6.

15 4 7
                                    

Una secchiata d'acqua gelida in faccia.

Le entrò nelle narici e in gola, e si piegò in avanti per sputarla. Le pizzicavano i polmoni e il palato dopo essere rimasti a secco per tanto tempo, e fu costretta a mettersi un dito sotto l'ugola per rimettere un po' di saliva. Sentì il suono del secchio che veniva gettato sulla sabbia.

<<Alzati.>>

Non era sicura di aver sentito bene, anche perché non appena aveva ripreso coscienza avevano iniziato a pulsarle le tempie, come se le volessero comprimere la testa. Le fischiavano le orecchie.

<<Avanti.>>

Si sentì afferrare per il braccio, e lei non oppose resistenza. Perse l'equilibrio e poco dopo si ritrovò con la faccia per terra. Da dietro, una risatina.

<<Come diamine hai fatto ad arrivare fin qui se nemmeno sai reggerti in piedi?>>

Edna deglutì, e poco a poco iniziò a distinguere, ad un dito dal naso, l'odore secco del terreno misto a sabbia, gli insettini che zampettavano sotto le sue dita. Si poggiò sui gomiti, stringendo i pugni, poi sulle ginocchia. Sentiva il sole cocente bruciarle la schiena nuda. Quel poco del vestito che le era rimasto addosso era stato stracciato.

Si voltò lentamente, e riuscì a distinguere, più o meno chiaramente, la figura di un uomo. I raggi del sole gli passavano accanto e la accecavano, costringendola a coprirsi la fronte con la mano. Non lo vedeva in viso, nonostante, pian piano, si stesse avvicinando a lei. Per un po' non parlò, e rimase ritto in piedi con la gamba sinistra leggermente avanti, le spalle indietro, il mento alto.

Poi, con un movimento rapido, si piegò coi glutei sui talloni, e allungò una mano verso di lei, come se volesse accarezzarle la guancia.

Edna si trovò davanti agli stessi identici occhi azzurri che le erano apparsi in sogno. Non chiudeva le palpebre e rimaneva immobile a fissarla, ma il viso era del tutto rilassato, in un'espressione che era un po' sorridente e un po' diffidente. Aveva i capelli ricci, che gli arrivavano poco sopra le spalle, proprio come...

<<Ioannis.>>

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia.

<<Ioannis,>> ripeté Edna, e riprese a tossire, coprendosi la bocca col gomito <<Dov'è?>>.

Nel mentre, lui rimaneva immobile. Quando tornò a guardarlo, la sua espressione era di nuovo serena.

<<Una cosa alla volta.>> disse lui.

Sorrideva, ma Edna si sentiva osservata come da un dottore prima di un' amputazione. Di certo non sorrideva perché era felice di vederla. E di certo lei non si sentiva al sicuro. Involontariamente, arretrò di qualche passo e si accovacciò su se stessa. Lui lo notò e rimase perplesso, come per prenderla in giro.

<<Hai paura di me?>> chiese.

<<No.>> rispose Edna.

<<Hai paura di me e non hai avuto paura di rischiare la vita per venire fin qui?>>

<<Ho detto che non ho paura di te.>>

<<Ed io non ho mai detto che mi interessi.>>

Edna rimase ammutolita, e abbassò le spalle. Lui annuì. <<Tu lo sai chi sono, non è vero?>>

<<Alcibiade.>> mormorò lei.

Sembrò soddisfatto, e raddrizzò la schiena. <<Che altro ti ricordi?>>

Ricordava di aver visto Gordias, per un secondo. E anche Ioannis. Che aveva perso la spada, e che forse non l'aveva più ritrovata. <<Niente.>>

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora