CAPITOLO 37 - Il giullare

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I

In mezzo al bosco c'era un vecchio rudere, in passato era un gran teatro, ma ormai era stato abbandonato e dimenticato da tutti. Un tempo si esibivano i migliori artisti del regno e venivano da più parti del mondo per spettacoli musicali, drammatici e comici. Al suo interno ormai c'era pochissima luce, che traspariva solo dal soffitto rotto in corrispondenza del vecchio palco. Sparsi per la sala c'erano sedie e sgabelli sgangherati. La vegetazione e la muffa sovrastava i muri in pietra e il pavimento in legno era rotto in più punti. Nonostante l'edificio fosse abbandonato, godeva ancora di un'ottima acustica. Le parole rimbombavano in tutta la sala e a provarlo era un individuo che si stava esibendo sul palco.

Come spettatori c'erano dei manichini di paglia seduti sui vari sgabelli. Usualmente venivano vestiti da esseri umani per spaventare gli uccelli, ma quel giorno erano lì inermi per "assistere" allo spettacolo comico di un giullare particolare.

La sua figura era esile e il modo di vestire molto sfarzoso e burlesco. Portava una calzamaglia nera, con sul corpo ornamenti romboidali rossi e gialli, una gorgiera bianca con rifiniture dorate e un cappello da giullare nero, con due corna pendenti a causa dei sonagli in oro. Se fosse stato per l'abbigliamento, poteva essere scambiato per un comune giullare di corte, ma lui non era normale.

I tratti del viso erano fini e allungati, aveva un naso molto pronunciato, un taglio d'occhi molto sinistro e un colorito anemico, le vene erano violacee e sparse in tutto il corpo. In faccia la pelle era consumata e in parte si vedevano le ossa, che gli davano un aspetto tra lo scheletrico e il demoniaco. Le sue orecchie erano appuntite proprio come la punta del suo naso. La sua bocca aveva delle ragadi nere molto estese che partivano dagli angoli della bocca, conferendogli un sorriso perenne molto macabro. Le braccia e le gambe erano più lunghe del busto. Le mani e le dita erano affusolate, dotate di artigli affilati come rasoi. In quel momento stava agitando uno scettro fatto di ossa umane con un teschio all'estremità, anch'esso ornato di sonagli. La sua bocca si muoveva freneticamente, facendo notare dei denti aguzzi su una mandibola molto spessa e una lingua lunga, nera e viscida.

Lo spettacolo che stava portando, non sembrava esaltare i manichini e lui se ne accorse.

«Sapete che vi dico? È facile dare la colpa al giullare, è l'unico che se ne frega se lo fai. Anzi, è sempre pronto a sorriderti anche quando ti guarda mentre implori pietà. La pietà che implora anche la figlia del tizio mentre le tagli la gola! Vi assicuro che è rimasta contenta, tanto è vero che se né andata con il sorriso» rise di gusto e si applaudì da solo «Siete un gran pubblico, ma tra di voi c'è qualcuno che non mi convince...» scrutò i manichini e ne indicò uno «Tu, non tu, tu non c'entri niente. Dico a te con i baffi che non ridi: sai qual è il colmo per un monsignore? No? È non poter dimostrare la potenza del proprio organo!» rise da solo, ma notò che il manichino ancora non rideva «Ah ne vuoi altri? Eccoti servito: non può mandare qualcuno a farsi benedire e non può incontrare il diavolo... o forse sì?» rise ancora, ma stavolta la sua risata venne smorzata dall'arrivo dei suoi due seguaci.

«Mio signore siamo qui per avvertirla»

«Vi sembra questo il modo di interrompermi nel bel mezzo del mio spettacolo?» li rimproverò con rabbia.

«Scusateci, volevamo avvisarvi che gli inquisitori sanno dove vi trovate»

Il giullare gli sorrise e si mise la mano sotto al mento, come se volesse pensare, passeggiando a sul palco avanti e indietro.

«Interessante... avete fatto bene ad avvisarmi, vorrà dire che preparerò un bello spettacolo per loro e...» fece un sorriso molto macabro, mostrando i denti aguzzi «Voi mi aiuterete...»

Si mise a ridere in maniera sguaiata e i suoi seguaci rimasero terrorizzati.

II

Cronache di Stivalia - La condanna di Rocca LeoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora