CAPITOLO 4 - L'artista donnaiolo

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I

Colonello aveva corso per tutta la giornata, era stanco e sembrava che potesse crollare da un momento all'altro. Anche Alcide voleva riposare e soprattutto mangiare. Per fortuna arrivarono al posto che gli era stato indicato dal direttore del teatro, dove il destinatario della lettera aveva lavorato in precedenza.

Davanti a lui c'era uno schieramento di ampie tende colorate situate in una grande porzione di terreno, a giudicare dagli ornamenti ricchi di fiori si stava tenendo un ricevimento matrimoniale. Era tutto all'aperto e delineato da guardie armate di picche, al centro c'erano tavoli sparsi, in cui banchettavano gli invitati e a lato un tavolo lungo dove c'erano i festeggiati. Alcide venne fermato da uno dei servi e si presentò.

«Scusate, è qui che si festeggia il matrimonio tra il marchese Rodolfo Bilancione e la baronessina Briante?»

«Sì, lei è uno degli invitati?»

«No. Sono qui per consegnare un messaggio da parte del Re»

«Ho capito... Gli sposi sono seduti a quel tavolo». Indicò con un dito il tavolo degli sposi «Devo annunciarvi?»

«No, non c'è bisogno»

Il messaggero camminò verso il tavolo dei festeggiati e li guardò da lontano.

Il marchese Rodolfo era un uomo di mezza età, dai pochi capelli, la barba ben curata, un naso importante ed era vestito con una tunica azzurra con ricami in oro. Si stava beatamente bevendo del vino, mentre teneva abbracciata e baciava Briante. La sposa era giovane, dai capelli mori e le labbra carnose, vestita con un abito bianco dalla scollatura molto generosa.

Alcide raggiunse il tavolo e salutò con cortesia lo sposo.

«Buonasera marchese Bilancione!»

Lui lo guardò stranito.

«Chi sei?»

«Sono il messaggero di Re Edoardo e...» non ebbe modo di continuare, perché fu interrotto dal marchese, che lo guardò con più attenzione e lo riconobbe.

«No aspetta, aspetta... Tu sei Alcide!? lo stalliere!»

Alcide rimase in silenzio sentendosi a disagio. Rodolfo rise di gusto e si rivolse subito alla consorte «Amore sai che questo era il mio

stalliere?» poi si rivolse ancora divertito al suo ex dipendente.

«Certo che ne hai fatta di carriera... addirittura messaggero del re!».

«Sì, devo consegnare una lettera a Elidoro Eliometri»

«Sei capitato nel posto giusto! Si esibirà per me e la mia sposa» disse orgoglioso girandosi verso la moglie. Dopo si ricordò di essere un nobile e di avere "dell'educazione".

«Naturalmente puoi sederti e mangiare a sazietà. Lo sai che non bado a spese»

«La ringrazio per l'invito, accetto volentieri e le faccio le mie congratulazioni»

Alcide si allontanò molto scuro in volto, stringendo i pugni e i denti per trattenere la rabbia. Il marchese lo guardò andarsene e mormorò qualcosa.

«Chi lo avrebbe detto... e pensare che spalava la merda dei miei cavalli»

Il messaggero si andò a sedere a un tavolo, venne servito con del vino e del pollo, e dopo aspettò seduto con calma.

II

La festa andava avanti e non si risparmiarono vino e cibarie. La gente era tutta allegra e si sentiva un gran vociare. L'unico a stare tranquillo in un angolo era sempre Alcide, che aspettava in silenzio Eliometri. Si faceva aspettare come tutti i grandi artisti e aveva una sua tenda personale, dove aveva dato disposizione di non essere disturbato prima della sua esibizione. Il marchese fece mettere delle guardie vicino all'ingresso, in questo modo nessuno sarebbe potuto entrare. Ad Alcide non rimaneva altro che aspettare, ma non dovette farlo ancora per molto.

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora