<<Smettila Edna, hai perso la testa!>>
Cassandra, per la terza volta, la spinse indietro, ma questa volta le sollevò il polso e lo premette contro il muro. Edna gemette, ma non disse nulla. Cercare di divincolarsi era inutile, perché Cassandra fece la stessa cosa con l'altra mano.
<<Ho detto di calmarti.>>
<<Voglio solo scendere un momento.>>
<<Ma mi hai sentito?!>>
Cassandra le strinse i polsi, e Edna si morse le labbra dal dolore. Quando Cassandra capì che non avrebbe reagito, lentamente, mollò la presa. Edna si accasciò per terra con le spalle al muro stringendosi i polsi doloranti.
<<Non fare sciocchezze. Non adesso. Se ti fai vedere da qualcuno, specialmente da lui, la voce si spargerà.>>
<<Farò attenzione.>>
Cassandra ringhiò e le puntò un dito contro. <<Certo che sei più cocciuta di un mulo! Le condizioni erano queste: rimani, ma non farti vedere. Sono stata chiara?>>
Edna le lanciò un'occhiataccia, mentre ancora si massaggiava il polso, ma non le rispose.
<<Edna!>>
<<Ho capito.>>
Cassandra sbuffò, ma continuò a spostare lo sguardo da lei alla porta, come se stesse valutando se rimanere o andarsene. Edna la osservava, ma quando Cassandra si girava verso di lei distoglieva lo sguardo. Ad un certo punto la vide annuire fra sé e sé.
<<Vado a chiamare Karim.>>
<<Cosa?>>
Cassandra aprì la porta e, prima di uscire, si rivolse a lei: <<Non mi fido a lasciarti qui così.>>
<<Stai scherzando? Cosa sono, una bambina di cinque anni?>>
Qualche minuto dopo, Karim entrò chiudendosi delicatamente la porta alle spalle. Edna era seduta sul letto a gambe incrociate, il viso nascosto fra le mani, i ricci penzolanti sulla fronte e afflosciati sulle spalle.
<<Cassandra mi ha detto di->>
<<Lo so cosa ti ha detto di fare!>> sbottò, alzando lo sguardo. Karim la fissava come se fosse davanti ad una tigre inferocita. Edna se ne accorse, sospirò, e passò qualche istante fissando il pavimento. Nel frattempo, Karim si guardò intorno e decise che era meglio sedersi per terra, di spalle alla porta, per evitare inconvenienti.
<<Lo fa solo per il tuo bene.>>
<<Lo fa perché non si fida di me.>>
<<Beh, con la tua reazione non le hai dato modo di ricredersi>> aggrottò le sopracciglia <<E poi perché ci tieni tanto a vederlo? Non ti ha già procurato abbastanza guai?>>
Karim non aveva tutti i torti. Per fortuna o per sfortuna, Alcibiade in quel momento era l'unica cosa che la collegava al mondo esterno. Forse aveva notizie di suo padre, della sua famiglia. Forse era lì perché la stava cercando anche lui. Forse invece non c'era nessun motivo valido a spingerla, e la sua era solo curiosità. Ma da quando era entrata nel bordello e aveva iniziato la sua vita da fantasma aveva smesso di chiedersi dove l'avrebbero portata le sue azioni, perché era ormai convinta di aver toccato il fondo. Tutto quello che avrebbe fatto non avrebbe di certo cambiato le cose. Quindi perché preoccuparsi?
<<Volevo solo vederlo.>>, mentì. Ora veniva il difficile. Guidare Karim sulla strada sbagliata grazie a due pupille sognanti e supplicanti allo stesso tempo, che lo facessero sorridere e allo stesso tempo gli facessero compatire quella povera creatura a cui lui stava sbarrando la strada e a cui stava vietando una grande opportunità. E, infatti, poco dopo vide l'espressione di Karim passare dal confuso all'accondiscendente.
STAI LEGGENDO
GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...