13.

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Ci mettiamo esattamente sette minuti per arrivare al parcheggio, e se ve lo state chiedendo si, li ho contati.
Da fuori non si nota, ma dentro sto morendo d'ansia, così per ingannare il tempo ho cominciato a distrarmi con le cose più banali durante il viaggio.
Ho contato quante macchine ci passassero di fianco, quanti semafori abbiamo oltrepassato, e di tanto in tanto ho pensato a cosa dirgli appena arrivati.

Ovviamente non ho concluso nulla, e adesso che siamo arrivati la mia mente è vuota.

Di una cosa però sono certa: se la situazione dovesse complicarsi potrei scappare, d'altronde corro abbastanza veloce.

Ma che dico, porca zozza, non funzionerebbe mai.

È ufficiale, la mia fine è arrivata.

Cerco di non andare nel panico più di quando non sia già, ma quando Hunter ferma la motocicletta accanto alla colonna dove mi apposto di solito, comincio ad agitarmi di nuovo.
Il ragazzo dagli occhi azzurri mette il cavalletto, si toglie il casco dalla testa e poi scende dal bolide alla velocità della luce.
Io rimango sul sedile posteriore, fisso un punto impreciso dinanzi a me pensando a qualsiasi cosa che non sia l'imminente conversazione che affronterò da qui a poco.

Con la coda dell'occhio vedo Hunter passarsi una mano tra i capelli per aggiustarli, e neanche quel gesto che solitamente trovo molto attraente riesce a distrarmi.

Lascio un profondo respiro agitando nervosamente la gamba.
Hunter sembra molto tranquillo, quindi decido di fare come lui, d'altronde se lui non ha motivo di agitarsi perché dovrei averlo io?
Devo stare tranquilla, ho tutto sotto controllo.

No, non è vero.

Sbuffo sonoramente attirando l'attenzione di Hunter, che mi fissa in silenzio con sguardo impassibile.
L'espressione neutrale sul suo viso non mi da modo di capire cosa gli stia passando per la testa, darei milioni per saperlo.

Mi schiarisco la voce per spezzare la tensione tra noi, ma questo l'aumenta maggiormente.

Hunter si avvicina fino a trovarsi al mio fianco, mi guarda con una strana scintilla negli occhi, mentre con la coda dell'occhio osservo le sue mani dirigersi verso il laccio del mio casco.
Lo apre con lentezza, senza mai spezzare il contatto visivo con me, per poi farlo scivolare via dalla mia testa.
I miei capelli cadono disordinati sul viso, così mi sbrigo a sistemarli, ma Hunter mi precede cominciando ad aggiustarli lui per me.

Fa scorrere gentilmente le dita tra le mie ciocche castane, le sposta dietro le orecchie fino ad aggiustarle sulle spalle.
Quando ha finito la sua mano rimane lì per qualche secondo, prima di scendere più giù, lungo il mio braccio, fino ad appostarsi sul mio fianco.

Mi sembra di vivere un deja-vu.

A un certo punto Hunter si avvicina ancora di più, finché il suo corpo non collide con il mio.

Vado in panico pensando che stia di nuovo per baciarmi, ma invece arpiona entrambi i miei fianchi facendo pressione su di essi e alzandomi come se fossi una piuma.
Sussulto aggrappandomi a lui per non cadere, mentre lui mi sposta facendomi sedere sul sedile anteriore.

Adesso siamo uno di fronte all'altro, le mie gambe sono occupate dalla presenza di Hunter in mezzo ad esse, mentre le sue mani intrappolano il mio corpo con prepotenza.

Deglutisco guardandolo negli occhi e aspettandomi una qualsiasi emozione sgorgare da essi, ma niente.

Tutto ciò che fa è toccarmi ancora, allarga le mie cosce per avvicinarsi maggiormente finché non gli è più possibile procedere.
I suoi occhi perforano ogni centimetro del mio viso, lo sento insistere sulle mie labbra, per poi spostarsi di nuovo e incrociare le mie iridi castane.

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