Quanto può fare una notte?
Come può essere così impressionante, sconvolgente, il suono di un flauto e di un tamburello martellante nelle orecchie? Che cosa aveva di così angosciante?
Continuare a porsi domande tanto elementari e non riuscire a trovare una risposta, Gordias, lo faceva proprio innervosire. Ma ora proprio non ce l'aveva la forza di arrabbiarsi.
Non aveva potuto dire a nessuno dov'era rimasto la sera prima e questo significava che doveva assolutamente far finta di niente. Amos, quella mattina, lo aveva sbattuto giù dal letto con non molta gentilezza, perché adesso sentiva di avere finalmente l'autorità di punirlo a dovere per tutto ciò che gli aveva fatto. Certo, era stata Edna a chiedergli di aiutare Gordias, e Amos non aveva la minima intenzione di deluderla. Però, insomma, a volte si lasciava prendere la mano.
<<Senti, piccolo pezzo di sterco che non sei altro>> gli aveva risposto Gordias digrignando i denti, mentre si avvicinava e lo sbatteva al muro bloccandogli il collo con il braccio sinistro <<Azzardati a farlo solo un'altra volta e->> ma poi si era fermato, aveva visto come Amos lo stesse fissando con naturalezza, quasi ridacchiando, e allora aveva capito che non serviva proprio a nulla fare il duro, che in ogni caso, fino a quando sarebbe rimasto in quel corpo, avrebbe ancora avuto bisogno del suo aiuto. Non poteva fargli del male.
Quindi aveva buttato la testa all'indietro, agitando il pugno in aria, come se si fosse fatto male un dito e si fosse sforzato di non urlare. Amos, senza curarsene, si era spostato verso la porta e gli aveva fatto cenno di uscire, dicendo: <<Vai a prendere anfòra. Serve acqua dalla fontana.>>
E così eccolo lì Gordias, di prima mattina, con la testa nascosta fra le braccia sul bordo della fontana, perché visto che ormai non aveva più la sveglia di Cleonimo all'alba si era abituato a dormire un po' di più.
Il rumore del piccolo zampillo dell'acqua che riempiva la sua anfora gli faceva venir voglia di accasciarsi lì e chiudere gli occhi, solo per qualche secondo. Ma aveva ancora tanto da fare; a casa Amos lo aspettava per preparare la zuppa di lenticchie, il che già di per se implicava il fatto di dover aiutare a pulire, mescolare la zuppa, pelare le verdure, e come se non bastasse di pomeriggio c'era anche da finire il tappeto bianco, quello che aveva iniziato a tessere con il suo aiuto, ma che non aveva la minima intenzione di finire. E invece doveva. Ci aveva messo un po' a capire come si usasse il telaio, quel maledetto aggeggio nella camera di Edna: la prima volta che ci aveva provato, Gordias si era rimesso in piedi e lo aveva rovesciato per terra, pestandolo più volte, urlando e mettendosi le mani nei capelli. Diciamo pure che tessere non era proprio la sua aspirazione più grande,
Non solo faceva male, ma era anche un lavoro terribilmente complicato che implicava molta precisione e pazienza: qualità che, purtroppo, Gordias non possedeva affatto.
Amos poteva anche aiutarlo e fare qualche sacrificio, ma sapeva che avrebbe dovuto imparare a lavorare da solo. Quello che Gordias doveva fare era dimostrare a tutti che "Edna" poteva davvero trasformarsi in una vera donna di casa, educata e rispettabile.
Se non riusciva neanche a tessere, quali speranze aveva?
Gordias lo sapeva, ma era come se facesse finta di non sentire tutti i richiami di Amos, quelli di Tecla, delle ancelle che tessevano con lui. Non era uno che lasciava perdere tanto facilmente, il problema era che tendeva molto all'aggressività in caso di fallimento, e il problema ancora più grosso era che quella non era la sua indole: ci era stato abituato, perché a Sparta o ti fai valere o vieni calpestato. E lui non voleva essere calpestato, mai più.
L'anfora ormai si era riempita da un po' e tutta l'acqua si stava tracimando giù dall'orlo.
Gordias rialzò pigramente la testa, che quasi quasi avrebbe voluto rimanere ancora lì, con l'anfora stracolma e l'acqua che non faceva più rumore, le voci soffuse delle signore che sciacquavano i panni nell'altra vasca e quelle dei venditori in piazza che gli sfioravano a malapena le orecchie. Mise le mani sul bordo della vasca per darsi la spinta e rimettersi in piedi, già pronto a ricaricarsi l'anfora sulla spalla e rifare tutto il tragitto.
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...