Una trentina di persone in tutto. Uno spiazzo costeggiato da un muretto in pietra, quasi sicuramente abbandonato. Tutt'intorno alberi dai rami spioventi, che nascondevano i ragazzi alle case poco più dietro. Lì in mezzo uno spiedo con una capra a gambe all'aria, quasi cotta, sotto il fuoco scoppiettante. Piantati qua e là bastoni con una fiaccola all'estremità, per illuminare. Il sonaglio di un tamburello, i battiti di un tamburo. Risate.
Crisafo la condusse giù per gli scalini e allargò il braccio: <<Vi ho portato un'altra vittima che ascolti la vostra music- AHIA!>>
Un tamburello gli finì in pieno viso.
Edna non riuscì a trattenere la risata, ovviamente, e ci pensò lei a raccogliere il tamburello da terra. Quando si voltò di nuovo, davanti a lei era comparsa una ragazza.
Sembrava che la stesse studiando, ma non con aria indagatrice. Anzi, aveva un sorriso ben stampato sulle labbra, cosa che fece sorridere anche lei.
Aveva un viso affusolato, gli occhi neri e grandissimi, la pelle levigata color bronzo che sembrava quella di una statua sotto i riflessi delle fiamme del fuoco. I capelli corvini in parte le cadevano in un ciuffo sulla fronte, ed erano poi raccolti indietro da una treccia alta che le finiva fin sotto la vita. Indosso aveva una tunica completamente viola, legata da una cintura di tela sui fianchi e allacciata con due nodi sulle spalle. Ciò che lasciò Edna interdetta per un momento, furono le gambe scoperte. Le osservò: si era sbucciata un ginocchio, e sulle caviglie c'erano dei graffi, come se delle spine l'avessero punta.
Nonostante le ferite sembrava a suo agio, anzi, forse non se ne accorgeva nemmeno.
Scosse la testa e fece spallucce, come per dire ad Edna: "Scusa, è fatto così."
Ma Edna questo lo sapeva, e quindi annuì pazientemente.
Crisafo, che si stava ancora massaggiando il bernoccolo sulla fronte, prese la ragazza per il polso e la tirò a sé. Lei cercò di liberarsi dalla presa, ma lui la cinse per la vita e la tenne stretta, mentre incassava le gomitate di lei che gli arrivavano dritte dritte sullo stomaco.
Ma fu lei ad arrendersi per prima, e scoppiò a ridere, forse perché Crisafo le faceva il solletico.
<<Lei è Dora>> disse lui infine, e la lasciò andare <<Quell'amica di cui ti parlavo.>>
<<E lui è uno stupido, lascialo perdere.>>
Dora la prese con sé e la portò verso gli altri, mentre le teneva una mano sulla schiena e con l'altra indicava ad una ad una le ragazze che incrociavano. Le elencò tutti i nomi uno ad uno, dalla più grande alla più giovane.
<<Alcune di loro sono amiche d'infanzia dei tuoi compagni. Tirso, per esempio, è innamorato pazzo di Eulalia.>> rise <<Lo sanno tutti tranne lei. Ma è una così bella ragazza, e Tirso lo conosco da molti anni, è promettente. Non mi sorprenderei se la chiedesse in moglie dopo l'addestramento. E' un peccato che dobbiate ripartire già domani, ci saremmo divertiti.>>
<<Dispiace anche a me.>>
Edna si sedette su un telo accanto al fuoco, poggiando il tamburello lì vicino, e una delle ragazze le offrì una coppa di latte, probabilmente quello munto dalla capra che avevano poi arrostito. Non se lo fece ripetere due volte: afferrò la coppa e la scolò in meno di tre secondi, senza badare alle gocce che le cadevano sul vestito. Quando finì l'ombra di Dora le si presentò davanti al fuoco. Lei si toccò le labbra: <<Hai ancora un po' di latte qui.>>
<<Oh.>> Edna arrossì e si pulì velocemente col gomito. Dora, che nell'altra mano aveva anche lei la sua coppa di latte, venne alla sua sinistra e si sedette accanto a lei.
STAI LEGGENDO
GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...