I
Il sole era tramontato e il casale era stato occupato dalla compagnia. Lo stabile era grande ed era in aperta campagna, collegato al centro abitato da una stradina sferrata. Al di fuori c'era un ampio spiazzo recintato da una staccionata in pietra, dove si poteva tagliare la legna, oppure arrotare le lame tramite una cote. Di fianco c'era una piccola stalla e un vecchio forno in pietra. L'interno del casale era molto rustico e accogliente, la sala d'ingresso aveva un ampio tavolo rotondo, delle sedie e poltrone dalla pelle usurata, ma ancora ben imbottite. Era presente un angolo dove preparare il cibo e un caminetto dove poterlo cuocere. Al piano di sopra c'erano due stanze, in una si arrangiarono gli uomini e nell'altra si sistemò Zoe.
La ragazza si accomodò nella stanza e incominciò a disfare i bagagli. Le mura erano bianche e spoglie, con alcuni chiodi messi alla rinfusa. Lì appese dei vestiti, la borsa e due amuleti che aveva al collo. Si trattava di due poligoni in metallo formati da sette lati, con dentro una stella. In uno di loro era rappresentato il sole e in un altro mezza luna. Gabriele che passava per il corridoio lì notò e si accostò all'ingresso della stanza.
«Ciao»
«Ciao cavaliere» rispose sorridendogli.
«Che cosa sono quelli?»
«Amuleti, servono per proteggere le persone dal male»
«E funzionano?»
«Non lo so, mia nonna diceva di sì»
«Se tua nonna te li ha dati, vuol dire che funzioneranno di certo»
«Anche se funzionassero, penso che ci vorrà ben più di un paio di amuleti per questa missione»
«Già...forse hai ragione»
«È stato nobile da parte tua impedirgli di fare del male a quella ragazza, non meritava un trattamento simile»
«Ho solo applicato la legge, non era quella la giusta punizione»
«Giusto...» annuì con poca convinzione.
«Senti, prima di iniziare è giusto che ci conosciamo un po' tutti, giù c'è una bella sala con un tavolo. Vi aspetto lì»
«Mi sembra una buona idea!» rispose sorridendo.
«A dopo allora»
Il cavaliere uscì e si avviò nell'altra stanza.
«Va bene a tra poco» disse sottovoce la maga.
II
La stanza degli uomini era stretta e le quattro brandine messe negli angoli peggioravano la situazione. In più c'era un tavolo messo vicino a una parete, dove Nereo ci stava montando sopra le sue apparecchiature portate da casa. Un vero e proprio kit da alchimista, con provette, ampolle e spezie tenute in un mobiletto in legno, che trasportava durante i viaggi. In più aveva i suoi libri, che occupavano un angolo della stanza vicino al suo letto.
La calma finì appena nella camera entrò Damiano. Non perse tempo e buttò la borsa sul pavimento, per poi spaparanzarsi sul letto.
«Che schifo di stanza, almeno il letto è decente»
Nereo lo ignorò e continuò a montare il suo piccolo laboratorio.
«Ehi? Ti diverti a fare degli intrugli? Dai fammi assaggiare qualcosa»
«Non penso ti convenga, è tutto materiale altamente tossico»
«Tossico? E cosa te ne fai?»
«E tu cosa te ne fai di tutte quelle armi che ti porti appresso?»
«Sicuro di non averne bevuto un po' di questa roba?» disse sarcastico all'alchimista.
Nel frattempo, Gabriele ed Elidoro entrarono in stanza.
«Ah, vedo che vi siete già sistemati... bene occuperò quel posto» disse il cavaliere, avvicinandosi al letto.
«Ah guarda un po' chi abbiamo qui! Il cavaliere leggendario» disse Damiano, poi si rivolse a Elidoro «Musicista cantaci una ballata su di lui!»
Gabriele stava sistemando i bagagli, ma si fermò un attimo e evitò di girarsi verso il mercenario.
«Le storie piegano sempre la realtà, sono solo un cavaliere» disse Gabriele per cessare la discussione.
«Purtroppo non ho avuto l'occasione di scrivere una ballata sulle tue gesta, questa potrebbe essere l'occasione perfetta per arricchire il mio
repertorio» gli disse il bardo, con tono di ammirazione.
«Perché no!? Ti ringrazio»
Damiano non perse tempo a punzecchiare Gabriele, sembrava che ci provasse gusto nel farlo.
«Eh sì, sei così famoso che non ho mai sentito parlare né di te, né delle battaglie che hai combattuto... davvero un bel cavaliere. E comunque perché mai dovresti essere il nostro capo?»
Nereo si fermò ad armeggiare con il suo laboratorio ed Elidoro guardò entrambi con un po' d'ansia. Ci fu un momento di silenzio che venne interrotto subito da Gabriele, stavolta si alzò serioso in volto.
«Mettiamo subito in chiaro le cose. Io non sono il vostro capo e non mi è stato chiesto di esserlo. Mi è stata data la responsabilità di tutto il gruppo per l'esperienza che ho maturato in battaglia, se vi darò delle direttive, sarà solo per il bene della missione e se non vorrai rispettarle, allora non ci sarai d'aiuto e quindi sei libero di andartene»
«Sei pazzo? E rinunciare ai soldi dopo essermi sbattuto fino in questo buco di città? Piuttosto, potresti mostrarmi quello che sai fare. Su, fatti avanti, dammi prova di avere le palle»
Gabriele alzò il sopracciglio sinistro e strinse i pugni.
«Se volete ammazzarvi fatelo pure, ma non qui. Ci sono sostanze in questa stanza che potrebbero disperdersi e dubito che riuscireste a ritrovarmele vista la loro rarità»
Gabriele si placò e si avviò alla porta.
«Io vado giù nel salone, dobbiamo organizzarci, vi aspetto tutti»
Se ne andò e scese nel salone grugnando nervosamente.
«Beh direi che è un buon inizio... no?» disse sarcastico Elidoro abbozzando un sorriso.
Nereo si limitò a sbuffare e Damiano scosse la testa.
«Tsk! Senza Palle...»
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Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca Leone
خيال (فانتازيا)Un fantasy medievale ambientato a Stivalia una penisola ispirata al territorio italiano dell'epoca. Gli avvenimenti di questa storia si svolgono a Rocca Leone, epicentro della rinascita di un'entità malvagia che trae il proprio potere dalle cattive...