🍹Capitolo 12

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Le mie palpebre sono saracinesche che hanno perso la capacità di rimanere sollevate. Abitudine e forza d'inerzia hanno permesso che questa mattina arrivassi alla Fash senza collassare sul sedile dell'autobus.

Ora sto aspettando l'arrivo di Riccardo. Non essendo stata avvisata del ritardo, al mio ingresso gli ho posato la colazione sulla scrivania per poi recarmi al distributore automatico nella "Sacra Decem Minuta" e comprare una Redbull che ho bevuto tutta d'un fiato. Dovevo riattivarmi il prima possibile.

Dopo la mancata presenza al meeting degli Alpha, gradirei evitare di commettere errori o addormentarmi durante la mostra d'arte.

Mentre lo aspetto, smisto le mail ai vari Responsabili di Dipartimento. Una decina di minuti dopo sento la porta d'ingresso aprirsi e i nuovi arrivati si rivelano essere Riccardo e Noemi. Lui è particolarmente radioso oggi e questo contrasta con l'aspetto abbattuto e a tratti trasandato dei giorni scorsi. Ci diamo il buongiorno e lo seguo con lo sguardo rintanarsi nel suo ufficio. Noemi mi saluta subito dopo e mi chiede come sto prima di posare le sue cose nella mia postazione.

«Sto bene. Non avrei mai voluto che assistessi alla crisi».

«Thomas mi ha detto che dopo la morte di tuo padre odi il caffè».

Annuisco appena.

«Mi dispiace, non lo sapevo».

Mi sposto con la sedia girevole per farle posto. «Tranquilla. La colpa non è tua».

La nostra conversazione viene interrotta da Riccardo che chiama il mio nome dal suo ufficio. Sbadiglio mentre mi alzo dalla sedia per raggiungerlo. Mi liscio la gonna dal taglio a matita e sistemo il colletto della camicetta prima di aprire la porta con una leggera spinta.

Nonostante le sue confessioni, siamo riusciti a mantenere il nostro rapporto lavorativo abbastanza inalterato e saldo. L'imbarazzo c'è, ma compare a tratti. Il più delle volte è mescolato al buonsenso; perciò, ci sono attimi dove è persino difficile immaginare che quel nostro momento nel giardino della villa di Francesco sia avvenuto davvero. "Dimmi che non mi desideri tanto quanto ti desidero io e giuro che la smetto". Sta mantenendo la promessa, anche se significa guardarmi con occhi diversi da quelli con cui mi guardava prima. Basta possedere un minimo d'intelligenza per capire, tuttavia, che questa situazione lo sta turbando molto.

Appena oltrepasso la porta, mi ringrazia per la colazione. Si scusa poi per essersi dimenticato di avvisarmi del suo ritardo e scopro ben presto che il motivo per cui mi ha chiamata non è lavorativo bensì personale. Mi confessa infatti di aver origliato la conversazione che ieri Noemi, rimasta da lui per cena, ha avuto con la madre al cellulare.

«Mia sorella le stava raccontando del tuo attacco nella sala break».

Sbianco di colpo e inizio a stringere le mani a pugno.

Qui alla Fash ho raccontato esclusivamente ad Amanda delle mie "crisi da caffè". Le mie ideologie prevedevano che Riccardo non lo dovesse mai venire a sapere. Ma sono stata smascherata da un fatto così banale che mi viene il voltastomaco e ora mi preoccupa il fatto che questa parte di me potrebbe compromettere il mio nuovo ruolo all'interno dell'azienda.

«Sì, ma ora sto meglio. Mi spiace che tua sorella si sia spaventata. In realtà non è successo nulla di grave. La crisi è passata dopo una decina di minuti» rispondo, cercando di minimizzare il malessere che ho provato.

«Priscilla mi ha detto che non ti sei presentata alla riunione con gli Alpha perché eri in bagno con Amanda».

Un'incudine mi precipita sopra la testa e sono pronta a ricevere la ramanzina che mi ricorderò per tutta la vita. Non ho adempiuto ai miei incarichi. Smentire le veritiere accuse di una delle Vipers aggraverebbe solamente la già delicata situazione. Quella maledetta spiona!

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora