"Sono a casa" dico chiudendomi la porta alle spalle.
Nessuno risponde, quindi deduco che mamma stia risposando e papà sia già andato a lavoro.
Poggio le chiavi sul comodino e lascio cadere lo zaino sul pavimento, cercando di non pensare a quanto accaduto poco fa.
Hunter non mi ha seguita, però mi ha chiamata cento volte nell'arco di mezz'ora e io ho preso seriamente in considerazione di buttare il telefono nella spazzatura.
Cosa vuole risolvere chiamandomi? Già ha sbagliato a non dirmi che Grace era la madre di Jace; cercare di rimediare per telefono non fa che peggiorargli le cose.
Cerco di ignorare la morsa al petto nel ricordare quel dettaglio agghiacciante. Quella stronza è la madre di Jace.
Non so cosa mi faccia più incazzare. Tutto questo tempo a pensare chi sarebbe potuto essere ed era proprio lei. Adesso collego tante cose e pensarci fa ancora più male, così decido di concentrarmi su altro.
Decido di andare in cucina e pranzare, sperando di trovare qualcosa in frigo.
Il piano era di andare da Hunter e mangiare con lui, ma dato che si è svolto tutto in maniera diversa mi tocca arrangiarmi.
Mi trascino in cucina pensando già a qualcosa da prepararmi, ma tutti i pensieri si spengono nel momento in cui varco la soglia della porta.
Sento il respiro bloccarsi in gola quando trovo il corpo di mia madre stesa incosciente sul pavimento.
I capelli le nascondono la faccia e attorno a lei, come uno spaventoso dipinto, i pezzi rotti del piatto che aveva in mano.
Non so per quanto tempo rimango ferma senza fare niente, ma poi il panico mi assale, e con le lacrime che cominciano a scorrermi sul viso, mi butto a terra accanto a lei, incurante delle schegge che mi graffiano le ginocchia.
"Mamma?" mormoro scostandole i capelli dal viso.
Noto subito il suo viso pallido, trattenendo un singhiozzo al sangue che le cola dal naso fino a sporcarle il mento.
La prendo dalle spalle e la faccio girare, poggiando la sua testa sulle mie ginocchia, e un brivido mi passa la schiena quando mi accorgo di quanto sia fredda.
"Mamma svegliati.. mamma!" alzo la voce quando non risponde. "Cazzo" digrigno tra i denti quando le afferro il polso, e come mi ha insegnato papà, cerco di tracciarle il battito, quasi impercettibile.
"No no no no.." mi passo una mano tra i capelli, girando la testa in cerca del mio telefono e chiamare subito qualcuno ad aiutarmi.
Il telefono squilla per dei secondi che mi sembrano infiniti, ma nessuno risponde. Impreco sottovoce e faccio subito per digitare un altro numero, incurante di chi possa essere.
Ho solo bisogno di aiuto ora.
"Isabelle" risponde dopo neanche due secondi; la sua voce mi fa tremare il cuore, ma i singhiozzi coprono anche il tremore del mio respiro.
"Hunter, ti prego, aiutami!" urlo senza neanche accorgermene.
"Isabelle, che cazzo è successo" si allarma subito, ma io non faccio altro che piangere.
Mi accascio impotente sul corpo di mamma e prego in silenzio che stia bene e sia stata solo una perdita di conoscenza, che tra poco si riprenderà. Ma più la guardo, più urlo ad Hunter di raggiungermi, più mi sento morire.
"Fai presto Hunter, devi fare presto"
"Non ti muovere, sto arrivando"
"Ti prego.."
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Unforgettable
RomanceIsabelle è una ragazza di diciassette anni piena di determinazione, un sorriso dolce, e lo skate sempre a portata di mano. Quando ha bisogno di sfogarsi, scappare, o stare da sola, si rifugia nell'unico posto che la fa sentire libera di essere se st...