Una confusione inimmaginabile.
Una grande festa, di quelle che non si scordavano più: furono serviti i piatti più abbondanti, dalla carne di capra alle portate di pesce, frutta, legumi, formaggi.
La casa si era riempita di profumi e di voci allegre, di volti nuovi e già conosciuti. Nell'androne, la stanza più grande e anche la più importante, si erano ritrovati tutti i convitati e gli amici che Aristene aveva personalmente invitato con un sorriso ben stampato in faccia. Aveva indossato i suoi abiti migliori, un chitone color porpora che conservava per momenti speciali come quello.
Callistrato, Odimante, Eustachio, e tanti altri suoi amici si erano precipitati a casa sua appena saputa la grande notizia: il suo figlio maggiore aveva fatto ritorno.
Avevano iniziato a festeggiare al tramonto, quando ormai gli schiavi avevano finito di lavorare e potevano iniziare a servire le pietanze al banchetto.
Con grande sorpresa di Edna, che osservava tutto spiando dalla tenda, erano state invitate anche delle donne. Avevano dei gioielli bellissimi, luccicanti e costosi legati ai polsi e alle caviglie. Molte di loro erano appoggiate ai divani o sedute sulle gambe di qualche ospite un po' più grande. Mentre gli uomini parlavano fra di loro, cercavano di sedurre lo sguardo di chiunque capitasse davanti, anche se era molto più anziano di loro. Che gusto c'era, altrimenti?
Se si annoiavano prendevano la cetra e iniziavano a pizzicare le corde e se Aristene glielo ordinava, facevano tintinnare i braccialetti e intonavano dei canti.
Le voci angeliche riempivano la stanza e affascinavano perdutamente, tanto che anche dei giovani servitori che in quel momento portavano gli antipasti rimasero ad ascoltarle imbambolati. Sarebbero rimasti volentieri, ma Aristene li fulminò con lo sguardo e fece cenno di continuare il lavoro.
Alcune, invece, danzavano, e sembravano farlo con molta disinvoltura. Era più divertente ballare quando c'erano dei ragazzi della loro stessa età alle feste, e non si lasciavano sfuggire l'occasione per nessun motivo. Quando capivano che uno di loro le guardava con un costante interesse, si facevano più vicino e tentavano di attrarlo in ogni modo possibile. Chi non ci riusciva era derisa dalle altre.
Di ragazzi ce ne erano parecchi, tutti gli amici di Ioannis che erano tornati con lui quella mattina. Edna ne conosceva alcuni, ma non ricordava il nome di nessuno di loro.
Quasi tutti avevano già un po' di barba e l'aria un po' superba, come se quella festa fosse stata organizzata esclusivamente per loro.
In realtà era Ioannis quello che tutti guardavano.
Aristene non aveva voluto perdere tempo, e aveva ordinato che per la festa gli venissero date le vesti più belle, gli anelli più preziosi, gli oli più profumati.
Era seduto accanto al padre ed era allo stesso tempo circondato dagli amici che desideravano parlargli da vicino, guardarlo negli occhi. Non aveva bevuto molto vino a differenza degli altri. Beveva sempre con moderazione, attento a non oltrepassare il limite. Era meglio divertirsi e conversare con la mente lucida, a suo parere, e non era mai stato un amante dell'ebbrezza, anche se sapeva che molti dei suoi coetanei non la pensavano come lui.
Lo prendevano in giro dicendo che era colpa di Aristene se si asteneva dal vino, ma lui sorrideva e, scherzando, diceva che era abbastanza maturo da conoscere la differenza fra errori e decisioni necessarie.
Ad un tratto una delle ragazze gli offrì una coppa di vino timidamente, ma lui rifiutò gentilmente, prendendole la mano con cortesia. La ragazza rimase così contenta di quel gesto che quasi non cadde ai suoi piedi, e nel frattempo gli amici di Ioannis se la ridevano beatamente.
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...