Mi sentivo come una prigioniera, rinchiusa in una gabbia che non potevo scalfire. Ogni passo che facevo verso la porta blindata sembrava inutile, come se la mia stessa volontà fosse stata soffocata da quella mura che mi separavano dalla libertà. La mia bacchetta, l'unica cosa che mi dava un senso di potere, non era più nelle mie mani. La sensazione di impotenza era devastante.
Cercai di afferrarla, di riacquistarla, ma il ricordo di come fosse stata portata via con tanta facilità mi faceva rabbrividire. Il suo tocco freddo, la sua assenza, mi rendevano ancora più fragile. Non era giusto. Non avevo mai chiesto di essere sua figlia. Non avevo mai scelto di entrare in questo mondo di potere e oscurità, ma mi trovavo qui, senza alcuna possibilità di scelta.
Provai a lanciare un incantesimo, ma la mia voce tremò nell'aria, senza fare alcun effetto. "Impossibile," sussurrai a me stessa. "Non posso arrendermi."
Eppure, non riuscivo a reagire. Mi avvicinai alla porta, le mani strette in pugni, cercando di trovare una via d'uscita. "Se pensi che questo ti fermi, ti sbagli," sibilai tra i denti, ma la realtà era che la paura mi stava già avvolgendo.
Ogni muscolo del mio corpo era teso, ma il nulla rispose alla mia sfida. La porta era blindata, la magia non era dalla mia parte, e quel maledetto silenzio pesava più di qualsiasi punizione.
Rimasi lì, impotente, mentre le ombre della mia nuova prigione mi avvolgevano. Non ero riuscita a ribellarmi come volevo, ma la rabbia dentro di me cresceva come un incendio. Non sarei rimasta in quella stanza per sempre. Non avrei permesso a nessuno di schiacciarmi, nemmeno lui, nemmeno mio padre.
Ma in quel momento, ogni tentativo di lotta sembrava inutile. La paura mi stringeva la gola, ma non l'avrebbe mai avuta completamente.
La porta si aprì improvvisamente, e un ragazzo poco più grande di me entrò nella stanza. Aveva i capelli scuri e un volto ben definito, quasi troppo perfetto, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che mi fece restare in silenzio. Non sembrava avere l'aria minacciosa di qualcuno che lavorava al fianco di mio padre, ma piuttosto un'espressione curiosa, come se stesse cercando qualcosa in me.
Il suo sguardo era caldo, ma non sembrava affatto sorpreso dal mio stato. Forse era abituato a vedere persone in difficoltà. Si avvicinò con passo lento, il suo volto serio ma non privo di una strana gentilezza.
"Sei quella nuova arrivata, vero?" la sua voce era calma, ma c'era una sorta di ironia che mi infastidì. "Megan, giusto?"
"Chi sei?" chiesi, cercando di mantenere la mia calma, anche se sentivo il cuore battere più forte. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Non era di Hogwarts, o almeno non sembrava esserlo. Ma chiunque fosse, il suo comportamento non somigliava a quello di un tipico Mangiamorte.
Mi fissò per un momento, quasi come se stesse cercando una risposta dentro di me. "Sono Thomas," disse infine, con un sorriso che cercava di sembrare amichevole, ma che aveva qualcosa di distaccato. "Sono... un amico di famiglia."
Un amico di famiglia? La frase mi fece rizzare i peli sulla nuca. Se era davvero un amico di famiglia, allora significava che c'era qualcosa di ancora più oscuro dietro di lui. Eppure, non riuscivo a capire se fosse dalla parte di mio padre o se fosse semplicemente una persona che si trovava lì per un motivo diverso.
Mi alzai in piedi, ma il movimento non era scattante come avrei voluto. "Non sono qui per fare amicizie," dissi, cercando di sembrare più sicura di quanto mi sentissi realmente.
Thomas mi osservò un attimo, poi fece un passo indietro, come se avesse percepito la mia resistenza. "Non ti preoccupare," rispose, alzando le mani in segno di resa. "Non voglio farti del male. Non sono come... loro."
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L'erede di Merlino
FanfictionAudrey Wilson è la nipote del grande mago Merlino. Cadrà nella trappola di Tom Riddle. La sua impulsivtà la metterà nei guai e il giovane Riddle ne approfitterà. Tuttavia Audrey lascerà un'eredità più grande e pericolosa di quanto lei o Lord Voldemo...