CAPITOLO 49 - Chi la fa l'aspetti

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I

Dalla montagna si poteva vedere tutta la vallata nella sua vastità e si poteva scorgere Rocca Leone. Era sera ormai, ma la città era ben visibile, visto che era in fiamme. Il fumo si spargeva nell'aria fino ad arrivare alla montagna. Gabriele era fermo sul dirupo a guardare inerme lo spettacolo. Da lontano si udirono grida e versi disumani, provenienti da quello che oramai era un inferno.

«La città è fuori controllo. Troviamo Elidoro, forse fermandolo potremmo mettere fine tutto questo»

«Sono d'accordo, ma è passato del tempo da quando l'ho visto, non abbiamo la più pallida idea di dove sia» disse Tessa, che era seduta e sconsolata sotto un albero.

«Non sono d'accordo» disse Nereo «Io credo di sapere dove èandato quell'infame»

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Elidoro entrò in basilica e si presentò al cospetto del monsignore.

«Sua eminenza!» disse sorridendo, mentre faceva un inchino.

«Come è andata la missione figliolo?»

«Come previsto sua Eminenza»

«Qualche inconveniente?»

«Assolutamente nessuno, tutto come programmato»

«Bene, verrai ricompensato come meriti» protese la mano verso l'artista e continuò in maniera sbrigativa «C'è quell'ultima cosa che mi devi dare»

«In realtà la strada è lunga e ho avuto modo di pensare» Elidoro prese dalla schiena il mandolino e se lo mise tra le braccia. Aveva un sorriso spavaldo e un'aria disinvolta, al contrario di Tolomei, che inarcò le sopracciglia e rimase senza parole.

«Credo che sia lei a dovermi dare qualcosa» disse Elidoro, sfoggiando uno dei suoi migliorisorrisi.

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«Credo che Elidoro abbia usato una delle reliquie più sacre della cristianità per accumulare potere, ma adesso credo che abbia bisogno anche di altro» disse Nereo mentre cercava di stiracchiarsi i muscoli delle braccia.

«Che intendi?» domandò Tessa.

«Per gestire completamente il flusso del male c'è bisogno di un'altra reliquia sacra»

«Non starai pensando alla croce di Tolomei?» domandò stavolta Zoe.

«Sì, lui è l'unico guardiano in vita dell'unico frammento rimasto della vera croce»

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«E se io rifiutassi che cosa vorresti fare?» domandò nervoso Tolomei.

«Secondo lei? Ora sono io che ho il coltello dalla parte del manico»

«La reliquia che porti sarà anche più potente della mia, ma la potenza non è tutto, come l'esperienza del padre che sovrasta la forza del figlio»

«Scommettiamo?» disse spavaldo Elidoro.

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«Quale sarebbe questa sua reliquia che accumula il male?» chiese Zoe.

«Nel Liber Mutus, si ipotizza che Dio abbia un nome composto da quattro lettere e che per ogni lettera sia stato donato un capello d'angelo, al fine di consentire agli uomini di controllare il male» rispose Nereo.

«Va al punto» disse nervosa Tessa.

«Il frammento della vera croce, unita ai capelli d'angelo, dovrebbero consentire a qualunque uomo di incanalare il flusso del male all'interno di sé ed acquisire potere assoluto. Il punto è che Elidoro non ha più quei capelli»

«Come lo sai?» chiese Gabriele.

Nereo cacciò dalla tasca i capelli d'angelo e li mostrò ai suoicompagni.

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Tolomei aveva un'espressione molto preoccupata. Elidoro fece degli accordi al suo mandolino con un sorriso sicuro sulle labbra, ma si accorse subito che il suono era diverso da quello di prima. L'espressione di Elidoro cambiò in modo repentino, ora aveva una faccia terrorizzata. Continuò a cambiare accordi, ma il risultato era sempre lo stesso, un rumore sordo e sgraziato. Tolomei diventava sempre più sereno ad ogni accordo. Cominciò a camminare verso l'artista e gli si parò davanti.

«Cambiato corde?»

Elidoro indietreggiò e mise le mani avanti implorandolo.

«No, No, vi prego NO!»

Il monsignore, con un semplice schiocco di dita, disintegrò il Bardo, rendendolo un mucchio di polvere.


Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora