Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca Leone

Lettera di Alcide 1

12/06/1235

Mia amata Adele, sono passate settimane oramai e finalmente posso scriverti questa lettera.

Ho impiegato più tempo del previsto per rintracciare tutti i membri del gruppo a cui dovevo consegnare le missive. È stata dura, ma alla fine li ho portati al cospetto del monsignor Tolomei, che molto gentilmente mi ha permesso di dimorare al castello della milizia, dandomi una stanza. È piccola, ma ha l'essenziale, un letto, una scrivania con una sedia, un lavabo, un armadio e un accesso privato alle latrine. Ha anche una finestra che dà sulla piazza principale della città, riesco a vedere quasi tutto quello che succede in paese, come la cattura avvenuta ieri di quattro indemoniati.

Avresti dovuto vederli, gli inquisitori sono stati grandiosi, ma ancora non si è risolto nulla. In paese si respira un'aria pesante, la gente ti osserva in malo modo e il malumore serpeggia sulle loro facce. Sembra quasi come se nascondessero qualcosa, eppure dovrebbero essere contenti di come si sono comportati gli inquisitori.

La notte è pericoloso scendere in strada, dalla mia finestra ho scrutato delle fiaccole in un vicolo e proprio lì il giorno dopo e stato trovato il cadavere di un uomo. A giudicare dalle ferite e dai morsi, si tratta sempre di indemoniati.

Tolomei mi ha anche affidato un corvo messaggero abituato a recapitare messaggi al palazzo di Neo Polis. Spero solo che il corvo sia veloce, l'ho trovato un po' deperito, credo che gli darò da mangiare.

Non so quanto tempo il Re mi farà rimanere a Rocca Leone, fosse per me ritornerei a Neo Polis subito a riabbracciare te e i nostri due bambini.

A proposito, Come stanno? Michelino era vivace e in salute quando mi misi in viaggio, invece la piccola Lara non mangiava e piangeva molto. Odio vederla piangere, ma quando tornerò mi farò perdonare, le porterò una bella bambola.

Nell'attesa ti prego di scrivermi e farmi sapere come state.

Tuo amato Alcide.