La stanza era silenziosa, avvolta nel buio opprimente, e l'unica cosa che rompeva il silenzio era il fruscio delle pagine ingiallite del diario che avevo trovato. Tom Orvoloso Riddle. Quel nome mi faceva rabbrividire, anche se non capivo bene perché. Ma non c'era nulla di scritto all'interno, solo pagine vuote, consumate dal tempo. Perché tenerlo in un cassetto se poi era vuoto? Non avevo risposte, ma quella sensazione di mistero mi faceva venire voglia di indagare di più. Non avrei mai potuto immaginare che quella semplice curiosità mi avrebbe messa nei guai.
"Posalo immediatamente," ordinò Tom, la sua voce tagliente come un coltello. Arrivò dietro di me in un attimo, afferrandomi il polso con una forza che mi fece sussultare. Il diario cadde a terra senza che potessi fare nulla.
"Non ti ho dato il permesso di invadere i miei spazi," disse, la sua voce infuocata di rabbia. Ogni parola sembrava una minaccia.
"Se proprio tieni tanto ai tuoi spazi, perché mi hai chiuso in camera tua?" gli chiesi, non riuscendo a trattenermi, ma l'espressione di Tom non cambiò. Il suo sguardo era ghiacciato, ma un angolo della sua bocca si alzò in un sorriso inquietante.
"Hai ragione," disse, il tono che tradiva una certa crudeltà. "Staresti meglio in un altro posto."
Senza preavviso, mi prese di nuovo per il polso, e con un gesto rapido, ci smaterializzammo. Il buio che ci circondava sembrava inghiottirci mentre venivamo proiettati in un corridoio freddo e desolato. La porta di una cella si aprì con un rumore sordo, e mi spintonò dentro. Un incantesimo bloccò la grata dietro di me, lasciandomi sola, senza possibilità di fuga.
"Lurido verme schifoso!" urlai, frustrata, ma sapevo che nessuno mi avrebbe sentita. La solitudine in quella cella mi stava già stringendo troppo forte. Ma poi, come un'ombra, sentii una voce che interruppe i miei lamenti.
"Lamentandoti non uscirai di qui," disse James, la sua voce rassicurante ma comunque confusa. Non vedevo nulla nel buio, ma il suono della sua voce mi diede un senso di conforto.
"James?" chiesi, sperando di non essere impazzita. Non rispose, ma presto sentii il suo abbraccio che mi avvolgeva.
"Pensavo che tu fossi intoccabile," disse, ma la sua voce tradiva una sottile preoccupazione.
"Se ti dico il motivo per cui mi ha messo qui, ti metti a ridere," risposi, grattandomi la nuca. Il polso mi faceva male, ma non glielo dissi. Mi limitai a guardarlo, confusa e frustrata.
"È stato lui, vero?" chiese, un filo di rabbia nella voce.
"Si, è stato lui. Avevo preso il suo diario e... quando mi ha trovato con quel pezzo di carta in mano, mi ha stretto il polso. Poi, quando gli ho chiesto perché mi chiudeva in camera sua se non potevo fare nulla, mi ha portato qui," raccontai velocemente, cercando di dare un senso alla follia di quel momento.
"Sei troppo impulsiva," mi rimproverò, ma la sua voce non era severa come pensavo.
"Sentiamo, genio della lampada, tu che avresti fatto se avessi esplicitamente detto che preferivi dormire per terra e poi ti svegli accanto a un assassino?" risposi con un sorriso sarcastico, ma dentro ero in preda alla frustrazione. "Se provi a essere gentile facendogli dei regali e finisci per essere rimproverato e poi chiuso in una stanza dove non puoi neanche muoverti?"
James mi abbracciò di nuovo per zittirmi, e mi sussurrò: "Mi dispiace."
Quel "mi dispiace" mi fece scoppiare in lacrime. Non ero sola, non più. Ma sentivo che se non fossi stata su quell'autobus, tutto questo non sarebbe mai successo. James non sarebbe mai venuto qui.
Ci sedemmo a terra e mi accucciai su di lui, lasciandomi cullare nel suo abbraccio fino ad addormentarmi.
Quando mi svegliai, un po' di luce filtrava dalla grata della cella. "Buongiorno streghetta," disse James, accarezzandomi la nuca. Risposi con uno sbadiglio, ma sentivo che qualcosa stava per cambiare.
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L'erede di Merlino
FanfictionAudrey Wilson è la nipote del grande mago Merlino. Cadrà nella trappola di Tom Riddle. La sua impulsivtà la metterà nei guai e il giovane Riddle ne approfitterà. Tuttavia Audrey lascerà un'eredità più grande e pericolosa di quanto lei o Lord Voldemo...