🍹Capitolo 14

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Quando Alessio si accorge della mia presenza dietro la videocamera non sembra turbarsi, anzi, pare addirittura incuriosito da questo inatteso scambio.

Si siede e assume una postura che lo fa assomigliare al Pensatore di Rodin. «Possiamo procedere».

«Da quel poco che ho potuto osservare della mostra, ho notato dei velati rifacimenti ai dipinti di Jaroslaw Jasnikowski e Tomek Setowski, ma quali pittori sono stati per lei fonte primaria di ispirazione per comporre il suo personale stile?».

Il corpo di Alessio è scosso da un tremore e muta atteggiamento. Smette infatti di guardare in camera per puntare i suoi occhi azzurri su di me.

«La mia primissima fonte è stata Frida Khalo per migrare poi a Bruno Croatto e Antonio Donghi. Anni dopo mi sono interessato al surrealismo con Salvator Dalì, René Magritte e i due autori che hai citato prima. Ho impiegato anni per definire quello che è oggi il mio stile pittorico. Consiste nel rappresentare, in maniera perfettamente realistica, soggetti stravaganti in ambientazioni reali o viceversa per permettere all'osservatore di interpretare e scovare l'anima della persona ritratta». Accavalla nuovamente le gambe. «L'arte è stata dapprima il mio rifugio, poi il mio strumento di sfogo e ora è il mio linguaggio».

Lo ascolto ammaliata e in lui mi riconosco.

«La maggior parte delle sue opere raffigura soggetti femminili. C'è per caso un nesso fra le protagoniste dipinte nei quadri e le donne, chi comparse e chi rimaste, nella sua vita?».

«La risposta che darò potrà sembrare una patetica sviolinata mirata al pubblico femminile che verrà sicuramente strappata dal contesto, masticata e poi sputata a piacimento dai media. Ma non ho mai temuto di esprimere il mio pensiero perciò ti risponderò con onestà. Nella mia vita ho avuto la fortuna di conoscere molte donne e a trentacinque anni sono giunto alla consapevolezza che la figura femminile rappresenta, per me, ciò che è più vicino alla perfezione poiché è attraversata da così tante sfaccettature da essere impossibile identificarla con un aggettivo solo. Ricollegandomi alla tua domanda... Si, in molte delle mie opere sono ritratte donne che hanno fatto e altre che fanno tutt'ora parte della mia vita. C'è mia madre, ad esempio, e alcuni dei miei ex amori».

Con la mano gli faccio segno di approfondire il tema.

«Soffermandovi a guardare l'opera chiamata Le rêve potete scorgere i lineamenti del volto di Alice Isaaz con la quale ho avuto la relazione più breve e traumatica della mia vita mentre potete riconoscere il viso di Camille Rowe nelle opere Bombe Blonde, Éternel, L'amour doré e altre. Modella divenuta il volto di Elle, Vogue e Marie Claire, è stata la mia musa ispiratrice fin quando non ci siamo divisi dopo quattro anni e mezzo di convivenza».

«La ringrazio, signor Durand. Per me possiamo fermarci qui» dico, ponendo fine all'intervista.

Thomas scende dallo sgabello e spegne la videocamera. «Sei stata geniale, Veve».

«Visto? Alla fine abbiamo avuto entrambi ciò che volevamo».

Il mio collega si distanzia dalla strumentazione cinematografica. «Andiamo in giardino, ti va? Sono curioso di vedere le altre opere».

«Sono curiosa anch'io».

«Bellissima intervista!» si complimenta Ludovica, raggiungendoci subito dopo.

Il mio collega e io la ringraziamo.

«Pensavamo di andare in giardino ora» avviso.

«Ottima scelta. Non ve ne pentirete».

Ce ne andiamo dalla sala e alla porta incrociamo Riccardo.

«Alessio è ancora lì dentro?» ci chiede.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora