CAPITOLO 2 - Due vecchi amici

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I

Monsignor Tolomei aveva gli occhi assonnati, non era riuscito a chiudere occhio. Da quando si era messo in viaggio, la carrozza concessagli dal santo Papa percorreva strade piene di buche e sassi. Il cocchiere faceva di tutto per evitarli, ma erano troppi. Il giorno prima, il monsignore ebbe modo di vedere le meraviglie che il sentiero dei due mari aveva da offrirgli. Davanti ai suoi occhi passarono verdi vallate con boschi fitti di vegetazione, ruscelli e laghi con animali di ogni specie, come l'imponente aquila reale, gli stambecchi, gli orsi e in particolare i lupi, che costrinsero la carrozza a cambiare percorso. Tolomei in cuor suo sapeva che i lupi erano creature di Dio, ma gli avevano complicato il viaggio, per questo gli diventarono antipatici.

All'ennesima buca, ordinò al cocchiere di fermarsi, ma lui rassicurò l'anziano.

«Sua eminenza siamo quasi arrivati. Stiamo nei pressi di Neo Polis»

Il monsignore si affacciò e notò le prime abitazioni in pietra e paglia, appartenevano a contadini che lavoravano i campi. Più in là si poteva scorgere anche un mulino con le pale in movimento, uno degli operai gridava il nome del figlio, ma non l'avrebbe mai sentito. Era nei campi a giocare insieme a suoi amici, si stavano rincorrendo.

Tolomei accennò un sorriso, ma smise subito, quando per un attimo si ricordò quegli occhi indemoniati e quel sorriso diabolico.

«D'accordo proseguite» rispose perplesso.

Il cocchiere superò le porte della città e per fare prima fece il giro del mercato. C'era molto fracasso e molta folla, Tolomei era abituato alla tranquillità della sua basilica, Il massimo della confusione che tollerava erano le feste di paese di Rocca Leone. Strabuzzò invece gli occhi quando la carrozza fece la strada del lungo mare, l'ebbrezza marina e il rumore delle onde che si schiantavano sugli scogli, accompagnate dal verso dei gabbiani, rendevano quel tratto di strada unico ed evocativo. Era da tanto tempo che non vedeva il mare, troppo.

II

Arrivati al ponte del castello, Il cocchiere aiutò Tolomei a scendere e portare il bagaglio.

La sala del Re era molto ampia in lunghezza, ornata di quadri, che ricordavano vecchie battaglie e avi della famiglia reale. Ai lati della stanza erano appostate quattro guardie, più due ai lati del trono.

Re Edoardo era grasso, con i capelli corti e la barba grigia. Il trono era molto robusto, fatto apposta per sopportare un peso regale come il suo. Era un Re buono e intelligente, che aveva combattuto e fatto tanto per il suo popolo, ma non bisognava fargli notare il proprio peso. Una volta a quello che ci provò, lo fece appendere a testa in giù al posto di una bandiera, per tre giorni.

Dopo una giornata piena di persone da ricevere, il Re era annoiato e voleva solo andare a fare altro.

«Per oggi abbiamo finito?» chiese al consigliere alla sua destra.

«Solo un'ultima visita, vostra altezza. Monsignor Tolomei di Rocca Leone le chiede udienza»

«Ah, fallo entrare»

Il consigliere fece cenno all'usciere di far entrare la persona.

«Monsignore Tolomei di Rocca Leone» l'usciere l'annuncio.

Tolomei entrò reggendosi con un bastone, arrivò vicino al trono e si inginocchiò reggendosi con due mani, sempre al suo fidato appiglio.

«Sua altezza» disse il curato al Re con rispetto.

Lui, con aria seria e scrutatrice, si alzò e andò vicino al monsignore sempre in ginocchio. Gli girò attorno e poi si fermò davanti a lui. Gli fece cenno di alzarsi e lui si alzò. I due si scrutarono con attenzione. Il consigliere e l'usciere avvertirono tensione nell'aria, il silenzio faceva da padrona quel momento, ma ad un certo punto...

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora