I
Si stava facendo sera e il cielo grigio era terso di nuvole. Le strade di Rocca Leone erano deserte, la campana del coprifuoco era già stata suonata da un'ora e per le strade regnava il silenzio. In uno dei vicoli della città erano appostati Nereo insieme a un bambino. Il fanciullo era magro e piccolo di statura, con dei capelli castani e lunghi, delle guanciotte rosse e degli occhi vispi color nocciola. Aveva l'aria perplessa e sentiva anche un po' freddo, forse era l'ansia che gli attanagliava le ossa, o forse il vestiario troppo leggero per l'occasione.
«Sei sicuro che possa funzionare? Non sarà pericoloso?» chiese il bambino con voce timorosa.
«Per la missione è la cosa migliore, ma non ci metterei le mani sul fuoco per quanto riguarda la tua incolumità» rispose Nereo, accennando un sorriso sarcastico.
«Hai un modo molto particolare di rassicurare le persone»
«Lo so... è il momento, devi andare»
Il bambino si fece coraggio, si avviò verso la piazza grande del paese e Nereo lo chiamò facendolo fermare.
«Ah non dare retta agli sconosciuti» disse accennando un sorriso.
Il bambino non era in vena di sarcasmo e scosse la testa andandosene.
II
Il fanciullo entrò nella piazza del mercato, era deserta e le bancarelle tutte smantellate per essere rimontate il giorno dopo. I negozi erano chiusi e gli unici suoni che si sentivano, erano il fruscio del vento, il tonfo delle imposte delle finestre che sbattevano e il cigolio delle pale del mulino al centro della piazza. In strada c'erano solo poche persone che camminavano in maniera abbastanza disorientata. Tre uomini di mezza età, uno spalava il fieno con un forcone e gli altri due girovagavano in tondo con delle fiaccole. C'era anche un'anziana signora dal colorito biancastro, gli occhi scavati e lo sguardo perso. La donna si avvicinò al bambino, aveva attirato la sua attenzione e puntò i suoi occhi fissi su di lui. Il bambino indietreggiò lievemente e sospirò in maniera nervosa, lei si avvicinò di più e ormai il piccolo non poté più tirarsi indietro.
«Ciao bambino, che ci fai qui?» disse l'anziana.
«Non ho un posto dove andare, avete da mangiare signora?»
Anche le altre persone notarono il bambino e incuriositi si avvicinarono lentamente ai due.
«Certo che ho da mangiare, quanti anni hai?» chiese l'anziana con curiosità.
«Ne ho otto signora, davvero mi darà da mangiare?»
La vecchia gli sorrise in maniera subdola.
«Certo devi solo venire con noi» rispose.
Nella discussione si intromisero anche gli altri uomini, sembravano dei cani davanti a un pezzo di manzo, lo si notava dal respiro pesante che avevano e gli occhi iniettati di sangue, con le pupille ristrette.
«Sì vieni con noi, mangeremo tutti a sazietà»
«Vieni e non avrai più fame» aggiunse uno di loro.
I quattro cambiarono completamente il colore degli occhi in rosso, acquisendo tratti facciali che avevano ben poco di umano e più simili a demoni. Il piccolo se ne accorse, ma cercò di mantenere il sangue freddo.
«E dove lo avete trovato tutto questo cibo?» domandò ancora il bambino.
«È proprio qui, davanti a noi...»
A quel punto gli indemoniati si lasciarono andare e il loro viso si deformò, accentuando la macella e la bocca, che sfoggiava denti acuminati come rasoi. La donna estrasse dalla tasca della gonna un coltellaccio, gli altri impugnarono con decisione forcone e fiaccole.
Il bambino indietreggiò e scappò di corsa, i quattro indemoniati lo inseguirono per le strade della città. Il fanciullo era veloce, ma quegli indemoniati erano qualcosa al di fuori del normale, persino l'anziana signora era agile e veloce come un gatto.
III
Dopo aver corso tanto per le strade della città, cercando di seminarli, il bambino imboccò un vicolo, che purtroppo si rivelò cieco.
Davanti a lui c'era solo un muro, era in trappola. I quattro avanzarono sicuri di loro con la bava alla bocca. Arrivati vicino gli saltarono addosso, ma vennero bloccati e respinti da una barriera invisibile.
Zoe ed Elidoro si materializzarono alle spalle del campo protettivo formato dalla maga. Il bambino vedendoli tirò un sospiro di sollievo.
«Pensavi che ti avremmo lasciato solo?» lo rassicurò la maga.
Elidoro cacciò dalla borsa una boccetta dal liquido verde.
«Bimbo è l'ora della medicina!»
Il bambino ne bevve un sorso e fece una smorfia di disgusto.
«Bleah! È amara»
«Su, su, non fare i capricci, Nereo ha detto che devi berla tutta. Avanti!»
Dopo vari tentativi di oltrepassare il campo protettivo, uno dei quattro infetti venne preso di sorpresa da Damiano, che gli sferrò un pugno mandandolo a tappeto. Gli altri tre si girarono e gli diedero addosso. Il mercenario li affrontò a muso duro e si sferrò all'impazzata contro di loro.
Nel frattempo la maga mise fretta al bambino, perché la barriera non avrebbe retto a lungo e Damiano aveva bisogno del loro aiuto.
«Bevi presto!» disse con frenesia Elidoro.
Il piccolo bevve tutta la pozione e tornò adulto. Zoe fece una rapida magia per riadattare i vestiti al corpo del cavaliere. Gabriele aveva un'espressione inorridita dal gusto della pozione ed era nauseato.
Damiano combatteva contro i quattro, con la sua forza e l'ascia a due mani, che aveva sfoderato poco prima. Colpì mortalmente la vecchia, fracassandole il cranio. Gli altri lo affrontarono con ferocia provando a morderlo e infilzarlo con il forcone. Il mercenario li teneva a bada e li colpiva con violenza, ma erano resistenti e veloci, perché attaccavano tutti assieme. Uno dei due indemoniati morse l'avambraccio di Damiano e l'altro lo trafisse alla gamba con il forcone. Le urla di dolore riecheggiarono in tutto il paese e i suoi compagni cominciarono a preoccuparsi.
«La mia spada presto!» gridò con foga Gabriele.
Elidoro si slacciò la spada da dietro le spalle e gliela diede. Il cavaliere si buttò all'impazzata, caricando l'infetto che si era rialzato, lo prese di peso e lo buttò di nuovo a terra con violenza, per poi colpirlo con il manico della spada. Dopo corse da Damiano e attaccò quello con il forcone, e con una serie di pugni e colpi di spada, lo disarmò. Damiano afferrò l'altro alla testa e lo buttò con irruenza contro il muro, facendogli perdere i sensi. L'ultimo infetto, ormai disarmato e solo, cercò di scappare e Nereo appostato dall'alto di una casa, lanciò una delle sue bombe stordenti, che prese in pieno il bersaglio facendolo accasciare a terra.
«Ben fatto!» disse Gabriele soddisfatto.

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Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca Leone
FantasyUn fantasy medievale ambientato a Stivalia una penisola ispirata al territorio italiano dell'epoca. Gli avvenimenti di questa storia si svolgono a Rocca Leone, epicentro della rinascita di un'entità malvagia che trae il proprio potere dalle cattive...