That rainbow on his wall

1K 70 20
                                    

Dall'altro capo del telefono, c'era mia sorella palesemente in brodo di giuggiole dopo aver appreso che i suoi futuri nipotini sarebbero stati un bambino e una bambina.
Chiaccherammo per più di un'ora e mi promise che sarebbe passata verso sera per prendersi un caffè.
Dopo di che, la parte più difficile: i saluti.
Non riuscivamo a staccare e stava per diventare una di quelle conversazioni fatte da: "stacco io" e "no, dai ancora un po'. "

Era bello poter parlare con lei in questo modo e, fino a pochi anni fa questo rapporto sarebbe stato possibile solo nelle mie fantasie; ma per fortuna anche se in ritardo divenne una splendida realtà.

Io e Jogho tornammo a casa, ci mettemmo dei vestiti comodi  e decidemmo insieme di leggere un libro per bambini: si era messo in testa che voleva imparare prima di iniziare le scuole così, da poter cominciare avvantaggiato e fino ad ora, ci stava riuscendo alla grande seppur con qualche piccola difficoltà.

<< Appa, sono diventato più bravo?>> Mi chiese dopo aver letto insieme la prima frase.

<< Si, tigrotto. Stai migliorando ogni giorno sempre di più.>> Gli dissi sorridendo e lui, contento lesse tutta la pagina senza che lo correggessi troppo.

Come i miei genitori, volevo incoraggiare ogni sua passione e interesse sperando che sarebbe riuscito a portarle avanti negli anni.
Fra le tante cose, amava  ballare per cui decisi di segnarlo ad una scuola di Hip hop.
Era bravo il mio piccino: forse il più bravo della classe e, mi rendeva orgoglioso quando andavo ad assistere ai suoi allenamenti.
Dopo aver rotto ogni rapporto col suo amichetto d'asilo, era riuscito in qualche modo ad andare avanti e di attorniarsi da altri bambini e bambine che lo apprezzavano di più anche per la sua spiccata sensibilità e gentilezza d'animo.

Forse non sono così male se, sono riuscito a trasmettergli i miei stessi valori.

Chissà, se col tempo li avrebbe mantenuti oppure avrebbe scelto strade differenti?
Me lo chiedevo spesso: nonostante mi ripetessi di non darci troppo peso, era più forte di me ed inevitabilmente pensavo al futuro dei miei figli e tutte le preoccupazioni che ne derivavano.

<<Appa!>>  Mi chiamò riportandomi alla realtà.

<< Dimmi.>>  Risposi distrattamente.

<< Voglio dipingere sul mio muro insieme a te. La parete che hai lasciato bianca. Ricordi? So come riempirla.>> Mi disse con sguardo serio.
Avevamo dipinto le pareti della sua camera di lilla e azzurrino, i suoi colori preferiti lasciandone una bianca appositamente per  poterla personalizzare secondo suo gusto.

<< E cosa vorresti disegnarci su?>> Gli domandai improvvisamente interessato.

<< Un grande arcobaleno.>> Mi disse ridacchiando.

<< Quella parete ha bisogno di essere riempita di colore, un po' come la nostra vita che è colorata e dalle mille sfumature.Invece così bianca é triste.>>  Continuò cercando di convincermi: ma la sua spiegazione mi piacque così tanto che sorridendo andai a prendere le tempere per il muro.

<< Quindi é si o no?>> Mi domandò seguendomi saltellando.

<< É si. Ricordi? L'avevamo lasciata libera proprio per disegnarci sopra.>> Dissi ridacchiando.

<< E se mi sporco non ti arrabbierai?>> Mi chiese di nuovo saltellando.

<< Perché dovrei? Quei vestiti sono ormai da buttare. Puoi sporcarti da capo a piedi, tanto quelle tempere non sono tossiche.>> Gli risposi.

Jongho, smise per un attimo di sorridere per assumere un cipiglio pensoso.

<< Non vorrai davvero buttare questi vestiti Appa. Non possiamo lavarli? Me li ha regalati lo zio Joonie. Anche se sono vecchi mi fece passare un bel pomeriggio. >> Replicò con tono nostalgico; e allora, in quel momento compresi cosa stava cercando di dirmi mio figlio.
Che forse non era importante quanto vecchia poteva essere una cosa, ma che il ricordo che ci aveva lasciato poteva essere importante.

My Little Secret |Taekook|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora