🍹Capitolo 32

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La luce del tardo mattino serpeggia dalle fenditure della tapparella nella camera da letto di Riccardo e mi morde il volto. Per quanto io abbia il sonno pesante, questo calore sulla pelle consegue il mio immediato risveglio.

Sollevo le palpebre e volgo lo sguardo alla mia sinistra. Accorgendomi che una t-shirt azzurra e una gonna bianca hanno preso il posto del mio titolare, emetto ciò che può essere classificato come un grugnito preistorico. Una manciata di secondi dopo mi sgranchisco i muscoli per poi posare i piedi nudi sul parquet e sollevarmi definitivamente dal letto. A seguire avverto un suono di padelle provenire dalla cucina, dunque, esco dalla stanza e mi affaccio dalla parete ad arco che sbocca in cucina. Riccardo sta armeggiando con fuochi e pentole. Solo quando si gira per gettare la confezione delle uova nei rifiuti, si accorge della mia presenza e mi regala un sorriso in grado di abbagliare le notti più nere.

«Ben svegliata».

«Buongiorno. Che ore sono?».

«Quasi le undici».

«Dici sul serio? Non dormivo così tanto dai tempi del liceo. Tu da quanto sei in piedi?».

«Dalle nove, ma ho sentito Neni fare colazione e uscire alle sette per prendere l'autobus».

«Grazie per gli abiti puliti. Spero che a tua sorella non dispiaccia».

«Nessun dispiacere. Se intanto vuoi andare a sistemarti, io finisco di preparare qui».

«D'accordo, ma vedi di non strafare».

«Devi sapere, cara Venere, che questo non è il mio primo gesso al braccio. Avevo sedici anni quando sono caduto dagli sci e piuttosto che usufruire dell'aiuto dei miei familiari ho imparato a rompere un uovo con una mano sola oltre a fare un milione di altre cose».

«Va bene, Rambo. A ogni modo fa attenzione».

Torno in camera sua, prendo gli abiti, entro nel bagno secondario e mi lavo in fretta.

Al mio ritorno, Riccardo sta lottando contro una confezione di gelato ancora sigillata.

«Fermo, fermo». Scatto in soccorso. «Dalla a me». Me la consegna. «Fortuna sapevi fare un milione di cose con una mano sola».

«Questa è casa mia. Sono io quello che fa le battute qui».

Rido e gli consegno la confezione aperta.

«Grazie. Ti piacciono i pancake?».

«Moltissimo».

«Dio ti ringrazio. Credevo di conoscere i tuoi gusti, ma quando ho iniziato a cucinare mi sono reso conto di non sapere le tue preferenze in fatto di colazione». Apre il cassetto delle posate ed estrae un cucchiaio da gelato con cui formare le palline. «Così ho preso le prime cose che ho trovato in frigo».

Osservo gli ingredienti disposti in ordine sul piano di lavoro e rubo un lampone tra quelli già lavati nella ciotola accanto al lavandino. Me lo porto in bocca. È dolce.

Gli appoggio a questo punto le mani sulle spalle. «Pancake fatti in casa, gelato alla vaniglia e lamponi. Non potevo chiedere colazione migliore». Gli dono un tenero bacio sull'angolo destro della bocca per ringraziarlo.

Riccardo accoglie positivamente questa iniziativa tant'è che porta il braccio illeso attorno alla mia vita e con forza mi solleva da terra, facendomi poi sedere sul piano in quarzo nero. Allargo appena le gambe per accorciare la distanza fra noi e gli poso le mani ai lati del collo prima di appoggiare la fronte sulla sua.

«Insieme?» mormora lui dolcemente, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

La vita è fin troppo breve per lasciarmi sfuggire Riccardo.

UNO SPRITZ CON VENEREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora