CAPITOLO 22 - Incontro con Tolomei

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I

Il castello di Rocca Leone aveva un ampio giardino privato, a cui si poteva accedere dalla cappella. Era un posto tranquillo, in cui il monsignore Tolomei veniva a meditare e dedicarsi al suo hobby preferito, la botanica. Erano presenti molte specie di piante che circondavano tutta l'area e si concentravano nel centro. la maggior parte delle colonne e le panchine in pietra delimitavano tutto il porticato, la zona del passeggio era fatta di mattonelle in pietra e ceramica, ornata da disegni dei migliori artisti del regno.

Quel giorno Tolomei aveva un ospite e stava camminando sotto il porticato con lui. Si trattava di Gabriele, che come gli aveva promesso, lo aggiornava sulla loro missione. Era già un po' di tempo che camminavano e il cavaliere notò la quiete del posto, amplificata dal tacere del monsignore.

«Questo è un posto molto tranquillo, nessuno la disturba» disse Gabriele per smorzare il silenzio.

«È qui che passo la maggior parte del mio tempo, il silenzio e la tranquillità mi aiutano a riflettere... ma non disdegno anche un po' di conversazione, sono lieto che tu sia venuto a trovarmi»

«Il piacere è mio. Lei invece non viaggia spesso?»

«Oh no, un vecchio come me correrebbe fin troppi pericoli. Temo che il mio viaggio al palazzo reale sia stato l'ultimo... almeno ho rivisto un vecchio amico»

Gabriele cercò di rassicurarlo.

«Riusciremo a risolvere questa situazione, la missione che ci ha affidato è solo all'inizio, le chiedo ancora di pazientare»

«Su, aggiornami. Come sta andando?»

«Come ben sa, abbiamo catturato i responsabili dell'omicidio di quel bambino»

«Bene!»

«Erano quattro persone, ma siamo stati costretti ad eliminarne una durante la cattura. Hanno manifestato atteggiamenti molto violenti e quasi inumani per certi aspetti, le faccio pensare che sul cadavere abbiamo riscontrato numerosi graffi e morsi molto profondi»

«Purtroppo la cosa non mi sorprende... qualcuno di loro ha parlato?»

«Stiamo cercando di interrogarli, ma hanno una resistenza davvero notevole»

«Ho saputo anche delle vostre più recenti vicende... avete rischiato grosso»

«Sì, siamo stati abbastanza incauti, ma alla fine abbiamo ammazzato quel mostro»

«Non mi sorprende molto che abbia scelto la marchesa Vivaldi per i suoi loschi scopi, era una donna di indole malvagia»

«Ma pur sempre una donna, un essere umano...» disse Gabriele con inquietudine.

«Dai ragazzo! Non ti abbattere, state facendo un buon lavoro e nutro fiducia in voi, altrimenti perché vi avrei convocati?»

«La ringrazio»

«Come avete intenzione di procedere?»

«Continueremo con gli interrogatori, per il momento i prigionieri sono l'unica cosa che abbiamo»

«Mi sembra una buona idea»

«Mi scusi... prima di congedarmi vorrei parlarvi di una questione personale»

I due si fermarono e Tolomei lo guardò, sembrava qualcosa di importante a giudicare dall'espressione perplessa di Gabriele. Il monsignore gli fece segno di sedersi su una panchina.

«Ma certo, però sediamoci, le ginocchia di questo vecchio reclamano un po' di riposo»

I due si sedettero, ma Gabriele rimaneva in silenzio e a disagio. Tolomei lo notò, gli sorrise cercando di rassicurarlo e lo invogliò a parlare.

«Vede, io... da qualche tempo temo di aver perso la mia determinazione. Combatto per la fede e la giustizia, ma portare la morte mi fa star male. Il dubbio mi affligge e mi chiedo se la violenza sia davvero la nostra unica arma contro questo male, e se coloro che ho ucciso potevano essere salvati? Possibile che l'unica via per un mondo di pace sia irta di sangue e sofferenza?»

«Figliolo, il dubbio ti affligge perché il tuo animo è puro, ciò che provi non è sbagliato. Anch'io vorrei poter scacciare il male e redimere i peccatori senza spargere sangue, ma la tua missione non può conoscere alcuna esitazione, non c'è scelta. Il tuo operato renderà un grande servizio alla comunità, alla Chiesa e a Dio onnipotente, abbi solo questo in mente. La giustizia è con te, essa sarà la tua forza»

«Grazie, lo ricorderò»

II

Sugli occhi di Nereo erano presenti delle occhiaie vistose, aveva passato tutta la notte nell'obitorio ad analizzare il cadavere del bambino e armeggiare con le provette del suo laboratorio, ma fu solo al mattino seguente che riuscì a trovare una soluzione. Dopo mandò a chiamare Gabriele, che nel giro di poco lo raggiunse.

«Ci sono novità?» domandò appena arrivò.

«Sì...» rispose sbadigliando e poi continuò «Sì, penso di aver trovato un modo per far parlare i prigionieri»

Gabriele notò le occhiaie dell'alchimista.

«Ma non hai dormito?»

«Lascia stare... fammi spiegare questa cosa»

«Bene allora dimmi»

«Il loro corpo è invaso da un'aura malefica che li rende estremamente forti e resistenti, ma sembra che quest'aura possa essere indebolita dalla luce del sole. Guarda!»

Nereo prese una boccetta con del liquido nero, la mise sul davanzale della finestra e il contenuto diventò trasparente.

«Era siero prelevato da uno degli infetti. Interrogarli in pieno giorno, potrebbe dare risultati migliori»

«Hai ragione, ma ora vatti a fare una dormita»

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora