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All'alba svegliarono i cavalli e iniziarono a trascinarli fuori dalle stalle, nonostante fossero loro quelli più assonnati. La sera prima, quando Cleo aveva annunciato loro la grande notizia, avevano gridato e fatto festa fino a rimanere senza forze e senza voce.

Per tutta la notte le urla e le risate avevano tenuto sveglia tutta la valle. Ad un certo punto era venuta loro in mente di raggiungere la spiaggia poco lontana dall'accampamento e di buttarsi in acqua schizzandosi l'un l'altro.

Cleo era rimasto sulla spiaggia a sorvegliarli, ma poi lo avevano trascinato in acqua con loro. E Cleo li aveva lasciati fare, perché un po' il suo spirito sentiva di essere, per una volta, profondamente legato al loro, da una delle sensazioni più toccanti che possano esistere: quella del ritorno a casa.

In ogni caso, però, una partenza non si prepara senza una buona organizzazione e preciso ordine, motivo per il quale Cleo li svegliò non solo prima del solito, ma anche con più minacce del solito. Poi usciva dalle tende con un sorrisetto estremamente divertito, mentre li sentiva imprecare, e cominciava a dare ordini a destra e a manca.
L'accampamento si trasformò in un via vai di gente che portava le attrezzature, spostava le casse, smontava le tende, guidava gli animali, mentre Cleo supervisionava tutto, osservava con la massima attenzione, e quando uno dei ragazzi chiedeva aiuto si girava e rispondeva: <<Hai due braccia, due gambe e una testa che funziona. Ce la fai da solo.>>

Edna, Crisafo e Ireneo pensavano al cibo: dalla tenda usata come dispensa Crisafo prendeva le giare di legumi, bacche, fichi, datteri essiccati al sole, i filetti di pesce imbevuti con l'aceto e quelli di carne salata, le scorte di miele, lievito, latte, e le passava ad Ireneo, che controllava se il cibo fosse marcito o si fosse rovinato, poi raccoglieva i legumi e la carne in piccoli mucchi per passarli ad Edna, che aveva il compito di metterli nelle sacche e attaccarle alle selle dei due muli che avevano a disposizione per il viaggio.

I cavalli servivano per trasportare le armi, le coperte e le attrezzature delle tende, e nel caso anche a portare chi perdeva le forze durante la marcia. Cleo, che di marce come quella ne aveva fatte tante, lo sapeva bene.

Quando la dispensa fu svuotata del tutto e le tende smontate, Cleo iniziò a radunare i ragazzi e ad esaminarli uno ad uno, per controllare che avessero indossato la divisa nel modo giusto: la corazza di lino e cuoio, i gambali, il lungo mantello rosso fermato da due fibule sulle spalle.

Quella era la prima volta che Edna si sentiva un vero soldato, invincibile, potente, come se l'armatura e il mantello riuscissero a darle la sicurezza che ogni tanto perdeva.

Proprio prima di mettersi in cammino verso la spiaggia, dove erano pronte le sette barche a remi mandate dalla città, Edna si accorse che Crisafo, il suo compagno di fila, non era lì con loro. Chiese di aspettarlo, e proprio quando Cleo stava già per perdere la pazienza, Edna lo sentì arrivare di corsa, con il tintinnio della cintura sull'armatura.

Si piegò a riprendere fiato, poi si avvicinò a lei, davanti a tutti, e le mise in mano la spada di Gordias, quella con la fodera rosso scuro che conservava nella sua tenda.

<<Gordias,>> disse col fiatone <<Come hai fatto a dimenticartela?>>

<<Oh.>> Edna strabuzzò gli occhi, meravigliata che avesse fatto tutto il tragitto solo per riportargliela; poi guardò Cleonimo: anche lui osservava la spada, come se Edna avesse commesso una svista imperdonabile. La prese con entrambe le mani, e Crisafo gliela porse con attenzione, come se fosse fatta d'oro e potesse rompersi da un momento all'altro.

<<Grazie. Perdonami.>> sussurrò Edna senza smettere di guardarla.

Cleo ricontrollò velocemente la fila, si mise davanti e fischiò: si incamminarono verso la spiaggia.

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora