Da otto mesi Gordias non dormiva.
O almeno, ci provava, ma senza risultati, e di conseguenza le prestazioni agli allenamenti erano pessime. Era dimagrito notevolmente, e ormai le occhiaie sul viso non se ne andavano più.
Cleonimo lo osservava a lungo, ma la cosa che iniziava ad allarmarlo era il suo sguardo: non era aggressivo o adirato, era semplicemente perso. Non rifiutava il contatto con gli altri, ma allo stesso tempo, se gli parlavano, era come se non riuscisse a stare attento, eppure a volte tentava anche di sorridere e a riderci su. Marcurio, una volta, era arrivato nella sua tenda e per svegliarlo gli aveva dato un pugno sullo sterno, e Gordias aveva vomitato: ma non aveva reagito. Non l'aveva neanche insultato, non l'aveva sfiorato con un dito. Invece si era rimesso a letto, esausto, e solo quando l'avevano richiamato si era ricordato che doveva iniziare la giornata.
Cleonimo tentava a volte di prenderlo in disparte, ma era Gordias stesso a rifiutare. Sapeva che Marcurio, quella notte di tanto tempo prima, aveva detto la verità, che non era giusto quel trattamento diverso dagli altri. Ma questo non aveva fatto che preoccupare Cleonimo ancora di più.
Quando Gordias non c'era, Crisafo, Tirso, Pansemne, Ireneo e Marcurio si riunivano fra loro e si lanciavano strane occhiate, tutti con la stessa domanda pronta in bocca: "Cosa gli è successo?"
<<Sembrava che si fosse ripreso un po' da quel momento...>> commentò Ireneo guardando in lontananza Gordias che si allontanava verso la tenda con la scusa di sentirsi poco bene. Ormai usavano quella parola per l'omicidio di Brasida, "Il momento."
<<Anch'io>> Crisafo si strinse nelle spalle, e lanciò in aria il fico che stava mordicchiando per poi riprenderlo in mano <<Pensa che lo conosco da quando eravamo neonati e non sono ancora riuscito a capire cosa gli passi in quella testa.>>
<<Non è una scusa per fare lo scansafatiche.>> disse Marcurio con tono secco. Tutti lo guardarono sbigottiti, ma Marcurio scosse la testa, prese anche lui un fico dalla ciotola, e lo mangiò in silenzio.
No, neanche Marcurio aveva una risposta, e accusarlo di nullafacenza era un buon modo per mascherare i dubbi. Anche per lui era impensabile che quello stesso Gordias che lo aveva stracciato agli agoni giovanili si trascinasse ora come un vecchio che non ha più un bastone a cui aggrapparsi.
<<Deve capire che non ci sarà sempre l'ombra di suo padre a dirgli cosa fare.>> aggiunse. Tirso gli diede una gomitata, come per chiedere un po' di delicatezza, ma Marcurio alzò un sopracciglio, meravigliato, e sputò un seme per terra. <<Non mi dite che non lo pensate anche voi!>>
<<Sì,>> mormorò Pansemne, guardandosi più volte indietro per assicurarsi che Gordias non spuntasse da qualche parte <<Ma non è così facile, soprattutto per uno come lui. E questo lo sai.>>
<<In ogni caso Marcurio ha ragione>> li interruppe Crisafo, con un mezzo sorrisetto <<Ma non sta facendo lo scansafatiche. E non c'entra Brasida, quella storia sembrava averla superata da tempo. Uno non può avere una ricaduta così, di punto in bianco; per quanto lo conosco io non ne sarebbe nemmeno capace.>>
<<E quindi che intendi dire?>> fece Marcurio.
Crisafo si guardò dietro le spalle: Gordias stava uscendo in quel momento dalla tenda, stropicciandosi gli occhi. Si rivolse di nuovo agli altri, avvicinandosi di più e abbassando la voce.
<<Che c'è qualcos'altro. Dev'essere successo qualcosa di cui noi non siamo al corrente, ed io intendo scoprire che cosa.>>
<<Buona fortuna , allora.>> borbottò Ireneo, che fino a quel momento era rimasto in disparte a mangiare il suo fico.
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GHIGHNOMAI
Historical FictionSe pensate che siano gli altri a decidere il nostro futuro e a dettarci le regole per vivere, non potete immaginare il disegno che la macchina della vita ha in serbo per ognuno di noi. Edna questo l'ha sempre saputo, ma una ragazza ateniese non può...