Niente. Edna non aveva visto niente.
E non aveva neanche sentito, non sapeva come, ma iniziò ad immaginare tutte le più svariate possibilità quando capì cos'era successo.
Notò che la spiaggia era una delle più belle e luccicanti che avesse mai visto, certo, ma notò anche che la flotta si era praticamente dimezzata, e chi non era sulla sabbia con l'espressione a dir poco sconvolta era a terra a sanguinare con un'asta conficcata nella schiena.
Uscì piano piano dalla stiva, richiuse la botola, e rimase immobile a fissare quei fantasmi umani che zoppicavano vicino ai cadaveri dei loro compagni. Un brivido le passò lungo tutto il corpo, sentiva le gambe tremare. Un solo pensiero le passò per la mente in quel momento: suo padre. Dov'era suo padre?
<<Aristene!>>
Qualcuno lo nominò, e si girò istintivamente. Due uomini erano rimasti sul ponte della nave, si guardavano intorno riparando gli occhi dal sole, ma erano girati di spalle e questo diede ad Edna il tempo di scendere dalla nave e nascondersi dietro al bordo.
<<Dov'è Aristene?!>>
<<L'hanno preso, maledizione!>> rispose uno di quelli che erravano sulla spiaggia, con le mani nei capelli.
<<Io gliel'avevo detto che era pericoloso, qui!>> gridò con voce tremante uno dei due sul ponte. Edna ebbe l'impressione che potesse scoppiare in lacrime da un momento all'altro.
Senza Aristene erano spacciati. Nessuno sapeva più cosa fare senza di lui e, cosa ancora più grave, metà dei suoi uomini erano stati uccisi. Da chi, Edna ancora non poteva saperlo.
Come al solito, allora, si trovò di fronte a due possibilità.
Prima: farsi scoprire -probabilmente col rischio di prendersi qualche schiaffo- e tornare ad Atene con la flotta rimanente per andare a chiedere aiuto, o suo padre, dovunque fosse, avrebbe fatto una brutta fine.
Seconda: aveva un coltellino in tasca, poteva precipitarsi da sola nella foresta dietro la spiaggia -col pericolo di fare la stessa fine di quei tizi sulla sabbia- e trovare suo padre. Se avesse trovato anche il cervo, tanto di guadagnato. Era partita per guadagnarsi l'ammirazione di Aristene, e poteva ritornare con la sua immensa gratitudine. Altro che Ioannis e la storia del figlio prediletto!
È abbastanza scontato specificare quale delle due scelse.
Si appoggiò al bordo della nave tenendo ancora il tessuto di lino ben stretto sotto al braccio, si assicurò che il percorso fosse completamente libero e prese la rincorsa.
Sfrecciò come una saetta sulla sabbia bollente, ma era così veloce che non se ne accorse neppure. Un secondo dopo era già avvolta dai cespugli e dagli alberi alti forse una decina di metri, sotto i sandali il terreno pieno di foglie cadute, fra i suoi capelli l'aria che, mentre correva, le veniva incontro.
<<Chi è là?!>> sentì in lontananza <<Che cos'era quello?>>
<<Io ho visto una ragazza!>>
<<Dalla nave?!>>
<<Voi non state bene!>>
Edna correva, correva, e mentre correva la foresta la imprigionava. Correva con gli occhi chiusi, sapeva solo che le foglie erano rinsecchite, perché facevano uno strano rumore mentre le calpestava, e che non era sola, perché era sicura di aver riconosciuto i versi di almeno quattro uccelli differenti. Sapeva anche che il terreno non era proprio una tavola, ma lo seppe solo quando lo sentì sporcarle tutto il viso, non tutto ma buona parte.
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...