Prologo - Il racconto della buona notte

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A quell'ora della notte la vallata era cupa e al suo interno tutto pareva essere calmo. I raggi della luna illuminavano tutta la radura e si riflettevano nel lago, come una donna vanitosa che si guarda fiera al proprio specchio. Nei pressi c'era una vecchia villa in pietra e legno: era alta due piani e a giudicare dai rattoppi sui muri, chi ci viveva doveva essere lì da tempo. Un uccellino si poggiò sul davanzale dell'unica finestra illuminata e si acquietò per riposare. Era calmo, fino a quando...

«Arrenditi strega! Ormai non hai via di scampo!»

L'uccellino si svegliò subito e prese il volo spaventato dalla voce tonante, se pur stridula del giovanissimo Ivano.

Nella stanza, il bambino impugnava e agitava una spada di legno, mentre sulle spalle faceva svolazzare un mantello ricavato da un vecchio lenzuolo.

La risposta della strega non si fece attendere.

«Questo è quello che credi tu, cavaliere! Non hai ancora fatto i conti con il mio campione!» disse Teresa sicura di sé: una bambina poco più grande, dai capelli biondi, che indossava un vestito ornato di stelle cucite alla meno peggio e un cappello a punta.

«Entra!» gridò la bambina.

La porta della stanza si aprì con fatica, l'umidità e le tarme ne avevano usurato il legno. Dietro di essa, fece capolino la sagoma di un uomo alto e dalle spalle larghe, quasi quanto l'armadio della stanza. Il suo volto era coperto da un sacco nero, al quale erano stati fatti dei buchi all'altezza degli occhi. Anche lui brandiva una spada di legno, ma due volte più grande.

«Sì padroncina, che devo fare?» chiese l'uomo, con voce cavernosa.

«Sbarazzati di questo pidocchio!»

«Sì, preparati pidocchio!» disse ridacchiando.

Ivano sembrava essere imbambolato davanti all'energumeno. Lo guardava a bocca aperta, ipnotizzato dalla sua possente mole.

L'omone si accorse del blocco del bambino e lo invitò ancora a combattere.

«Ho detto preparati, PIDOCCHIO!»

«Ah sì» disse Ivano, riprendendo il controllo e mettendosi in guardia.

L'uomo attaccò per primo con un fendente potente, il bambino schivò con agilità e cercò di colpirlo. L'uomo parò i colpi e contrattaccò, ma con lentezza, perché sembrava essere stanco. Ivano ne approfittò e gli sferrò un colpo decisivo, che lo fece accasciare a terra dolorante.

«Maledetto! Hai sconfitto il mio campione, giuro che tornerò e la prossima volta ti batterò!» disse la streghetta tutta adirata.

L'uomo si rialzò da terra e si tolse il sacco. Il volto era rugoso e arrossato, a causa del caldo. I suoi capelli bianchi erano scompigliati e aveva la bocca aperta per riprendere fiato.

«Ma nonno, non era ancora finita. Vogliamo giocare ancora!» disse il bambino in maniera petulante.

«No ragazzi è ora di andare a letto, si è fatto tardi»

«Non siamo stanchi»

«Vogliamo giocare ancora un po'» ribadì Teresa, tutta amareggiata.

«Anche i grandi eroi hanno bisogno di dormire... su, tutti a letto»

I nipoti rassegnati sbuffarono e si tolsero i vestiti, rimanendo in pigiama.

I letti furono preparati e i due nipoti si misero sotto le coperte, il nonno le aveva rimboccate a dovere. Come ogni sera l'anziano faceva loro le solite domande.

«Vi siete lavati bene prima di andare a dormire?»

«Sì nonno»

«Bene e non dimenticate di dire le preghiere»

«Sì nonno, ma prima raccontaci una storia. PERFAVORE...» chiese Teresa facendo gli occhi dolci.

«No, bambini è tardi...»

«Ti prego, ti prego, ti prego» implorarono i nipoti all'unisono.

«Ma è tardi e dopo...»

«E dai! Lo sai che ci piace quando ci racconti le storie» disse la bambina, conoscendo i punti deboli del nonno, che accennò un sorriso compiaciuto.

«E va bene! Ma dopo dormite, promesso?»

«Sì, evviva!»

Il nonno prese uno sgabello e si sedette vicino al letto dei nipoti.

«Allora... tanto tempo fa. In un regno lontano lontano...»

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora