Il treno per Hogwarts si fermò con un sussulto, e come ogni anno, l'eccitazione della partenza per le vacanze di Natale mi pervase. Ma quest'anno, qualcosa era diverso. Non sapevo cosa aspettarmi. Remus mi aveva detto che sarei tornata a casa con lui, ma qualcosa nel suo tono mi faceva pensare che non fosse semplicemente una vacanza come le altre.
Appena scesi dal treno, Remus mi prese la valigia e mi condusse verso una carrozza che sembrava troppo elegante per un semplice trasporto verso casa. I cavalli neri, con gli occhi luminosi e il passo elegante, mi fecero subito sentire un'inquietudine che non riuscivo a spiegare. Guardai Remus, cercando una risposta nei suoi occhi, ma non trovai nulla di concreto. Solo il solito sorriso pacato che non riusciva a nascondere la sua preoccupazione.
"La residenza Wilson è bella in inverno," disse, come se stesse cercando di giustificare una decisione che, chiaramente, non comprendevo. "Non devi preoccuparti."
Non sapevo cosa rispondere. Non avevo mai sentito parlare della "residenza Wilson." Non mi diceva nulla. La mia casa, quella che avevo sempre conosciuto, era un piccolo appartamento che sembrava doveroso e, nonostante fosse umile, mi era sempre sembrata sicura. Ma questa villa, che stava per ospitarmi, sembrava essere l'esatto contrario.
Il viaggio si svolse in silenzio, solo il rumore dei cavalli che calpestavano la neve a riempire lo spazio. Il paesaggio, un campo di neve bianca e silenziosa, scivolava via alla mia destra. Alla fine, la carrozza si fermò di fronte a una villa enorme, la sua facciata in pietra bianca splendeva sotto il cielo invernale. Le finestre riflettevano la luce della luna, creando un'illusione di magia. Eppure, il luogo mi dava una sensazione di oppressione, come se nascondesse qualcosa di oscuro sotto la sua perfezione.
Remus si voltò verso di me, notando il mio sguardo confuso. "Questa è la casa di tua madre, Megan," disse, con una dolcezza che nascondeva una nota di tristezza. "La residenza Wilson. L'hai ereditata."
"Ma... non è quella di Godric's Hollow?" chiesi, incapace di trattenere la confusione.
"No," rispose Remus con un sospiro, aprendo la porta e invitandomi ad entrare. "Non è quella di Godric's Hollow. Questa è la tua casa. La casa di tua madre. È sempre stata tua."
Mi fermai, la mano sulla maniglia. Qualcosa non quadrava. Mia madre... che cosa c'entrava con tutto questo? Un'ondata di domande mi sopraffece, ma non avevo il coraggio di fare altre domande. Non ancora.
Entrai nella casa, e l'aria calda e profumata di legno e cera d'api mi avvolse immediatamente. La villa era vasta, con stanze che sembravano non finire mai, piene di dipinti antichi, arredi in legno pregiato, e statue che decoravano ogni angolo. La luce calda delle candele e il suono dei miei passi che rimbombavano nel silenzio quasi misticheggiante mi fecero sentire come se fossi entrata in un mondo parallelo.
"Benvenuta a casa, Megan," disse Remus, chiudendo la porta alle nostre spalle.
Mi sentivo piccola e fuori posto. Questa non era la casa che conoscevo, ma una casa che sembrava appartenere a qualcun altro, qualcuno che non ero mai riuscita a comprendere. C'era una parte di me che mi chiedeva se avessi fatto bene a entrare, se avessi fatto bene a venire qui. Ma la risposta a quella domanda non veniva.
"Perché non mi hai mai parlato di tutto questo?" mi venne spontaneo chiedere, il mio tono più duro di quanto avessi voluto.
Remus si girò verso di me, il suo volto solitamente pacato ora segnato da una tristezza che non avevo mai visto prima. "Non era il momento, Megan," rispose. "Ma ora lo è. È tempo che tu sappia tutto."
E io lo sapevo, sapevo che non avrei potuto più nascondermi. Quella casa, questa residenza, era il mio passato. Il mio vero passato. E forse, in un certo senso, la risposta che cercavo da sempre era proprio lì, tra quelle mura.
Non avevo ancora avuto il tempo di digerire la rivelazione che Remus mi stava dando quando la porta principale della villa si aprì di colpo. Un suono di passi veloci, quasi felpati, mi fece voltare. Davanti a noi, si materializzò una figura bassa e piuttosto paffuta, con le orecchie appuntite e gli occhi brillanti di una luce innaturale.
Un elfo domestico. Avevo sentito storie su di loro, ma non ne avevo mai visto uno dal vivo. La sua pelle verde-chiara era coperta da una tunica che sembrava troppo grande per il suo corpo minuto, ma non era il suo aspetto che mi colpiva, quanto l'energia che emetteva. Sembrava che fosse venuto da un mondo diverso, più antico e misterioso.
"Baker è il nome," disse l'elfo con una voce che, nonostante fosse forte e chiara, aveva qualcosa di inquietante. "Il padrone dei Wilson vi saluta, signorina Megan."
Mi guardò con occhi penetranti, come se stesse studiando ogni dettaglio di me. Poi si rivolse a Remus, chinandosi profondamente in un inchino.
"Che posso fare per voi, signor Remus?" chiese, ma la sua attenzione rimase su di me. C'era qualcosa in quel suo sguardo che mi mise a disagio, come se fosse stato a conoscenza di qualcosa che io ancora non comprendevo.
Remus sorrise, ma non era il suo solito sorriso rassicurante. "Mostra a Megan la sua stanza, Baker," disse con un tono più serio di quanto avessi mai sentito prima. "Poi preparale una cena leggera, per favore."
"Subito, signore!" rispose Baker, e con un gesto rapido della mano, fece un piccolo inchino prima di dirigersi verso la scalinata che portava ai piani superiori.
Io rimasi immobile per un istante, guardando l'elfo con sospetto. Non avevo mai avuto molta simpatia per gli elfi domestici, non riuscivo a capire come potessero essere così servili e obbedienti. Ma quello che mi turbava di più era la sua apparente familiarità con la villa, come se la conoscesse più di me, come se fosse una presenza naturale in quel posto.
"Seguimi, signorina," disse Baker, interrompendo i miei pensieri. "La vostra stanza vi aspetta."
Mentre salivamo le scale, mi guardai intorno, notando la grandiosità della villa. Ogni dettaglio sembrava curato con una precisione maniacale. Le pareti erano adornate con ritratti antichi che sembravano osservare i nostri movimenti. Ogni passo che facevo risuonava in modo strano, come se il legno e il marmo stessi assorbendo la mia presenza in quel luogo. Mi sentivo come un'intrusa, una straniera che non apparteneva a quel posto.
Baker mi condusse attraverso corridoi ornati di eleganti tappeti persiani e vasi di fiori esotici, fino a una porta in legno scuro. "Ecco la vostra stanza, signorina," disse, facendomi un altro piccolo inchino.
Quando entrai, fui sorpreso dalla bellezza della stanza. Un grande letto a baldacchino occupava la maggior parte dello spazio, e le pareti erano decorate con tendaggi di velluto e motivi floreali. C'era una grande finestra che dava su un giardino che sembrava essere immerso nella quiete della notte. Un piccolo caminetto ardeva in un angolo, diffondendo una luce calda e dorata.
"Vi servirà altro, signorina?" chiese Baker, ma non mi stava guardando. Sembrava che fosse già pronto a sparire, come se il suo compito fosse terminato.
"No, va bene così," risposi, senza sapere nemmeno cosa avrei voluto fare in quel momento. Sapevo che non ero pronta a riposare. Non ancora.
Baker fece un altro cenno e si ritirò silenziosamente, chiudendo la porta dietro di sé.
Ora, sola nella stanza, la quiete mi pesò più di quanto pensassi. Non riuscivo a togliermi dalla testa la rivelazione che Remus mi aveva fatto poco prima. La villa, la casa di mia madre, la residenza Wilson. Che cosa voleva dire tutto questo? Perché nessuno mi aveva mai parlato della mia vera eredità? E perché tutto ciò sembrava così familiare, eppure così lontano da me?
Mi avvicinai alla finestra e guardai il giardino fuori. Una leggera nebbia si stava sollevando, e il vento freddo soffiava tra gli alberi. Il riflesso della luna sulla superficie del lago sembrava quasi inquietante. C'era qualcosa di sbagliato in tutto questo, ma non riuscivo a capire cosa. Non ancora.
Per un attimo, pensai a ciò che avevo lasciato a Hogwarts: Harry, Ron, Hermione... anche Draco. Ma nessuno di loro mi avrebbe mai aiutato a comprendere chi fossi davvero. La risposta, sembrava, si trovava qui, in questa villa. E forse, in qualche modo, anche dentro di me.
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L'erede di Merlino
Fiksi PenggemarAudrey Wilson è la nipote del grande mago Merlino. Cadrà nella trappola di Tom Riddle. La sua impulsivtà la metterà nei guai e il giovane Riddle ne approfitterà. Tuttavia Audrey lascerà un'eredità più grande e pericolosa di quanto lei o Lord Voldemo...