🍹Capitolo 39

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Quante probabilità c'erano che una bambina avente il mio stesso nome venisse agli Uffizi oggi e si fermasse ai piedi del mio quadro preferito?

Personalmente ho sempre trovato sminuente il pensiero che la mia vita fosse già scritta e per di più da qualcuno diverso da me. Rispetto a chi crede nella Sincronicità dei fatti, il mio vissuto mi ha portata a legarmi al motto "faber est suae quisque fortunae" che significa "ciascuno è artefice della propria sorte". Sostenere questa espressione significa affermare che ogni evento sfortunato od ostacolo può essere superato con la propria volontà. Eppure, a due ore di distanza dall'incontro con quella piccola Venere, sento dentro di me il bisogno di credere in qualcosa di diverso. Se invece di essere un avvenimento puramente accidentale fosse un messaggio di mio padre che da lassù mi sta dando conferma della giusta rotta di vita che ho deciso di prendere?

Sbuffo, mi dolgono le tempie. Coscienza sta meditando su questo fatto da troppo tempo, meglio riportare i pensieri a terra e proseguire con la visita. Non sono agli Uffizi per diletto, perciò intendo eseguire il compito affidatomi alla Fash con la massima concentrazione.

Usciamo dall'edificio che sono ormai le 17:00. Il taccuino di Duarte è rigonfio di appunti e considerazioni proprio come le nostre menti. Questa sera durante la riunione avremo molte cose di cui discutere. Chissà se i nostri colleghi a Milano si stanno impegnando quanto noi.

Prima di prendere un taxi e rinvigorire i nostri poveri corpi stanchi in appartamento, l'arsura ci obbliga a sostare in un bar dove trascorro un abbondante ora in assenza di pensieri. Dopo la pausa, oltrepassare la soglia del loft e gettare a terra i bagagli che ci hanno accompagnati tutto il giorno è alquanto liberatorio.

L'appartamento è luminoso e c'è odore di buono. Con Melissa al seguito, perlustro subito la stanza che dovrò condividere con lei.

«Se non ti dispiace, mi prendo il lato vicino alla finestra».

«Okay tanto a me non cambia» acconsento.

Comincia quindi a disfare la valigia, appropriandosi di una buona parte dell'armadio. Io faccio lo stesso, ma con meno enfasi. Il pensiero di dormire con lei già mi agita.

Estraggo l'ultimo capo dal borsone nel momento in cui Riccardo sbatte le nocche sulla porta aperta.

Lentiggini e io riponiamo in lui tutta la nostra attenzione.

«I nostri amici di la volevano fare a sorteggio, ma ho detto loro che farete voi ragazze la doccia per prime».

Il solito galantuomo.

Lo ringraziamo e lui esce dalla stanza mentre Melissa e io raduniamo il necessario per lavarci.

La sensazione che nasce dal getto d'acqua ghiacciata precipitato sulla mia testa è puro masochismo. Ho brividi ovunque e pelle d'oca su tutta la superficie della pelle. Protraggo questo rito purificatore per altri due minuti d'orologio prima di insaponarmi. Da sempre, a meno che le condizioni non mi costringano, preferisco evitare di usufruire dei prodotti da toletta messi in dotazione dalla struttura alberghiera. Un vero motivo non esiste, semplicemente mi sento più a mio agio così.

Nel momento in cui finisco di lavarmi, indosso l'accappatoio per poi vestirmi con una tuta turchese a gamba larga con schiena aperta. Decido di truccarmi sfruttando lo specchio in camera da letto così da poter lasciare il bagno libero a Thomas. Entro perciò nella stanza e vedendo Melissa mezza nuda nell'atto di indossare un abito porpora, chiudo subito la porta. Prendo poi la beauty-trousse e comincio a truccarmi. Nulla di sgargiante in previsione di una semplice cena in pizzeria.

«Mi daresti una mano?».

Ripongo il mascara e aiuto Lentiggini con la lampo. Torno dunque a specchiarmi e mi passo sulle labbra un lucidalabbra color pesca. I capelli li lascio al naturale e quando mi siedo sul bordo del letto per infilare i sandali, sentiamo Riccardo chiamare un taxi.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora