🍹Capitolo 22

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L'hotel dove Alessio dice di essere un ospite abituale si affaccia su Piazza Tricolore, in una delle zone più eleganti di Milano. Un magnifico palazzo Liberty dei primi anni del Novecento si estende davanti ai nostri occhi e io non posso fare a meno di contemplarne la bellezza. Le mura, di colore rosa pallido, farebbero gioire Amanda se solo fosse qui.
Un gentile Doorman in abito corvino ci apre la porta d'ingresso in vetro e una volta scortati all'interno, vengo inghiottita in un luogo nuovo. Il tempo e lo spazio sembrano mutati poiché gli interni dal design ricercato rievocano in chiave contemporanea aspetti fiabeschi, della lirica e del balletto dando origine a un'atmosfera magica dallo stile neoromantico.

La concierge alla reception accoglie Alessio, il quale ricambia il saluto con un sonoro "Buon pomeriggio a lei". La donna infine guarda me e mi da il benvenuto. Il suo sguardo, tuttavia, insiste sul tubino che indosso. Indubbiamente poco consono a un hotel del loro calibro.

«Buon pomeriggio» le dico, seguendo Alessio svoltare a sinistra verso gli ascensori.

Prima di scomparire dietro l'angolo però noto la presenza di un salottino che cattura il mio interesse come il miele per gli orsi. A un maestoso lampadario di cristallo è stata appesa un'altalena in legno attorniata da drappi giallo paglierino e rosa salmone che convergono al centro di una cupola in vetro. Una moltitudine di finte colombe svolazzanti ne completano l'effetto fiabesco. Oltre a tavoli e sedute, è presente persino un pianoforte a coda bianco lucido.

È tutto così meraviglioso.

Le ante dell'ascensore si aprono. Alessio e io entriamo.

«Ti piace qui? È il mio hotel milanese preferito».

«Da impazzire! È diverso da qualsiasi altro alloggio in cui sono stata».

«Allora non vedo l'ora di vedere la tua faccia fra poco».

Con le aspettative a un livello incalcolabile, giungiamo nei pressi della stanza 411.

«Benvenuta nella Suite open space Cenerentola» risponde l'uomo chiudendo la porta dietro di sé dopo avermi fatta entrare per prima.

«O MIO DIO!».

«Dovresti vederti, Venere. Per poco non ti escono gli occhi dalle orbite».

Ho le pupille impregnate di questo spettacolo. Ne osservo ogni aspetto, compreso il meno importante. Vengo colpita sulla destra da un elegante vasca da bagno a vista che precede una lampada la cui forma mi ricorda un tutù da ballerina e un moderno sofà panna dalle linee inusuali.

«Ci sono delle zucche! Veramente?» indico i due pouf posti alla destra del divanetto.

Lui ride divertito prima di appoggiare lo zaino sulla sedia e posare poi la tavolozza sopra il tavolo che si trova vicino a un enorme letto matrimoniale dall'alto materasso.

Dev'essere così soffice.

Tutt'attorno ci sono tele vuote e quadri ultimati di Alessio. Mi avvicino alla colonna portante della stanza dov'è presente anche la zona ristoro con snack e bevande di ogni genere. Il mio sguardo si sofferma su una cornice, appesa alla colonna stessa, al cui interno è stata inserita una locandina che riporta lo stemma del Teatro alla Scala.

Ne leggo ad alta voce le scritte più rilevanti. «Stagione d'opera e balletto 2005/2006. Martedì 4 aprile 2006 – ore 20, quarta rappresentazione Cenerentola. Coreografia di Rudolf Nureyev. Musica Di Sergej S. Prokofiev». Notevole. Mi giro verso Alessio che nel frattempo ha posizionato a terra il cavalletto. «Toglimi una curiosità. Come mai questa stanza? Voglio dire... l'hai scelta tu o te l'hanno proposta?».

«L'ultima volta che sono stato qui ho alloggiato nella Suite Traviata. Ampio letto a baldacchino, tendaggi preziosi e intarsi dorati. Una camera splendida, ma nel complesso poco creativa. Volevo qualcosa di raffinato ma che mi stupisse. Così mi hanno proposto questa camera e considerato che Cenerentola è la favola preferita di mia madre ho accettato senza troppo indugio». Alessio afferra una tela vergine.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora