🍹Capitolo 29

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Tu che ti perdi dentro un buco nero
Ed io che ti seguo ancora
Dammi il buio, il fuoco, il panico
Forte un pugno, voglio un livido

[Rkomi - Sopra le canzoni]


Piego all'indietro la testa e riesco a staccare le mie labbra da quelle di Alessio.

«Fermati, ora basta!» esclamo.

«Hey!».

Ci giriamo all'unisono e alla vista di Riccardo ho un tuffo al cuore.

Alessio si mette subito davanti a me, stringendomi prepotentemente la mano come un cane in difesa del suo osso preferito. «Amico mio, credevo te ne fossi andato».

«Ero quasi arrivato a casa quando mi sono accorto di aver dimenticato la giacca con dentro le chiavi così sono tornato indietro» risponde.

Ripensandoci nel terrazzino non la indossava.

«E dal vedere è un bene che io sia di nuovo qui» ammette poi, avanzando di una manciata di passi e studiando la situazione. «Venere, stai bene?» domanda, guardando il mio corpo dietro Alessio.

«Ha bevuto troppo. La stavo portando a casa» risponde l'artista, prevaricandomi.

«E lo fai mettendole la lingua in bocca contro la sua volontà?» azzanna Riccardo.

Alessio sgrana gli occhi. «Hai visto male. La stavo solo sorreggendo perché fatica a stare in piedi».

Socchiudo le labbra, ma lui stritola brutalmente la mia mano con la sua. Il dolore stronca il fiato e mi impedisce di obiettare. Il battito cardiaco al contrario aumenta e comincio ad avere seriamente paura di lui.

Riccardo, notando il tuono di terrore che mi fa tremare gli occhi, si avvicina di qualche altro passo.

«Okay, se è solo per riportarla a casa posso farlo io. Non vorrai mica abbandonare i tuoi ospiti così».

«Gentile, ma non ti devi scomodare». Prende a camminare in avanti, trascinandomi con sé.

Alessio supera il mio titolare e io sto per fare lo stesso.

Non appena entrerò nella sua Porche perderò ogni via di scampo.

Con questo pensiero che mi balza in testa deciso di arpionarmi all'avambraccio di Riccardo e di puntare saldamente i piedi a terra. Il corpo dell'artista, per effetto della mia frenata, si arresta all'istante.

«Scordati che io venga con te» affermo, irremovibile.

Per ripicca mi serra la mano con maggior cattiveria. Fa un male cane, ma stringo i denti resistendo al dolore mentre i suoi occhi rabbiosi cercano di sopprimere quella parte di me che lo ha contraddetto.

«Te lo ripeto per l'ultima volta: andiamo-a-casa». Respira smaniosamente e con un colpo secco mi strattona in avanti.

Riccardo allora si frappone in mia difesa.

«Tu non ti immischiare» gli ringhia addosso Alessio.

Mi aggrappo alla spalla di Ricky mentre la mano sinistra è tuttora in ostaggio in quella del parigino incazzato. Le dita sono intorpidite per quanto sta stringendo.

«Lasciala».

Alessio mi guarda. «Perciò gli permetti di comandare anche fuori dall'orario di lavoro?».

«Ti ha già detto che non verrà. Sei tu che la stai obbligando a seguirti».

Le mie unghie stringono maggiormente il tessuto della sua giacca e mentalmente lo supplico di portami il più lontano possibile da qui.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora