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<<Li abbiamo seminati?>> chiese Glauco mentre ancora correvano per la strada e si facevano scompigliare i capelli dal vento.

<<Credo di sì!>> rispose Danae, e tutti insieme si fermarono a riprendere fiato.

Meno male che lì vicino c'erano degli scalini, perché Gordias non sarebbe riuscito a rimanere in piedi un secondo di più. Correre con le sue gambe era un giochetto da dilettanti, ma farlo con quelle di Edna era ben altra storia. Erano così corte e sottili rispetto alle sue che mentre Glauco e Danae stavano correndo, lui era rimasto un paio di metri più dietro cercando di raggiungerli.

Per non parlare dei seni poi, che erano quanto di più ingombrante si potesse trovare sul corpo di un essere umano!

Si sedette su uno degli scalini, buttando la testa all'indietro e rilassando i muscoli delle gambe. Promise a sé stesso che non le avrebbe mosse di lì almeno per qualche ora.

Danae si sedette di fianco a lui.

<<Tutto bene? Sei stanca?>>

<<Io?>> chiese Gordias ancora con la testa all'indietro <<Ma va!>> rispose facendo segno di no col dito, quando in realtà la sua espressione faceva presumere tutto il contrario.

Danae annuì, si portò le ginocchia al petto e poggiò il mento sulle braccia incociate. Gordias non se ne intendeva molto di queste cose, ma a giudicare dalla sua faccia non doveva essere proprio contenta. Anzi, vedeva negli occhi azzurri qualcosa di misto a paura e delusione. Per lui non faceva alcuna differenza, ma forse Edna avrebbe agito diversamente. Come doveva comportarsi? Doveva chiederle il motivo?

<<Hanno ucciso un uomo...>> sussurrò lei, come se l'avesse sentito.

Gordias curvò la schiena, allargò le gambe e appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Rimase in silenzio. Non sapeva cosa dirle, e aveva la vaga sensazione che qualunque cosa avesse detto avrebbe solo peggiorato le cose. Magari Edna avrebbe saputo cosa rispondere, ma Edna non era lì. Purtroppo c'era lui.

Glauco, che fino a quel momento era rimasto in piedi a fissare la strada, si avvicinò a Danae con cautela e si piegò in ginocchio di fronte a lei per incontrare i suoi occhi.

Gordias li osservò: il viso di Danae non si era minimamente scomposto, quasi non batteva più le palpebre per quanto era concentrata. Glauco, invece, sembrava che più la guardasse più iniziasse a tremare, a mordersi il labbro, ad abbassare lo sguardo di tanto in tanto perché quel contatto diretto era qualcosa a cui non era abituato, evidentemente.

<<Senti...>> le disse sospirando <<Mi-mi dispiace per prima. Stavo scherzando. Mi piacerebbe molto andare all'Odeon.>>

Danae sgranò gli occhi, si mise sull'attenti, come se con una frase Glauco avesse trovato il modo di risvegliarla da quel sonno.

Più Glauco la fissava più Danae sorrideva e capiva che non la stava affatto prendendo in giro. Gli prese una mano e gliela strinse forte.

<<Dici davvero?>>

Glauco annuì e fece la stessa cosa. Poi la aiutò a rialzarsi e si passò una mano dietro la nuca, imbarazzato.

<<Certo che dico davvero. A teatro ci siamo andati tante volte, e poi mi piacciono le poesie, anche se non te l'ho mai detto.>>

Avrebbe aggiunto di sicuro qualcos'altro, ma Danae gli gettò le braccia al collo e allora non disse più niente, chiuse gli occhi, le accarezzò la schiena, ed anche se non se ne accorse, arrossì leggermente. Gordias invece se ne accorse eccome.

Glauco, senza farsi notare da Danae, fece un cenno con la testa come per dire a Gordias "Hai visto? È successo davvero!", e lui, anche se finse approvazione, non riusciva proprio a capire che cosa ci fosse di tanto speciale in un abbraccio come quello. Semplice, banale, nulla per cui esaltare e per cui valesse la pena arrossire. Ma per Glauco era ben diverso.

Il resto della mattinata la passarono all'Odeon, un edificio tanto imponente quanto affascinante, dipinto di rosso e azzurro fuori e decorato da grandi colonne e pavimenti maestosi dal di dentro. I musicisti suonavano e cantavano con un gruppo di suonatori al centro della stanza, mentre tutto intorno vi erano dei gradini di legno dove il pubblico poteva prendere posto.

Il "pubblico", quel giorno, erano Gordias, Glauco, Danae e una dozzina di altre persone che, come Danae, sembrava stessero assistendo ad una delle più belle rappresentazioni artistiche mai viste prima di allora. Glauco e Gordias, invece, non vedevano l'ora di andarsene, e poco ci mancava che non crollassero dal sonno.

Gordias, dopo aver completamente perso ogni speranza di uscire da quel posto visto che dopo ogni applauso ricomparivano puntualmente altri suonatori con altri maledetti strumenti, si avvicinò a Glauco e gli sussurrò: <<Non dirmi che ti piace questa roba!>>

Glauco scosse la testa, sbadigliando.

<<No, per niente.>>

Poi girò la testa verso Danae, osservando quel suo sorriso tanto acceso e gli occhi illuminati di meraviglia. Guardò Gordias, pensando di starsi confidando con Edna, e gli disse una semplice frase, solo quella, prima di voltarsi e andare incontro a quel tragico destino da spettatore.

<<Però Danae è felice. Io sono a posto così.>>

GHIGHNOMAIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora