CAPITOLO 46 - L'accampamento

2 0 0
                                    

I

Il monte Luet sovrastava la vallata con i suoi 1300 metri d'altezza. Il gruppo aveva superato il bosco e si era addentrato alle prime luci dell'alba nel sentiero ai piedi della montagna. La strada era in salita, con il tempo il sole si fece cocente e senza scrupoli, Rocca Leone era distante da là ed Elidoro si voltava spesso ad ammirare il panorama, non era cosa comune poter assistere a tale bellezza. Più si avanzava e più la strada si faceva ripida, ma il gruppo avanzava senza sosta, con Tessa che faceva da capofila. I suoi occhi erano concentrati sulla strada e dietro di lei gli altri la seguivano con difficoltà, cercando di mantenere il suo passo.

«Su seguitemi c'è ancora molta strada da fare» disse la ladra.

«Sta calando la notte, non credete sia più saggio fermarsi?» domandò Elidoro, mentre affannava vistosamente.

«Che c'è? Te la stai facendo nelle mutande "artista"?» disse Damiano provocandolo, ma il bardo gli rispose in maniera calma e decisa.

«No! E una volta tanto chiamami con il mio nome, Elidoro Eliometri»

«Non è colpa mia se il tuo nome è impronunciabile»

Gabriele si fermò e li redarguì.

«Va bene ora smettetela»

«Perché? Che mi fai se non smetto?»

Il cavaliere lo guardò inarcando le sopracciglia, ma Damiano non si scompose e sorrise provocandolo.

«Non vorrete ricominciare anche qui? Calmatevi!» intimò Zoe.

«No, non mi va di litigare» disse il mercenario, dopo si rivolse a Elidoro dandogli una pacca sulla spalla «Ehi stavo scherzando» poi si rivolse al resto del gruppo allargando le braccia «Rilassatevi un po'!»

Gabriele chinò il capo e sbuffò, dopo si voltò e vide l'orizzonte, dove il sole ormai color arancio stava tramontando.

«Proseguiamo ancora finché c'è luce e troviamo un posto per accamparci»

II

Il sole era quasi calato. Il gruppo si stava prodigando nell'accamparsi e trovare la legna per il fuoco. Avevano trovato un buon posto in mezzo a una radura di alberi. Il loro intento era quello di passare il meno inosservati possibile, ma era difficile, visto il gran frastuono che faceva Elidoro a ogni martellata che dava ai chiodi delle tende. Damiano lo riprese subito e con il suo aiuto riuscirono a montare tre tende. Tessa e Nereo erano riusciti a trovare abbastanza legna e una volta poggiata al centro dell'accampamento, Nereo cercò nel suo porta spezie qualcosa che potesse far accendere il fuoco. Gabriele lo fermò e fece un gesto d'intesa con la testa a Zoe. La maga schioccò le dita e la legna prese fuoco.

«Brava Zoe! Ma ora che prepariamo?» le domandò Tessa, mentre si scaldava le mani vicino al fuoco. La maga prese la borsa delle provviste e frugò al suo interno «Vediamo un po'...» cacciò della carne, una forma di formaggio e due pezzi di pane.

Tessa la guardò stupita.

«Certo che ne avevi di roba là dentro... farebbe comodo anche a me quella borsa»

«È una borsa magica, era di mia nonna» disse la maga, mentre con parsimonia poggiava tutto sopra una tovaglia.

Al beveraggio ci pensò Damiano, dal suo zaino cacciò tre sacche in pelle piene d'acqua e altre due piene di vino. Anche Gabriele aveva portato qualcosa e dallo zaino fece uscire del cibo avvolto in vari fagotti di tela.

Damiano andò a verificare cosa ci fosse all'interno.

«Cosa sono?» domandò il mercenario.

«Sono le mie crostatine ai lamponi e albicocca, le ho preparate apposta per voi, servitevi pure»

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora