinata a svanire nel tempo se qualcuno non la salverà. E lei ha intenzione di riportarla in vita.
Sa che non ci riuscirà facilmente, perché sono gli uomini che scrivono e diventano miti. Le donne tutt'al più assistono, o sono una parte strettamente marginale. Ma quella donna racconta una storia che parla di una guerriera. Chi sarà il poeta che scriverà versi su di lei? Chi sarà l'aedo che canterà in suo onore durante i banchetti? Nessuno, forse. Ma quella donna è lì per ricordare al mondo che lei, da qualche parte, è esistita.
La casa nella campagna è nulla più di una semplice capanna di legno, con il tetto spiovente, un paio di finestrelle e la porta sgangherata. Dal camino continua ad uscire fumo e il cane legato al paletto vicino all'entrata sente il profumo di qualcosa di buono. Abbaia, raschia la porta, ma non gli aprono. Fuori ci sono una botte, degli attrezzi buttati per terra alla rinfusa e dei mucchietti di paglia sparsi qua e là.
La donna avanza piano levandosi il cappuccio, non vuole spaventare il cane e inoltre per terra c'è un po' di fanghiglia a cui deve stare attenta. Ma il cane la vede e cerca di andarle incontro, dimenticandosi di essere legato alla corda: non muove un muscolo, la punta col muso ma rimane in silenzio.
E' per questo che il padrone spalanca la porta: è abituato al rumore, e se c'è silenzio c'è per forza qualcosa che non va. I suoi occhi cercano il cane ma involontariamente incontrano lo sguardo della donna.
L'uomo, lo si nota dalla casa, è un povero contadino. E lo si nota anche dalla barba incolta, i capelli arruffati, le scarpe sporche, la tunica giallognola ormai strausata e gli occhi stanchi, con due grandi occhiaie che lo fanno più vecchio almeno di dieci anni. In mano ha solo un mestolo. La donna lo osserva e lui osserva lei: due occhi come quelli l'uomo non li ha mai visti. Azzurri come un cielo limpido senza nuvole.
L'uomo le parla, gesticola, indica un punto all'interno della casa: le chiede se vuole entrare, e la donna annuisce con cortesia prima di seguirlo dentro.
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...