CAPITOLO 10 - Beata ignoranza

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I

Alcide guardava la città dalle mura del castello. Da lontano si poteva ammirare la piazza del mercato e gran parte del paese, alle spalle c'era il monte Luet in tutta la sua imponenza, ben 1400 metri d'altezza. Alcide aveva i le mani sul muretto e le muoveva nervosamente, era preoccupato in volto e anche Bruno, la guardia al suo fianco, se ne era accorto. Gli chiese perché avesse quell'espressione così impensierita e lui gli rispose.

«È quasi mezzodì, tra poco dovrebbero arrivare le cinque persone convocate dal monsignore»

«Sai che ridere se non si presentano!» disse la guardia facendo un sorriso da ebete.

«Altro che risate» gli rispose Alcide «Dopo tutto il tempo che ci ho messo per scovarli e avvertirli... non esiste! Si devono presentare!»

Un servitore in mezzo alle scale chiamò il messaggero, l'usciere lo voleva urgentemente. Lui sbuffò ansioso e diede la lista con i nomi alla guardia, facendogli delle raccomandazioni.

«Allora, questi sono i loro nomi. Aspetta che ci siano tutti e poi falli salire, capito?»

«Sì, ma io...»

Alcide se ne andò in fretta e lasciò la guardia molto perplessa.

"Maledizione! Io non so leggere, e adesso chi glielo dice?"

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora