🍹Capitolo 37

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È notte fonda, sono considerevolmente sfinita eppure ho il sonno intermittente. Al termine dell'ennesima ora in dormiveglia, decido di infilarmi nel letto di Carlotta dove ritroverò la serenità mancante. Dopo cena l'ho informata del fine settimana che mi aspetta a Firenze e ho versato con lei lacrime di nostalgia dentro una ciotola di gelato al pistacchio ripensando alla nostra gioventù.

A diciassette anni sgattaiolavo quasi ogni notte fuori casa per raggiungere quella di Lotti con l'obiettivo di dormire con lei, specialmente nei momenti in cui l'irascibilità di mia madre causata dall'aggravarsi dell'alcolismo sfiorava l'esasperazione. Adoravo trascorrere le notti in compagnia della mia migliore amica. Il più delle volte ci addormentavamo non prima delle quattro spaccate. Accadeva che rincasassi all'alba, ma spesso mi veniva a svegliare Abramo Martini, il padre motociclista di Lotti.

***

Si sono fatte le sette, fra due ore il taxi passerà a prendermi, ma il lenzuolo avvolge me e Carlotta come un'onda trascinandoci nel sonno più profondo. Ho impostato la sveglia da perfetta responsabile. Ciononostante, l'ho disattivata con un gesto secco della mano al primo squillo.

«Veve, ti devi svegliare!» l'urlo della tatuatrice mi fracassa i timpani, crepando la calotta cranica. «Hai ancora la valigia da preparare».

Spalanco le palpebre all'udire di questa consapevolezza e con il lenzuolo sopra la testa scendo dal letto. Carlotta me lo strappa di dosso, esortando con la frase "Questo non ti serve, lascialo qui". Corro a lavarmi, poi in intimo esco dal bagno e chiedo a Lotti dove ha nascosto i miei pantaloni fortunati.

Possibile che non riesco mai a trovare nulla di mio in questa casa?

«Quella sottospecie di jeans sbiaditi? Li ho buttati».

Corro da lei in cucina. «Che cazzo hai fatto?!».

«Leva quello sguardo omicida da me. Stavo scherzando, li trovi in asciugatrice».

Espiro sollevata e quando li indosso, sorrido.

Esteriormente i miei Lucky Jeans non sono altro che dei pantaloni modello "mom fit" acquistati una settimana prima di iscrivermi all'università, ma internamente presentano molteplici fibre Tiche - dall'omonima dea greca personificazione della buona sorte - che corrispondono agli avvenimenti favoriti della mia vita e che con gli anni si sono intrecciati insieme al filato di cotone del denim. Con questi pantaloni addosso ho affrontato dure sfide, raggiungendo traguardi e soddisfazioni personali. Li ho indossati anche il giorno in cui mi sono spostata da Firenze a Milano come augurio di buon auspicio a me stessa. Scaramanzia? Forse un minimo, ma non credo certo di poter esercitare controllo sulla realtà. Tento solo di abbassare la sensazione di incertezza degli eventi e del loro effetto su di me.

Completo l'outfit con un top crop in chiffon bianco a maniche corte, scollo a barca e inserti elasticizzati. Me ne torno quindi in camera da letto dove ultimo la preparazione del bagaglio. Due cambi, il pigiama, la beauty-trousse e un paio di scarpe decolté con tacco a stiletto. Il minimo indispensabile per affrontare una gita fuori porta.

Arretro di qualche passo portandomi le mani sui fianchi.

«Perfetto» annuncio, guardando il borsone da palestra sopra il letto.

«Vieni a fare colazione!» urla Lotti.

Mi siedo con lei al tavolo, ma non faccio in tempo a sollevare la forchetta che la mia gamba sinistra inizia a muoversi su e giù nervosamente. Blocco il tremore appoggiandoci sopra il palmo della mano e fagocito ciò che ho nel piatto quasi senza gustarne il sapore, poi mi alzo. «Devo scappare».

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora