I
Elidoro giocherellava con le corde del suo mandolino e di sfuggita lanciava occhiate alle guardie appostate all'ingresso degli uffici di Tolomei. L'artista era seduto su una panca in legno di noce, era solida, ma scomoda e prima di lui c'erano persone che erano lì per svariati motivi, chi per faccende burocratiche e chi per proporsi come fornitore commerciale. C'era da aspettare tanto, e dopo qualche ora, Il bardo incominciò a manifestare i primi sintomi di impazienza. I suoi piedi si muovevano in maniera compulsiva e il suo sguardo addormentato si alternava a sbadigli che facevano sobbalzare le anziane ai suoi lati, anch'esse dormienti. La fila sembrava interminabile, ma con l'andare del tempo si smaltiva e finalmente arrivò il turno dell'artista, ormai addormentato. Lo dovettero svegliare, altrimenti lo avrebbero superato in molti. Fu merito di una donna che mandò il suo figlioletto a scuoterlo. Il bambino gli andò vicino e lo prese a calci su uno stinco. Il bardo sentì tanto dolore, ma riuscì a trattenere le imprecazioni e si ricompose, ringraziando la madre e facendo un falso sorriso alla piccola peste.
Venne scortato dalle guardie fino alle porte dell'ufficio, nel camminare voltò lo sguardo alle sue spalle e notò tutte le persone che lo precedevano, riempivano l'intera sala d'aspetto e le guardie avevano il loro bel da fare nel tenerle a bada.
II
Tolomei era seduto dietro la sua scrivania, sparsi nell'ufficio c'erano scartoffie e faldoni allegati con del filo di spago. C'era anche una brocca piena di succo d'arancia, alla quale il monsignore aveva attinto per berne un bicchiere. Dopo sbuffò e chinò il capo per la stanchezza. La porta si aprì ancora e Tolomei alzò gli occhi al cielo.
«Ora chi è?» chiese alla guardia alla porta.
«È quell'artista, Elidoro Eliometri»
Tolomei sentendo quel nome si ricompose e fece cenno di farlo entrare. Il bardo entrò e salutò il monsignore, lui ricambiò e lo invitò a sedersi.
«Ah caro Eliometri, come stanno andando le cose nel gruppo?»
«Tutto bene, qualche piccola incomprensione, ma nulla che non si possa aggiustare. Mi ha convocato per quale motivo?»
«Ti avrei voluto convocare prima, ma come hai potuto notare ho il mio bel da fare»
«Già, ho notato»
«Non ti voglio far attendere oltre. Ti voglio fare un piccolo omaggio»
Si alzò e prese un libro dalla libreria. Era un tomo robusto e pieno di polvere, quando ci soffiò sopra per toglierla, l'aria si riempi di una piccola coltre che fece tossire il bardo. Il monsignore guardò la copertina con soddisfazione e lo porse a Elidoro.
«Un libro?» domandò sorpreso il bardo.
«Guarda meglio!»
Elidoro lesse il titolo "Melodie dello stivale". Sulla sua faccia si stampò un sorriso a trentadue denti.
«Ma questo libro è rarissimo! Contiene le migliori melodie scritte prima dell'anno mille»
«Mi fa piacere che sia di tuo gradimento»
«Non dovevate»
«No mio caro... Io posso, e se te l'ho regalato è perché ti ritengo un grande artista, studialo a fondo mi raccomando»
Il bardo lo ringraziò e iniziò a sfogliare il libro.

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Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca Leone
FantasyUn fantasy medievale ambientato a Stivalia una penisola ispirata al territorio italiano dell'epoca. Gli avvenimenti di questa storia si svolgono a Rocca Leone, epicentro della rinascita di un'entità malvagia che trae il proprio potere dalle cattive...