🍹Capitolo 17

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Stacco lo sguardo dal display per incollarlo sul suo visino orientale. «Ricordi se il suo cognome era Gallo?».

«No» risponde, ingenuamente.

NO COSA?

«No, non ti ricordi oppure no, non è questo il cognome?».

«Boh... forse ho sbagliato pure a dirti il nome. Non vedo Alessio da tanto e come ti ho già detto sui social preferisce non sbandierare la sua vita privata quindi potrei sbagliarmi. Anzi, sicuramente sto sbagliando».

Grazie Noemi per avermi fatto venire ancora più dubbi di quanti non ne avessi prima.

«Ah, sapevi che lui e la modella avevano...»

«Ti dispiace evitare?» la zittisco di colpo. «Ho bisogno di silenzio per concentrarmi» dico, cercando di mostrarmi il meno scontrosa possibile.

«Okay, allora vado da Cardo».

Ecco brava, vai a spettegolare con tuo fratello.

«Grazie». Le sorrido forzatamente mentre si allontana dalla scrivania per raggiungere Riccardo.

Ci mancava solo la ragazzina in calore.

Senza Noemi la mezz'ora passa così velocemente che nemmeno me ne accordo e alle 17:30 spaccate, afferro la borsa dall'attaccapanni. Prendo dunque il cellulare per avvisare Carlotta del mio ritorno e mi accorgo di aver da poco ricevuto un messaggio proprio dalla mia migliore amica nel quale mi chiede se sono ancora alla mostra. Le rispondo che sto uscendo ora dalla Fash e lei, di rimando, mi manda una nota vocale.

«Ciao Veve, top che stai uscendo ora. Questa sera ho invitato gli altri per cena. Immagino tu sia stanchissima dopo la giornata di oggi quindi ho optato per una pizza easy e filmetto. Ci stai?».

Tengo premuto il tasto per registrare la risposta. «Ho alternative? Comunque, va bene. Tempo di tornare a casa, farmi una doccia iper-veloce e ti aiuto ad apparecchiare la tavola. Avete fatto la spesa stamattina?».

Esco dalla Fash e ricevo il messaggio di Lotti che rilancia con due emoticon del pollice in su e uno del cuore nero.

Mi reco alla fermata per attendere l'arrivo dell'autobus.

Quando arrivo all'appartamento di Carlotta, l'Echo dot sulla mensola del salotto trasmette una musica pop punk ad alto volume e sento Lotti cantare a squarciagola dalla cucina.

«Sono tornata!».

Non mi ha sentita.

«Lotti, sono a casa!» ribadisco, andando da lei.

È al bancone e sta affettando le arance per gli Spritz. Trasalisce dallo spavento non appena mi vede e io salto sul posto portandomi una mano al petto.

«Cazzo, Veve, sei tu! Ho rischiato l'infarto! Quando sei arrivata?!» esclama.

«Qualche secondo fa. Non mi hai sentita entrare perché c'è la musica a palla!» sbraito.

«Alexa, abbassa il volume!». Il software di assistente vocale esegue l'ordine impartitogli. «Com'è andata?» mi chiede poi, con un tono di voce più adeguato, infilandosi una fetta d'arancia in bocca.

«Domanda di riserva?».

«Perché? Cos'è successo?» barbuglia, masticando.

«Mi faccio una doccia al volo poi ti racconto tutto».

«Cosa!? No, sono troppo curiosa adesso!».

Ma ormai mi sono già allontanata.

«Hai solo un quarto d'ora prima che arrivino gli altri!» informa.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora