CAPITOLO 23 - Il pericolo dietro l'angolo

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I

Gabriele frequentava spesso il forno della famiglia Granaro, comperava il pane e si fermava a parlare con il mastro fornaio per apprendere nuove ricette, una era quella del pan gocciole che aveva appreso da poco.

Come quasi ogni mattina, si presentò al forno, ma la porta e le finestre erano chiuse.

Sull'ingresso c'era appeso un cartello con su scritto "Chiuso per gita". Gabriele domandò al negozio di frutta a fianco e gli dissero che la famiglia Granaro era andata nel bosco, per mangiare all'aria aperta.

Il cavaliere scrollò le spalle e si passò un braccio sul viso per asciugarsi il sudore. Il sole batteva forte e faceva molto caldo, decise quindi di andare in taverna per rinfrescarsi.

II

Gabriele era seduto all'ombra in un angolo umido della taverna, la birra fredda era davvero un toccasana per la sua gola e appena la bevve provò sollievo. In molti al suo interno lo guardavano di sfuggita e nessuno si permetteva di sedersi al suo tavolo. Gabriele scrutò ognuno di loro e intuì una certa diffidenza, persino la cameriera sembrava essere fredda e scostante, ma non solo con lui. Un giovane cercava insistentemente di parlare con la ragazza. Si trattava di Carlo il garzone del macellaio, che le aveva donato dei fiori di campo appena raccolti, ma lei li rifiutò in malo modo, gettandoglieli in faccia. Il giovane rimase fermo, e disagiato, chinò il capo.

La sala vedendo questa scena scoppiò in una fragorosa risata, che si interruppe subito, quando all'improvviso un bambino irruppe alla taverna.

«AIUTO! AIUTATEMI!» gridò a squarcia gola.

Le persone subito voltarono lo sguardo verso il bambino. Era in lacrime e il taverniere gli chiese perché fosse venuto a chiedere aiuto.

«Siamo stati attaccati da un orso! Io sono riuscito a scappare, ma la mia famiglia è in pericolo. Vi prego aiutatemi!» rispose tremando come una foglia.

Gabriele l'aveva riconosciuto era il figlio più piccolo del fornaio. Si alzò e gli andò vicino, poi si inginocchio e gli accarezzò i capelli rassicurandolo.

«Calma! Stai calmo! Dove siete andati?»

«Papà ci ha portati al lago e all'improvviso ci ha attaccati un orso, siamo fuggiti e lui ci ha inseguito. I miei si sono rifugiati in una caverna... ma l'orso... è riuscito a prendere mio fratello»

Si bloccò e scoppiò in lacrime, Gabriele lo abbracciò forte.

«Guidami alla caverna, devo aiutare i tuoi genitori»

«Vengo anch'io!» gridò il giovane garzone.

Gabriele rimase per un attimo sorpreso, vedendo quel ragazzo tarchiato, dai capelli corti e l'aria da sempliciotto. La prima cosa che gli veniva da dire era "No, ragazzo", ma invece gli disse: «Va bene, hai un cavallo e una spada?»

«Sì!» rispose determinato, mentre guardava la cameriera.

III

Il bosco era fitto di vegetazione e la luce traspariva dagli alberi. Il sentiero fangoso era ricoperto dei segni del carro, con cui la famiglia Granaro usava spostarsi. Gabriele era in groppa al suo cavallo con sopra anche il bambino che gli mostrava la strada, dietro di loro c'era Carlo in groppa a un vecchio cavallo che a stento riusciva reggere il passo.

Gabriele si guardò dietro varie volte, vedeva il ragazzo con un'espressione seria e preoccupata.

«Ragazzo perché hai voluto seguirmi?»

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora