Quando mi sveglio, il primo pensiero che mi attraversa la mente è che non posso credere di essere di nuovo qui. Ma la realtà non ha pietà: Tom mi sta osservando con un'intensità inquietante mentre fa avanti e indietro, accarezzandomi la schiena come se fossimo due vecchi amici che scambiano confidenze al mattino. "Buongiorno piccola", dice, e il tono affettuoso di quelle parole mi fa venire voglia di ridere. "Buongiorno", rispondo assonnata, cercando di nascondere la confusione che mi sta scuotendo dentro. Come può passare dalla furia cieca alla dolcezza in un batter d'occhio? La sera prima mi ha urlato addosso, mi ha minacciato, e ora mi chiama piccola? E non posso neanche dimenticare quello che è successo dopo. Una stupida decisione, mi ripeto, cercando di razionalizzare, ma è troppo tardi. Mi sono fatta attrarre da lui, dai suoi occhi, quei maledetti occhi che non smettono mai di fissarmi, e il peggio è che non è stato affatto difficile.
"A che pensi?", mi chiede, il suo tono curioso, ma non invadente. "Nulla", rispondo velocemente, facendo finta che la mia mente non stia esplodendo in un turbine di domande senza risposta.
Tom annuisce, ma con uno sguardo strano, come se stesse per fare un passo che non è sicuro di voler compiere. "Ti riporto a casa", dice finalmente, ma c'è qualcosa nella sua espressione che mi fa pensare che dietro queste parole ci sia più di quello che sta lasciando intendere. "Sul serio?" chiedo, quasi incredula, ma con un leggero sollievo che mi cresce dentro, un piccolo spiraglio di normalità in tutto questo caos.
"Non posso costringerti a unirti a me", aggiunge, e il sorriso che mi regala sembra più genuino di quanto mi aspettassi. Mi sento sollevata, anche se il sollievo dura poco. Mi alzo e mi vesto di corsa, scegliendo una gonnelina nera con le pieghe e un maglioncino beige, qualcosa che faccia sembrare che, in fondo, la mia vita stia andando nella direzione giusta. Ma è solo un'illusione.
Tom mi prende la mano e ci smaterializziamo davanti alla villa di casa mia, quella che non vedevo da tempo. La casa è come un sogno, con il suo grande giardino pieno di fiori, proprio come piace a mia madre. Corro a suonare il campanello, e mi sento come una bambina che finalmente sta tornando a casa dopo una lunga assenza. Ma la realtà ha un altro piano per me. Dietro la porta, il nostro elfo domestico Baker ci accoglie con un sorriso che sembra essere lì da anni, anche se in realtà è passato solo un po' di tempo.
"Signorina Audrey!" esclama felice, come se fossi tornata da una lunga prigionia.
"Baker!" rispondo, la felicità che mi esplode dentro. Mi manca la normalità, mi manca la mia famiglia, tutto ciò che un tempo sembrava essere eterno.
"Signora Megan! Signor Arthur! È Audrey!" grida l'elfo, e in un istante, i miei genitori sono davanti a me, correndo a stringermi nelle loro braccia. Un momento che pensavo di aver perso per sempre.
"Merlino, stai bene? Sei ferita?" mi chiede mia madre, scansionandomi da capo a piedi. Ma papà è più comprensivo, seppur con un sorriso rassicurante. "Megan, lasciala respirare, è appena tornata."
"Abbiamo avuto tanta paura, piccolina", dice mamma, e il suo abbraccio mi fa sentire per un attimo al sicuro.
Ma il momento di pace dura pochi secondi. Papà guarda Tom, che è ancora lì, fermo vicino al giardino, con uno sguardo compiaciuto che non promette nulla di buono. "Chi è?" chiede mio padre, e Tom non perde tempo a farsi avanti.
"Sono Lord Voldemort", si presenta con un sorriso gelido, avvicinandosi con una calma sinistra. "Avevo vostra figlia prigioniera nelle mie stanze. Scendere a compromessi con lei è stato difficile, e non mi è rimasta più alcuna minaccia se non la sua famiglia, alla quale sembra essere estremamente legata. Vedi, Audrey", continua, rivolgendosi a me, "nulla è dato. Se vuoi rivivere la tua vita, se vuoi tornare con loro, l'unica cosa che mi serve è la tua bacchetta." E, con un gesto lento, punta la bacchetta contro i miei genitori.
Il mio cuore si ferma per un attimo. "Cosa?" balbetto, la paura che si fa largo nella mia voce. "Tu mi hai detto che non potevi obbligarmi, e ora minacci di uccidere i miei genitori?"
"Esatto, Audrey. Ti avevo detto che ti sbagliavi. Io ho sempre quello che voglio", risponde, e il suo sorriso cresce, ma è un sorriso che non lascia spazio a dubbi: la sua minaccia è concreta.
Mamma, papà... Come posso fare a vedere tutto questo? "Non preoccuparti per noi, Audrey", mi dice mamma, cercando di darmi una parvenza di coraggio mentre si stringe a papà. Ma loro non capiscono. Non capiscono quanto sia pericoloso per loro essere qui.
"Siete i miei genitori... come posso non farlo?" chiedo a me stessa, quasi in un sussurro. Ma la verità è che mi sento intrappolata. "Come posso avere sulla coscienza anche la vostra morte?"
"Non moriremo", dice papà, e mia madre aggiunge, con uno strano sorriso che non riconosco: "Siamo protetti dagli horcrux."
Horcrux? Le parole mi colpiscono come un fulmine. "Cosa... cosa intendi dire?" chiedo, sentendo la confusione farsi strada nella mia mente.
"Non lo sai, Audrey? Per creare un horcrux bisogna uccidere qualcuno", spiega Tom, entrando nella mia testa, facendomi rivivere i ricordi più oscuri. "E i tuoi genitori hanno scelto una vittima babbana, un condannato a morte. Mi pare che siano queste le 'perle' a proteggerli. Una collana che mantiene viva l'anima di entrambi."
E poi, con un gesto veloce e letale, fa cadere la collana a terra. Prima che i miei genitori possano fare una mossa, lancia un incantesimo, e il serpente Ardemonio si materializza tra noi.
Mi prende per il polso con forza e mi costringe a restare accanto a lui. Mamma e papà cercano di difendersi, ma è inutile. Quando escono dalle fiamme, sono morti. Non posso credere a ciò che sto vedendo. Non posso... non li posso aver persi così. Non dopo averli ritrovati.
"Non hai più scelta, Audrey", dice Tom, e sento una morsa al cuore. "Ti sono rimasto solo io."
Mi avvicino ai loro corpi, il dolore mi paralizza. Non posso credere che sia successo. Come hanno potuto lasciarmi? La mia famiglia. I miei genitori.
L'ombra di mio nonno appare improvvisamente, e non so se è un sogno o se la realtà ha preso una piega ancora più oscura. Tom si smaterializza, probabilmente diretto alla sua villa, e la sua presenza sembra svanire in un batter d'occhio.
"È stato lui, vero?" chiede il nonno, e io crollo tra le sue braccia, piangendo.
"Non sono in grado di proteggere la bacchetta", gli dico, il mio cuore spezzato.
"No, Audrey", risponde il nonno, con un sorriso che mi dà la forza che non sapevo di avere. "Te l'ha lasciata. Vedi, ho scelto te per un motivo. Non mi hai mai deluso. Sei sopravvissuta, nonostante tutto."
Le sue parole sono un faro in mezzo alla tempesta. "Voglio unirmi all'Ordine della Fenice", dico con determinazione, asciugandomi le lacrime.
Il nonno sorride, orgoglioso di me. "Sai dove trovarli. Io tra pochi giorni lascerò questo mondo, Audrey. Sei l'ultima erede rimasta. Il ministero ha condannato Madison per aver aiutato tuo zio Gellert, e lui è in prigione. Sapevano della figlia che hanno concepito insieme. Nagini."
Con queste parole, il nonno scompare, lasciandomi sola con il peso di tutto quello che è accaduto.
Ho perso tutto. La mia famiglia, la mia casa. Non ho più nulla. Eppure, la mia normalità ora sarà una lotta. Fuggire, resistere, vivere nella solitudine... sopravvivere.
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L'erede di Merlino
FanficAudrey Wilson è la nipote del grande mago Merlino. Cadrà nella trappola di Tom Riddle. La sua impulsivtà la metterà nei guai e il giovane Riddle ne approfitterà. Tuttavia Audrey lascerà un'eredità più grande e pericolosa di quanto lei o Lord Voldemo...