Quando Danae e Cassandra se ne andarono, Socrate raggiunse Edna al mercato e indicò al venditore delle acciughe fresche sulla bancarella. Pagò dopo aver scambiato con lui qualche parola, come era solito fare, e depose il cartoccio con i pesciolini nelle mani di Edna. Più lei le guardava e più il suo stomaco brontolava.
<<Grazie, Socrate, ma non era davvero necessario.>>
<<Suvvia!>> le rispose ridacchiando, mentre si dirigevano verso la scalinata della stoà. Dietro di loro era possibile ammirare il muro dipinto con colori e forme di ogni tipo, le miniature dei soldati con le armi e gli elmi fatti d'oro: raffiguravano la grande vittoria di Maratona.
Quando si furono seduti, Socrate invitò Edna a mangiare il pesce che stringeva gelosamente in mano <<Sembra che tu non li voglia,>>
<<Oh, no>> Edna scosse la testa <<È che mi sembra così strano mangiare finalmente del pesce fresco.>>
<<Allora farai meglio a divorarli subito. Le cose belle non durano a lungo.>>
Edna non fece domande e inizio a mordicchiare un'acciuga. Dopo qualche minuto Socrate iniziò ad interrogarla, come al solito <<Ma cosa ci fa una fanciulla come te in giro con questo caldo?>>
<<Me lo domando anch'io>> rispondeva soltanto quando era sicura di aver ingoiato il boccone. Era maleducazione parlare con la bocca piena, specialmente di fronte alla persona che aveva offerto il cibo <<Mia madre mi ha mandata a prendere l'acqua alla fontana.>>
<<E l'acqua?>>
<<Non ce l'ho più. Atanasio mi ha rotto l'anfora e poi è scappato con gli altri.>>
Mentre masticava pensava a Gillo: non poteva più mantenere la promessa, non aveva più né l'acqua né un'anfora per trasportarla.
Socrate fece un'espressione sbalordita <<Mi parli di Atanasio figlio di Erodio? Sono sorpreso; da quando lo incontrai una sera a casa di suo padre mi parve un bravo ragazzo, anche se non ho ancora avuto l'onore di scambiarci due chiacchiere.>>
<<Sembrano tutti bravi ragazzi>> sbuffò Edna <<Fino a quando non incontrano una donna.>>
<<E tu credi che ce l'avesse con te?>>
Edna allargò il braccio verso la piazza <<Guardati attorno, credi che ci sia qualcuno che non avrebbe fatto lo stesso? Sono sicura che mi volesse prendere in giro per la figuraccia di stanotte, senza alcun dubbio. Ma non lo biasimo, Socrate, per tutta Atene non sono altro che un insetto fastidioso.>>
<<Oh, ma questo non è certo. Quello che cambia è solo il modo di vedere le cose, ho ragione?>>
<<Questo non mi conforta.>> appoggiò la mano sul mento e inclinò la testa, annoiata <<Il parere di un uomo è quello di tutta Atene. Quello di una donna vale meno di...>> prese un pesce in mano trovandosi a corto di esempi <<Di quest'acciuga!>> anche se, per lei, quelle acciughe, in quel momento valevano più di tutto l'oro del mondo. Ma questo non lo disse.
<<Ma anche quello ha la sua importanza. Persino un piccolo chicco d'uva può destabilizzare la bilancia, anche se può sembrare più insignificante e inutile di tutti. Forse hai solo agito nel modo sbagliato.>>
<<Eppure pensavo di fare la cosa giusta. Volevo salvarli.>>
Socrate sospirò <<Adesso ti dirò una cosa, mia cara. Per quanto gli Spartani possano essere forti, per quanto gli alleati cerchino di opporre resistenza, per quanto l'unità della polis sia minacciata, il più grande nemico di Atene è e rimarrà sempre sé stessa. Quando un organismo cessa di funzionare come dovrebbe, è molto più probabile che sia stato logorato dall'interno piuttosto che dall'esterno, perché nell'interno siamo più fragili, più vulnerabili. E soprattutto, non è detto che un'unità sia sempre composta da parti concorde fra loro>>
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...