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Voldemort stava in piedi davanti a me, il volto impassibile mentre i suoi occhi rossi mi scrutavano con intensità. Mi sentivo come un pezzo di vetro sotto il peso del suo sguardo, fragile e sul punto di spezzarmi.

"Ricorda chi sei," disse con la sua solita voce fredda e tagliente. "Ricorda chi è la tua famiglia."

Annuii lentamente, senza osare dire nulla. Non volevo alimentare ulteriormente quella conversazione. Volevo solo andarmene.

Thomas era accanto a me, immobile, lo sguardo basso. Non osava interrompere mio padre, né mostrava alcun segno di ribellione. Era perfettamente consapevole del suo ruolo: controllarmi, assicurarsi che non facessi nulla di avventato.

Voldemort si avvicinò di un passo, sollevò una mano e la posò sotto il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi. "Non dimenticare," sussurrò, quasi in tono paterno. "Non farmi pentire di averti concesso questa libertà."

La parola "libertà" suonò amara. Perché di fatto non lo era. Hogwarts sarebbe stata solo un'altra gabbia, e Thomas sarebbe stato il mio carceriere.

Un elfo domestico apparve all'improvviso con un inchino servile. "La carrozza è pronta, mio Signore."

Voldemort abbassò la mano e fece un cenno del capo. "Vai."

Mi voltai senza dire nulla e raggiunsi la carrozza, con Thomas che mi seguiva a pochi passi di distanza. Quando mi sedetti sul sedile, guardai fuori dal finestrino e vidi mio padre ancora lì, immobile, come un'ombra incombente sul mio destino.

La porta si chiuse, e con un lieve scossone, la carrozza si mise in movimento. Mi sentii improvvisamente leggera, come se avessi lasciato dietro di me un macigno. Ma sapevo che non sarebbe durato.

Thomas era seduto di fronte a me, le braccia incrociate, il volto impassibile.

Mi strinsi nelle spalle e fissai il paesaggio fuori dal finestrino. Due settimane. Ancora due settimane e sarei stata di nuovo tra le mura di Hogwarts. Anche se non sarebbe stato perfetto, sarebbe stato comunque meglio di quella casa.

Thomas sospirò piano e si passò una mano tra i capelli. "Non fare sciocchezze, Megan."

Sorrisi con un pizzico di sfida. "Dipende da cosa intendi per sciocchezze."

Lui mi lanciò un'occhiata esasperata, ma vidi l'ombra di un sorriso sulle sue labbra. Poi scosse la testa e guardò fuori dal finestrino.

Il viaggio era appena iniziato, ma qualcosa mi diceva che quell'anno sarebbe stato tutto tranne che tranquillo.

La stazione di King's Cross era affollata come sempre, piena di studenti in uniforme e genitori che si affrettavano a dare gli ultimi saluti. L'aria era pervasa dall'odore di fumo e metallo bollente del treno, e il suono delle voci eccitate rimbombava nell'aria.

Appena scesi dalla carrozza, mi voltai subito a destra e a sinistra, cercando tra la folla tre volti familiari. Harry, Ron e Hermione dovevano essere lì da qualche parte. Non li avevo mai voluti vedere così tanto come in quel momento.

Ma prima che potessi fare un solo passo, sentii una mano afferrarmi saldamente per il polso.

Thomas.

Mi girai di scatto, pronta a protestare, ma lui mi lanciò uno sguardo severo. "Non iniziamo, Megan."

"Lasciami andare," sibilai, cercando di liberarmi.

"Non fare scenate," disse a voce bassa, ma con tono fermo. Poi, senza darmi possibilità di replica, mi trascinò lungo il marciapiede e salì con me sul treno.

Non ci volle molto perché mi rendessi conto di dove stessimo andando.

"Thomas, no," dissi appena vidi la porta dello scompartimento aprirsi.

Troppo tardi.

Draco Malfoy era già seduto, con Crabbe e Goyle ai suoi lati, intenti a divorare una montagna di dolci provenienti dal carrello del treno.

Malfoy alzò lo sguardo e il suo solito sorriso arrogante si dipinse sul suo volto. "Ma guarda un po', la principessina è arrivata."

Mi irrigidii. "Non chiamarmi così."

Thomas mi spinse delicatamente dentro e chiuse la porta dietro di sé, poi si sedette accanto a Malfoy con la stessa naturalezza di chi aveva già deciso tutto.

"Sei fortunata, sai?" disse Draco, mordendo una cioccolata. "Tuo padre ti ha lasciata tornare. Immagino che avere un protettore come Thomas aiuti parecchio."

Lo fulminai con lo sguardo. "Non ho bisogno di un protettore."

Draco rise piano. "Certo, certo." Poi indicò il posto davanti a lui. "Siediti, dai. Farai la brava, vero?"

Lo guardai con puro disgusto, ma sapevo di non avere scelta. Thomas mi stava osservando con un'aria di avvertimento, come se mi stesse dicendo di non fare nulla di stupido.

Alla fine, sbuffai e mi lasciai cadere sul sedile di fronte a Malfoy, incrociando le braccia al petto.

Non era iniziato nel modo che speravo. Ma non avevo intenzione di lasciargliela vinta così facilmente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 3 days ago ⏰

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