I
Nereo stava salendo le scale della torre che portavano alla prigione. Sul suo volto si era formato un ghigno che difficilmente sarebbe riuscito a svanire. Nemmeno gli scalini sconnessi, da cui cadeva spesso, lo preoccupavano quel giorno. Dietro di lui svettava Damiano, anche lui sembrava allegro e giocava con un fagotto di stracci, portandoselo da una mano all'altra come un giocoliere. La sfera di stracci era macchiata di sangue in più punti, e sobbalzando da una parte all'altra, si impregnò completamente di rosso.
Poche ore prima, Nereo aveva dato disposizione alle guardie carcerarie di mettere i due detenuti indemoniati nella stessa cella. Si sentivano le loro voci dall'esterno, stavano bofonchiando qualcosa. Il fatto di esser stati messi nella stessa cella creava in loro numerosi interrogativi e molte ipotesi, che li portò a litigare in maniera pesante. I due indemoniati erano sudati e con indosso dei vestiti logori, la prigionia li aveva segnati anche nell'aspetto fisico, sembravano deperiti. Il più alto dei due aveva preso l'altro per la camicia e l'aveva buttato al muro. Lo guardava in cagnesco e stava per dargli un pugno. L'altro per la paura chiuse gli occhi, ma vennero interrotti quando la porta della cella si aprì. Si voltarono entrambi e videro entrare Nereo con a seguito Damiano.
«Buongiorno a voi, perché state litigando? Pensavo vi facesse piacere farvi compagnia» disse Nereo, con tono sarcastico.
I due non risposero e lo guardarono con disprezzo.
«Sono venuto per darvi una bella notizia. Finalmente ora sappiamo chi è "Ragade nera"» stavolta i denti stretti degli indemoniati si allentarono, facendo allargare la bocca dallo stupore «E tra breve sarà sotto la nostra custodia, grazie al vostro amico...»
Nereo fece cenno a Damiano di procedere e lui, dopo aver sciolto il fagotto, mostrò cosa c'era al suo interno.
Tra le mani la testa insanguinata dell'indemoniato ucciso grondava ancora sangue. Il mercenario la mostrava tenendola per i capelli e sorrise ai due, per poi buttargliela ai loro piedi. I detenuti si misero a urlare e sui loro volti si materializzò il terrore.
«Purtroppo, era ampiamente riuscito a irritare il mio compagno qui accanto, e onde evitare fastidiosi nervosismi per il resto della giornata, ho deciso di concedergli di rilassarsi come meglio riteneva. Purtroppo, mi è stato rimproverato il fatto che il vostro sangue risulta particolarmente ostico da rimuovere dai muri di queste celle, quindi vi chiederei la cortesia di lasciare il castello ed evitarmi ulteriori fastidi»
«Tu stai mentendo» disse il detenuto più basso.
«Facciamo in questo modo... uscite dal castello, fate una passeggiata distensiva e tornate qui tra massimo un'ora, potrete assistere di persona alla pubblica esecuzione del vostro padrone. Ovviamente sarà una condanna al rogo. Ora cortesemente andatevene!»
Gli infetti erano increduli e paralizzati, non muovevano un muscolo e Damiano si era spazientito.
«Allora non avete capito? ANDATEVENE VIA!» li scacciò con brutalità, prendendoli di peso e dandogli dei calci. I due corsero via senza fermarsi, mentre Nereo diede una pacca sulla spalla a Damiano.
«Ben fatto!»
II
Era mattina presto, per le strade non c'era nessuno, si udivano solo i passi veloci e pesanti degli infetti. I due corsero all'impazzata fino a una piazzetta vicino alla prigione. Affannavano vistosamente e cercavano di riprendere fiato. Si guardarono esausti e increduli, uno dei due si avvicinò vicino alla fontanella della piazzetta e bevve con frenesia.
«Ma come può aver vuotato il sacco?» disse l'altro.
«Dannazione! Non ci posso credere»
«Dobbiamo subito correre ad avvertirlo. Dobbiamo arrivare prima di loro!»
I due si rimisero a correre, ma non sapevano che erano osservati. Appostati sul cornicione di un palazzo, c'erano Gabriele e Tessa, entrambi erano seri e il loro sguardo era concentrato su di loro.
«È il momento vai!» disse il cavaliere a Tessa, che gli rispose con decisione «Sì!»
La ladra partì di scatto, aveva l'agilità di un gatto e dopo qualche balzo, subito si mise alle calcagna dei due. Li seguiva con lo sguardo dai tetti e riusciva a stargli dietro, anche grazie ad alcune scorciatoie trovate tra un palazzo e l'altro.
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Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca Leone
خيال (فانتازيا)Un fantasy medievale ambientato a Stivalia una penisola ispirata al territorio italiano dell'epoca. Gli avvenimenti di questa storia si svolgono a Rocca Leone, epicentro della rinascita di un'entità malvagia che trae il proprio potere dalle cattive...