Tornata di sotto, Edna era un fantasma errante per i corridoi.
Danae la vide e le fece segno di sedersi accanto a lei, perché sentiva delle voci chiamare Ioannis dall'altra stanza.
<<Ho sentito che Ioannis ha qualcosa da mostrare.>> disse, quando Edna si mise sullo sgabello, con lo sguardo basso, la schiena incurvata, e le due statuine in mano.
<<Com'è andata?>>
Edna scosse la testa e forzò un sorriso che scomparve subito dopo.
<<Bene. Tutto bene.>>
Danae la guardò sollevata mormorando: <<Sono contenta.>>
Scostò di nuovo la tenda e sbirciò.
<<Chissà quando parlerà anche con me...>>
<<Credimi, è meglio aspettare.>> le rispose senza rendersene conto.
<<Oh>> Danae rimase un po' perplessa dal modo in cui Edna aveva improvvisamente cambiato tono <<E perché?>>
<<Lasciamo perdere.>> sbirciò anche lei dall'altro lato della tenda per evitare che Danae continuasse a fare domande. Si sentiva insicura, sapeva che non tutte le lacrime erano state versate e doveva stare molto attenta. Non le piaceva sentirsi in quel modo.
Ioannis era di nuovo fra gli invitati, sorridente, con l'aria spensierata e soddisfatta. Chissà come aveva fatto a trasformarsi del tutto, si domandava. Nessuno avrebbe mai pensato che qualche minuto prima avesse distrutto tutti i suoi sogni con qualche frase improvvisata.
Aristene era seduto sul triclinio, e tutti gli altri erano in piedi attorno a lui. Ioannis s'inginocchiò mostrando al padre l'oggetto avvolto nel tessuto di lino. Aristene era visibilmente sorpreso, si guardava intorno cercando di capire se qualcun altro fosse coinvolto o sapesse qualcosa. Ma tutti ebbero la sua stessa e identica reazione.
Ioannis sollevò lo sguardo e gli appoggiò il dono sulle ginocchia.
<<Padre>> iniziò <<Ti consegno questo dono in segno della mia eterna gratitudine e del mio onore. Accettalo come una giusta ricompensa, perché nessuno qui ne è più degno di te, che hai sempre agito da uomo giusto e mi hai cresciuto nel rispetto delle leggi e nell'amore per la conoscenza. Ora che posso dirmi un uomo consapevole, è te che ringrazio, padre, poiché nessun figlio sarà mai più fortunato di quanto lo sia stato io. Possa io così darti prova della mia stima, del mio rispetto per chi mi ha donato questa vita da glorificare.>>Gli uomini presenti si guardavano tra loro, pensando che Aristene si era guadagnato il più grande onore che si potesse desiderare. In molti avrebbero voluto essere al suo posto, in quel momento, e molti altri provavano invidia al solo pensiero che loro, invece, non avevano mai ricevuto nulla di tanto prezioso dal proprio figlio. Il più teso era proprio Erodio. Avrebbe lanciato un'altra occhiataccia suo figlio, se solo l'avesse visto, ma rinunciò: a casa avrebbero fatto i conti.
Quello che c'era nel lenzuolo di lino non era un semplice dono di gratitudine. A prima vista Edna non lo capì, era qualcosa di un colore molto chiaro, che brillava sotto la luce dei bracieri. Sembrava fatto con il tocco di un dio, persino. Non era liscio, né molto grande. Ma aveva un grande valore a giudicare dalle espressioni di chi lo guardava.
Aristene lo prese fra le mani e guardò Ioannis stupefatto.
<<Una pelle di cervo>>Ioannis annuì <<L'ho scuoiato io personalmente, uccidendolo con le mie stesse mani durante una battuta di caccia. Questo cervo ha la pelle dorata, ed è il manto più prezioso che un animale possa indossare. Adesso è tua, padre. Perché tu comprenda il valore della ricchezza più grande che mi sia stata regalata: il tuo orgoglio, che non ha nulla da invidiare a questa pelle.>>
<<Dici bene>> disse Aristene, quasi commosso <<Tu mi hai dato l'orgoglio più grande, figlio mio. Nessun padre può sperare in un dono più grande di quello che sei tu.>> gli prese il viso fra le mani e lo baciò sul capo.
Allora si alzarono entrambi in piedi, guardandosi con solennità, e Aristene prese Ioannis per le spalle.
<<Nulla mi rende più fiero che averti come figlio. Sei la benedizione degli dei!>> allargò le braccia, entusiasta << Beviamo, amici! Rendiamo grazie a Zeus per questa serata! Mio figlio è tornato a casa, e tutti insieme lo onoreremo con i canti e le danze più belle! Prenderete il vino più buono, le carni più grasse! Perché oggi il mio figlio prezioso è tornato fra noi!>>Non importava che fosse molto tardi: si obbedisce sempre agli ordini del padrone di casa, e da quel momento ricominciarono a suonare i flauti e i tamburelli, gli schiavi servirono ancora tanti piatti di carne, le ragazze cantavano e si dimenavano fra gli invitati.
Ioannis era sorridente, alzava il bicchiere di vino -che non beveva- quando veniva chiamato e tutti lo acclamavano battendo le mani. Aristene si mise accanto a lui e iniziarono a parlare animatamente: sembrava che Aristene si fosse del tutto dimenticato della promessa fatta a sé stesso, e quando ne aveva l'occasione beveva.
Non passava un secondo senza che Ioannis fosse nominato o circondato da amici, che facevano a gara a chi gli sedeva più vicino.
Gli uomini più anziani, se passavano accanto al suo posto, gli davano qualche pacca sulla spalla e si complimentavano.
<<Sei il nostro orgoglio, Ioannis.>>L'unico che Edna non riusciva a vedere era Atanasio: quasi certamente se n'era andato dopo il discorso di Ioannis, infastidito e un po' invidioso. Edna non lo biasimava, anzi, per una volta credeva di aver compreso come si sentisse.
Per tutto il tempo in cui Edna si era fermata a riflettere, Danae aveva condiviso la sua ammirazione con l'espressione sognante di chi ha appena visto in faccia la felicità, ed effettivamente per lei era proprio così. Edna non se la sentiva di distruggere anche i suoi sogni e non la interruppe mai.
<<Sei davvero fortunata ad essere sua sorella.>> disse infine.
Edna respirò profondamente, ma non disse niente.
<<Devi essere fiera di lui.>>
Non se lo sapeva spiegare, ma quella frase iniziava ad infastidirla parecchio. Ioannis era un ragazzo straordinario sotto molti punti di vista, ma per lei, quella sera, non era nient'altro che un ricordo sbiadito ed insensibile. Danae non sapeva assolutamente niente, e questo la metteva in una posizione molto scomoda.
<<Ehi, dove stai andando?>> chiese, mentre Edna si alzava bruscamente.
<<A letto.>>
<<Come? A letto? Ma se non abbiamo neanche...>>
Edna la fermò con un gesto la mano <<Mi dispiace.>>
<<E io come torno a casa?>>
Edna si guardò intorno <<Chiedi a mia madre di farti accompagnare da Amos. È uno schiavo. Digli che ti mando io, ti riporterà lui a casa. Vedrai che capirà.>>
Detto ciò si abbracciarono, e in questo modo Danae riuscì ad avvicinarsi un po' di più al suo orecchio, mentre le accarezzava le spalle.
Danae non era stupida, sapeva benissimo che c'era qualcosa che Edna non voleva dirle. Ma lei aveva un modo diverso dal suo di mostrare affetto e, soprattutto, conosceva Edna meglio di chiunque altro. Sentiva il suo petto alzarsi e abbassarsi molto piano, come se da un momento all'altro potesse fermarsi.
<<Sei sicura che vada tutto bene? Sembri pallida.>> le sussurrò.No, per niente. Ne aveva avute di giornatacce, ma questa le batteva tutte alla grande.
<<Sì. Sono solo stanca.>>
Per fortuna si separarono prima che le lacrime di Edna potessero scenderle anche sulle guance. Si chiuse in camera sua e rimase distesa sul letto a fissare il soffitto fino a quando il sonno le concesse la quiete che tanto aspettava.
Ma qualcuno, qualcuno che lei non aspettava, e che, però, la osservava da parecchio tempo, non era disposto a cedergliela così facilmente, e attendeva il momento giusto di farsi sentire.
STAI LEGGENDO
GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...