CAPITOLO 16 - Il cadavere

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I

Il cadavere era stato trovato da dei popolani, nei pressi della statua di Guarino Santoro, un eroe del posto, che cento anni prima aveva respinto un'invasione barbarica e portato in salvo i bambini del paese. Il monumento era posto in mezzo a una piazza in pieno centro. Il gruppo raggiunse la zona e notò una calca di popolani attorno a quello che doveva essere il cadavere. Le persone stavano parlando tra loro e la maggior parte era solo curiosa, o falsamente amareggiata. Ormai gli omicidi erano all'ordine del giorno e non faceva impressione nemmeno trovarli in mezzo alla strada.

Il servo, che aveva accompagnato il gruppo, fece segno a Gabriele dove stava il cadavere. Vicino c'erano anche delle guardie, ma erano lì ferme a osservare.

Gabriele si rivolse a una di loro.

«Fa andare via tutta questa gente»

«Sì, subito» La guardia scacciò le persone in malo modo, anche quelle più insistenti, sembravano un branco di avvoltoi attorno a una carogna. Quando la gente sloggiò e tornò nelle proprie abitazioni, si notò un telo messo sul cadavere alla meno peggio, dal quale fuoriusciva un piccolo piede e delle braccia. Gabriele si avvicinò e tolse il telo. Il suo viso si adombrò subito quando vide che il cadavere era solo un bambino. Aveva all'incirca dieci anni ed era stato sfigurato, il corpo in buona parte era deturpato.

Il cavaliere si girò, chiuse gli occhi e strinse i pugni per trattenere la rabbia. Zoe si avvicinò a lui e gli mise una mano sul braccio.

«Chi può essere stato a fare una cosa simile?»

«Non lo so ma giuro che lo troverò e pagherà per questo»

Nereo nel frattempo si era avvicinato al corpo e lo stava guardando con attenzione.

«Ho bisogno di analizzare il corpo con calma»

Gabriele era pensieroso, ma voleva capire chi potesse essere stato.

«Ti accompagno, voglio andare in fondo a questa storia»

«Vengo anch'io» disse Damiano, raggiungendo l'alchimista.

Gabriele si rivolse a Zoe ed Elidoro, che erano rimasti più in disparte.

«Tornate a casa e state attenti»

«Ci sono io qui, non c'è nulla da preoccuparsi» rispose spavaldo l'artista. Zoe invece era incerta, una parte di lei sarebbe voluta rimanere e un'altra avrebbe voluto cancellare quelle immagini dalla mente.

«Sicuro Gabriele?» domandò la maga.

«Sì, andate»

Zoe si avviò ed Elidoro la seguì, ma venne fermato per un braccio da Gabriele, che aveva uno sguardo perplesso e di rimprovero.

«Cerca di non mancarle di rispetto»

«Ma per chi mi hai preso? Io sono un gentiluomo» disse Elidoro sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi.

Se ne andò con Zoe, lasciando il cavaliere ancora più perplesso.

II

Il cadavere del bambino venne trasportato in una sala mortuaria e fatto stendere su un tavolo.

Era un posto molto angusto, sulle pareti c'erano ganci con appesi vari strumenti, su delle mensole c'erano dei barattoli riempiti di liquido conservante, in cui c'erano organi o arti recisi. Tutto era illuminato dalla fioca luce di quattro lanternine poste agli angoli della stanza.

Nereo aveva indossato i suoi occhialini e stava analizzando il corpo, visionandolo e tastandolo.

«Il cadavere presenta delle ferite da taglio molto profonde all'addome, la faccia è stata sfigurata e gli mancano dei pezzi di carne. Anche gli arti sono pieni di morsi, ho fatto dei calchi, dategli un'occhiata»

L'alchimista indicò un tavolo dove erano poggiati i calchi. Damiano li visionò attentamente, facendoli girare tra le mani.

«La forma dei denti non lascia dubbi... Sono denti umani, ed è stata più di una persona ad ammazzarlo»

«Cannibalismo... ci sono altri indizi?» domandò perplesso Gabriele.

«Le ferite all'addome fanno pensare ad una lama corta, forse un coltello da cucina»

Il cavaliere ci pensò un attimo e saltò subito a una conclusione.

«Un cuoco!»

Nereo lo guardò sconcertato, lanciandogli un'occhiata di disgusto. Anche Damiano era seccato da questa uscita e non le mandò a dire.

«Ma cosa dici stupido! Chiunque potrebbe avere un coltello simile»

«Già... vero»

Nereo si rivolse ancora a Gabriele, aveva qualcosa in mente e gliela propose.

«Prima che fossimo interrotti, mi era venuta un'idea. Per scoprire chi è l'artefice di questi omicidi, cosa saresti disposto a fare?»

«Farei sicuramente di tutto»

«Bene... allora dimmi» si prese una pausa ed estrasse da una delle tasche del vestito del bambino una trottola in legno, dopo la gettò tra le mani di Gabriele «Hai un buon ricordo di quando eri bambino?»

«Cosa?»

Il cavaliere rimase stranito, guardò prima Nereo, poi la trottola e poi Damiano, che allargò le braccia non capendoci nulla.

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora