26.

24 4 8
                                    

Un sogno.

Una meraviglia, un prodigio, una magia, una grazia. Edna aveva già quasi completamente perso le speranze di rivedere il suo corpo tutto intero, ma per sua fortuna non aveva il sonno pesante. Quella notte stessa, dopo essersi addormentata sul letto di Gordias in preda ai dolori più laceranti, Edna aprì gli occhi e scoprì di trovarsi di nuovo nel suo.

E non solo: era di nuovo lei, con tutti i suoi ricci, i suoi occhi, le sue mani, le sue piccole spalle, le sue gambe e anche tutto il resto. Non sapeva che ore fossero, la stanza era nera di buio e fuori non si sentiva che l'abbaiare di un cane, ma passò un buon quarto d'ora ad abbracciarsi e baciarsi con un sollievo che non avrebbe mai immaginato di provare di nuovo. Si alzò, sorrise anche se si sentiva un po' stupida a farlo da sola e per di più al buio, si guardò intorno girando più volte su sé stessa. Se un giorno le avessero detto che sarebbe stata così felice di rivedere sé stessa e la sua stanza, non ci avrebbe creduto.

La cosa di cui era più grata, però, era che sul corpo non sentiva più alcun dolore. Toccandosi la schiena, capì che i segni delle frustate non c'erano più, e che quindi tutto quello che era stato fatto al corpo di Gordias era rimasto a Gordias.

<<Così impara.>>

Lo disse perché in qualche modo sapeva che lui doveva c'entrare qualcosa. Anzi, era quasi sicura che fosse tutta colpa sua. Se suo padre quel giorno era stato preso da qualcuno, quel qualcuno doveva per forza essere stato lui, ne era certa. E magari poi l'aveva lasciato andare solo dopo avergli fatto del male, quelle ferite sulle braccia potevano confermare. E forse, chissà, magari anche la storia della magia del lago era colpa sua. Non poteva essere un caso, quello, che lui fosse proprio lì ad aspettarla.

E se mentre lei era stata nel suo corpo, Gordias avesse preso il suo? E se fosse stato quello l'intento di quel ragazzo fin dall'inizio? Lo immaginava, i maschi erano tutti uguali.

Un orribile presentimento la fece trasalire. Si guardò intorno, giusto per precauzione, e pian piano si alzò il vestito: no, lì sotto era tutto a posto.

Si sentiva normale. Se Gordias era stato nel suo corpo, doveva riconoscerlo, si era comportato bene.

Ma nonostante questo, ancora non riusciva a spiegarsi una cosa così assurda. Una parte di lei credeva semplicemente di aver sognato, e che quindi doveva considerare l'idea di fare dei sogni davvero strabilianti. L'altra, quella che la risvegliò dalle sue fantasie, era quella che le diceva che doveva essere impazzita per forza, quella che le ricordava che Edna non era una ragazza che lasciava perdere prima di aver trovato una risposta razionale.

Le vennero in mente tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni, li analizzò uno ad uno, con la mano sul mento, il sopracciglio alzato e il piede destro che batteva ritmicamente per terra.

Se quella fosse stata una situazione normale, se quelle che aveva fossero state semplici domande di curiosità, sarebbe stato Socrate il primo a cui chiedere consiglio.

Ma la filosofia in quella faccenda non c'entrava affatto e Socrate, anche volendo, non avrebbe saputo aiutarla.

C'era un solo posto in cui poteva andare.

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora