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<<Senti, non che io voglia farmi gli affari tuoi, ma ti rendi conto che non puoi svignartela così, come se nulla fosse, senza avvisare nessuno, proprio prima di andare a mangiare tutti insieme? Ripeto, Gordias: Insieme.>>

<<Devo fare una cosa importante.>>

Gordias e Crisafo, nella tenda, appena dopo il tramonto. Appena prima della "cena" con gli altri ragazzi, intorno ad un falò all'aria aperta. Peccato che Gordias, quella sera, non ci sarebbe stato.

<<Mi spieghi cosa devi fare di tanto importante da portarti dietro la spada?>>

<<Hai detto che non volevi farti gli affari miei.>>

Gordias aveva riempito il letto di sacchi imbottiti e gli aveva coperti con il lenzuolo, così se qualcuno avesse avuto la malsana idea di andarlo a cercare, l'avrebbe trovato lì a "dormire". Ovviamente aveva chiesto a Crisafo di inventarsi una scusa da raccontare a tutti gli altri e soprattutto a Cleonimo, perché sapeva che anche se la cena poteva definirsi roba da poco, per lui contava quasi più dell'allenamento. Ma Crisafo sapeva essere convincente se si metteva d'impegno.

<<E quando torni?>> chiese Crisafo sbuffando, mentre Gordias usciva dalla tenda in punta di piedi.

<<Prima che se ne accorgano.>> disse guardandosi intorno, e poco dopo era già scomparso fra i cespugli della foresta, un po' più lontano di lì.

Non correva, Gordias, non poteva con le gambe doloranti e la schiena piena di lividi e dei tagli della frusta. Sapeva bene di chi era la colpa, ed ecco per cui quella sera stava saltando la cena per tornare alla radura armato e con una spada legata alla cintura. Certo non per un salutino amichevole.

Edna, sfortunatamente, si trovava esattamente dall'altra parte del golfo, e questo significava che per arrivare alla radura avrebbe dovuto fare di nuovo il tragitto in barca.

Arrivò al porto che il sole era già tramontato da qualche minuto, giusto il tempo di riprendere conoscenza dopo lo scambio. Perché, intendiamoci, non era qualcosa di immediato. Nel momento preciso in cui il sole calava, sia Edna che Gordias perdevano i sensi e un torpore li avvolgeva fino allo svenimento. E proprio come succedeva in quei casi, ci voleva un po' perché potessero riaprire gli occhi e alzarsi in piedi, stavolta ognuno nel proprio corpo.

Per fortuna, quel giorno, prima che accadesse, Gordias si trovava nella sua stanza, e nessuno si era accorto di nulla.

Edna era riuscita a rubare un po' di oboli -non sapeva neanche lei quanti- da un piccolo vasetto nella stanza di suo padre, uno che conservava accanto al letto per emergenze o altre occasioni. Poi aveva trovato una mantella nera piegata con altre pezze e vestiti vecchi nel ripostiglio. Era tutta nera, doveva per forza essere di sua madre.

L'aria si era fatta più fresca, e chissà, sarebbe potuta tornare molto tardi quella notte.

Il Pireo non era mai del tutto vuoto; certo, si sentiva parecchio la differenza fra le prime ore del mattino e le ultime della sera, ma qualche venditore e dei pescatori ancora in giro si vedevano comunque. Almeno stavolta non doveva preoccuparsi di nascondersi, già il fatto che avesse la mantella addosso la rendeva irriconoscibile.

E poi, finalmente, dopo essersi guardata intorno per un po', trovò chi stava cercando.

Un tizio seduto sul molo accanto ad una piccola barchetta a remi che dondolava leggermente sull'acqua. Tutto quello che aveva addosso era un chitone grigio, corto e stracciato, legato solo su una spalla e con un cinturino in vita. Era di spalle, stava bevendo da una piccola otre che teneva da un solo manico, e quando Edna gli arrivò vicino la guardò dalla testa ai piedi intontito, come se fosse nuda, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora