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<<Ma che succede?>> chiese Callistrato strattonando Aristene per le spalle.

Le urla diventavano sempre più forti, e sempre di più erano anche quelli che piuttosto che aspettare che l'uscita venisse riaperta, scavalcavano il cancello e se la davano a gambe.

<<Erodio!>> gridò Aristene quando, insieme agli altri, lo raggiunse con non poche difficoltà <<Cosa diamine...?>>

Erodio si appoggiò al braccio di Eustachio, uno di quelli che era rimasto sotto il palco vicino a lui, per non perdere l'equilibrio, perché ormai nessuno badava più a dove metteva i piedi e arrivavano calci e gomitate a destra e a manca.

<<Aristene, non lo so>> rispose guardandosi intorno con aria sconvolta <<Qui sono tutti impazziti, non ci si capisce più niente!>>

<<Andiamo a controllare.>> propose Callistrato, e tutti quanti lo seguirono.

Si fecero spazio fra i pochi che erano rimasti lì a guardare, guadagnandosi anche qualche insulto. Aristene fu il primo ad arrivare, seguito a ruota da tutti gli altri.

Fu in quel momento che se ne accorse. Fu in quel momento che comprese cosa significasse essere furiosi e disperati allo stesso tempo, fu in quel momento che realizzò che l'assemblea e i democratici potevano anche andare a quel paese, perché lì, per terra, circondato da quella gente, con una profonda ferita rossa sul torace e steso di faccia a terra in una pozza di sangue c'era uno dei suoi migliori amici.

<<CARICLE!>> si gettò per terra in ginocchio, girò il corpo, prese a toccargli il viso, a passare le dita sulle guance e sulle labbra già fredde e asciutte. Ma Caricle non rispondeva più, e come se non bastasse Aristene iniziò a strattonarlo per le spalle, come se fosse solo addormentato.

<<CARICLE! CARICLE!>>

<<ARISTENE!>> Callistrato lo fermò tenendolo per un braccio. Lo guardò con rassegnazione, sembrava che stesse per scoppiare a piangere e volesse fare di tutto per trattenersi <<Smettila. È morto.>>

Aristene scosse la testa contrariato <<No.>> disse spostando di nuovo lo sguardo sugli occhi spalancati di Caricle <<No, no, no, no, no.>>

<<MALEDIZIONE!>> era arrivato Erodio, con le mani nei capelli e il chitone malridotto. Era venuto lì spintonando tutti quelli che incontrava, e una volta vista la situazione neanche lui poté fare a meno di chinarsi e osservare quell'orribile spettacolo.

Aristene lo vide avvicinarsi e lentamente, tremando, prendere la mano di Caricle e intrecciare le dita con le sue. Gli sfiorò il polso freddo, rimase in silenzio, guardò Aristene: era incredibile, ma Erodio in quel momento aveva gli occhi lucidi. Erodio. Persino lui.

Anche Policleto si avvicinò. Poggiò delicatamente la mano sul volto di Caricle e la fece scivolare sugli occhi per chiudergli le palpebre, altrimenti quell'espressione così inquietante avrebbe continuato a tormentarli.

Erodio alzò la testa, guardò tutti uno per uno con la mascella serrata. Si girò verso il resto degli uomini che erano rimasti a debita distanza intorno a loro.

<<Chi è stato?>> mormorò alzandosi. Ma nessuno rispose, così strinse i pugni e si mise ad urlare più forte, con tanto di dito puntato per minacciare.

<<CHI È STATO?>>

Non volava una mosca. Non era stato nessuno, ovviamente, era solo un caso se un uomo era stato ucciso in mezzo all'assemblea circondato da centinaia di altre persone. Sembrava che volessero dirgli proprio questo, tutti quegli sguardi indifferenti. Policleto si fece avanti e socchiudendo gli occhi, superò Erodio di qualche passo. Stava esaminando qualcosa in un punto non lontano da lì, e infatti ad un tratto puntò l'indice dritto davanti a sé.

<<LUI!>> urlò, e quel grido fu seguito dal rumore di passi e di mormorii. Gli uomini si fecero indietro, si spostarono di lato uno affianco all'altro. Aristene si alzò.

Chi poteva esserci lì dietro, in mezzo a quella galleria umana, da solo, con la tunica macchiata di rosso, osservato da tuti quegli occhi cinici e sospettosi? Stratone, ovviamente.

Erodio tentò di avventarsi su di lui, ma fu prontamente trattenuto da Lisia, che gli sbarrò la strada e lo afferrò per le spalle. Erodio cercò di spostarsi, ma Lisia gli prese un braccio e cercò di guardarlo negli occhi.

<<Erodio, calmati per Zeus, qui va a finire male!>>

<<CERTO CHE VA A FINIRE MALE, LEVATI!>>

<<Ti devi calmare!>> ribadì Lisia a denti stretti, mentre gli afferrava anche l'altro braccio.

<<COME FACCIO A CALMARMI?! L'HA UCCISO!>>

Aristene rimaneva immobile respirando pesantemente. Guardò prima Lisia, poi Erodio, ascoltò prima uno e poi l'altro. Lisia. Erodio. Lisia. Erodio. Stratone. Lui.

Lui, quello che da sempre non aveva fatto altro che mettere loro i bastoni fra le ruote, che si era presentato all'assemblea con l'unico scopo di metterli in ridicolo. Erodio piangeva, l'assemblea era rovinata, e Caricle, uno dei loro più cari amici, era stato assassinato per colpa di un pazzo. Non c'erano dubbi che Stratone fosse il responsabile di tutto.

Quando anche Aristene, colmo di rabbia nelle vene, stava per andargli incontro, Stratone trovò il momento giusto per scappare via. Alcuni ci provarono a seguirlo, ma lì intorno c'era ancora tanta gente e con quella confusione era impossibile stargli dietro. Dopo qualche istante, infatti, era scomparso.

<<IDIOTI!>> gridò Erodio levandosi le braccia di Lisia di dosso. Lisia lo lasciò andare, ma rimase accanto a lui per precauzione.

<<È SCAPPATO, COMPLIMENTI!>>

<<Erodio...>> Aristene si avvicinò, gli mise delicatamente una mano sulla spalla. Erodio lo guardò negli occhi, e Aristene fece lo stesso. Gli sembrava impossibile che quegli stessi occhi neri pieni di orgoglio e collera fossero gli stessi che adesso gli apparivano stranamente fragili, lucidi, affranti.

Aristene lo tirò a sé e si strinsero forte in un abbraccio che nulla aveva di confortante, solo di doloroso e soffocante. Uno col mento poggiato sulla spalla dell'altro, con le mani sulle rispettive schiene, e soprattutto con i respiri quasi sincronizzati.

Erodio guardava un punto fisso verso l'uscita. Precisamente il punto in cui, in quell'esatto momento, tre ragazzi stavano cercando di scavalcare il cancello. Uno di quei tre ragazzi era Gordias, anche se tutti al suo posto vedevano Edna, la figlia di Aristene.

Non sapevano bene il perché, ma accadde che quasi all'unisono, senza la benché minima intenzione, i loro due sguardi si incrociarono. Il tutto non durò più di mezzo secondo, il tempo che ci impiegarono Gordias, Danae e Glauco per scendere dall'altra parte. Il punto è che due sguardi si incontrarono. E non due sguardi a caso, i loro. Quello di Gordias e quello di Erodio. Come fosse successo non lo sapevano, anche perché quasi sicuramente quella era stata una coincidenza dato l'affollamento di quel luogo, e perché in fondo non si conoscevano affatto -anche se per Erodio era facile sentir parlare di Edna in città- e non avevano nulla a che fare l'uno con l'altro.

La verità? Il primo pensiero era sbagliato. Il secondo? Anche.

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora